Giorno di interrogatori a Cremona per l'inchesta sul calcio scommesse che ha portato all'arresto di 16 persone, e a 44 avvisi di garanzia e che in Abruzzo avrebbe avuto una delle centrali organizzative, con dieci persone coinvolte a cominciare da Massimo Erodiani, che gli inquirenti ritengono essere una delle menti dell'organizzazione che avrebbe truccato partite per poter scommettere a colpo sicuro sui risutati pilotati.
Il rischio che lo scandalo si allarghi alla Serie A sembra essere più concreto. Stando alle ultime indiscrezioni riportate da tutti i quotidiani, sarebbero infatti cinque le squadre al centro delle partite truccate in massima divisione. Si tratta di Cagliari, Fiorentina, Genoa, Lecce e Roma.
Le partite di Serie A incluse nella vicenda sarebbero tre, almeno stando a quanto ha rivelato nella giornata di venerdì il dentista Mario Pirani, uno dei burattinai del calcio scommesse versione 2010/11. È stato questo l'elemento di novità degli ultimi interrogatori, il primo che permetterebbe all'inchiesta di estendersi seriamente.
Pirani ha raccontato di queste partite definendole come "sicure" per le scommesse dell'associazione, anche se ha sottolineato di non conoscere chi pilotò effettivamente quegli stessi match. In molti, però, credono che di questo passo verranno coinvolti anche altri club.
Intanto, il capitano dell'Atalanta Cristiano Doni uno dei maggiori protagonisti in questa vicenda, almeno secondo quanto rivelato fino a questo momento, non ci sta a passare per il capro espiatorio e in un'intervista al quotidiano La Repubblica rompe il silenzio e dichiara la propria estraneità ai fatti.
"Mi viene da pensare una cosa: che mi vogliano fare passare per il capro espiatorio di tutta la storia. E io non ci sto. Questo voglio che la gente, soprattutto i tifosi dell'Atalanta, e tutti quelli che mi conoscono, lo sappiano - esordisce -. Mi stanno infangando. Il mio nome e quello dell'Atalanta sono quelli mediaticamente più forti. Che fanno più clamore. Gli altri calciatori arrestati e indagati o sono ex o sono pesci piccoli. Con rispetto parlando, ovviamente".
Per quanto riguarda l'inchiesta in corso Doni dichiara di essere "tranquillo" e "di non avere fatto quello di cui mi si accusa". "Sono anche convinto che il lavoro dei magistrati, alla fine, proverà che non c'entro nulla con questa gente. Che peraltro io non conosco e non ho mai conosciuto. L'unico che conosco è Nicola Santoni. E basta. Gli altri mai visti nè sentiti", prosegue -.
"Non c'è una telefonata, dico una - ribadisce -, che mi riguardi direttamente. Nella quale ci sia la mia voce. Ci sono solo delle persone che fanno il mio nome... E sono dei millantatori. Io non ho combinato nessuna partita. Dove sono le prove? Su cosa si basano le accuse? Spero che le persone che verranno interrogate nei prossimi giorni riferiscano altro. Che le versioni vengano messe a confronto. Mi pare che i giocatori dell'Ascoli abbiano già riferito che non c'è stato nessun messaggio in codice e nessun accordo nè in campo nè fuori. Oltretutto il risultato di Ascoli- Atalanta (1-1) non è stato quello che la presunta 'band' aveva prospettato", conclude.