Caccia ai cervi in Abruzzo, le associazioni si appellano al Tar per fermarla

19 Settembre 2024   17:34  

Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia richiedono la sospensione della delibera regionale sulla caccia di selezione, ritenuta immotivata e basata su dati non verificati. Polemiche sulla mancanza di un confronto tecnico e sui presunti conflitti di interesse nel censimento della popolazione di cervi.

Le associazioni animaliste Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia hanno presentato ricorso al Tar dell'Aquila per chiedere la sospensione immediata della delibera della Regione Abruzzo che autorizza la caccia di selezione di 469 cervi. Nel ricorso, le associazioni denunciano la mancanza di dati certi riguardo alla popolazione di cervi e chiedono di proteggere la vita degli animali, per poi procedere a una revisione della delibera stessa.

"La convivenza tra animali selvatici e attività umane non può risolversi sempre con l'abbattimento degli animali – dichiarano le associazioni – soprattutto in situazioni in cui mancano dati scientifici precisi. Il censimento dei cervi, infatti, è stato effettuato dagli stessi cacciatori." Secondo Lav, Lndc e Wwf, la decisione della Regione sarebbe dunque basata su numeri raccolti da chi, attraverso gli Ambiti Territoriali di Caccia, beneficia economicamente dei capi abbattuti.

"È evidente – si legge nella nota delle associazioni – il conflitto d'interesse di chi, coinvolto direttamente nella caccia, determina il numero di cervi da abbattere e poi trae vantaggio dalle somme pagate per ogni capo abbattuto. Il tutto si traduce, ancora una volta, in un sacrificio di animali che fanno semplicemente ciò che per loro è naturale: mangiare per sopravvivere."

Un ulteriore punto critico evidenziato riguarda i presunti danni alle colture e alla sicurezza stradale. Secondo le associazioni, "non esistono prove certe che giustifichino queste affermazioni, poiché la relazione su cui si fonda la delibera della Regione è, quanto meno, vaga". Le fonti ufficiali non sembrano fornire dati chiari né sulla reale incidenza degli incidenti stradali causati dai cervi, né sulle effettive perdite agricole.

Ora, la decisione è nelle mani del Tar: "Attendiamo con fiducia il pronunciamento – dichiarano Lav, Lndc e Wwf – nella speranza che la Regione Abruzzo torni sui propri passi, sospendendo la delibera e aprendo finalmente un confronto tecnico. Questo approccio manca completamente al momento, mentre la tutela della fauna selvatica dovrebbe essere interesse di tutti i cittadini, e non piegarsi alle richieste di una minoranza ormai esigua come quella dei cacciatori."

Le associazioni sperano che il Tar prenda in considerazione la complessità del problema, focalizzandosi sul bisogno di dati oggettivi e sulla necessità di una convivenza più equilibrata tra attività umane e fauna locale. La delibera regionale, infatti, prevede un periodo di caccia alla fine del quale verrebbe stilato un rapporto sugli effetti di tali abbattimenti, ma secondo gli animalisti, un intervento del genere potrebbe avere ripercussioni importanti sull'ecosistema dell'area.

In un comunicato recente, il Wwf ha sottolineato come altre regioni italiane abbiano adottato strategie diverse, puntando su misure di contenimento non letali, come le recinzioni per la tutela delle colture e l'uso di dissuasori per limitare gli incidenti stradali. La situazione in Abruzzo, quindi, si pone in controtendenza rispetto a pratiche di gestione della fauna che tengono conto della biodiversità e del benessere animale.

Ora, con il ricorso depositato, la palla passa al Tar dell'Aquila. La decisione in merito potrebbe segnare un importante precedente nella gestione della fauna selvatica e nel bilanciamento tra interessi umani e tutela dell'ambiente naturale.


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