Calderoli all'attacco

Proposta la riduzione dei premi per la nazionale

07 Giugno 2010   12:04  

E' giusto che il mondo del calcio faccia dei sacrifici economici per fronteggiare la crisi dilagante?

Potrebbe essere il titolo per un tema da esame di stato. Si può parlare di quanti miliardi girano nel malato circolo del pallone. Di come correre dietro ad una palla di cuoio sia il modo migliore per diventare miliardari. Chiunque chiedesse ai calciatori di rinunciare ad una fetta di guadagno o a qualche premio partita sarebbe nel giusto. Forse non proprio chiunque.

Il ministro della semplificazione Calderoli, dalla sua tenuta in "Padania", ha pensato bene di proporre alla nazionale di calcio, che si appresta a volare in Sud Africa, di rinunciare o ridimensionare gli eventuali premi in vista dei mondiali. Scatta l'allarme e tutti corrono ai riparo. La nazionale è in rivolta. Buffon chiede dove andrebbero a finire i soldi risparmiti in questo modo. Ulivieri invita giustamente il ministro a dare il buono esempio e rinunciare lui per primo alle sue indennità. Cannavaro descrive l'Italia come un paese ridicolo.

In realtà, sempre più spesso e da sempre più lati il nostro paese viene delineato come ridicolo. Ridicoli sono i calciatori che non rinuncierebbero ad una lira, nonostante ne abbiano già troppe. Ridicoli sono tutti coloro che parlano bene, ma poi insorgono quando vedono toccati i propri interessi. Ridicola è la nostra classe politica che vanta i privilegi più assurdi e parla ancora di moralismo. Ridicolo è chi a pochi giorni da un mondiale, lancia una sparata, che sebbene poggi su basi più che giuste, suona solo come una provocazione, fatta per ottenere consenso popolare.

Il semplificatore padano non si ferma. Parla della necessità di attacare la Cip 6. La Cip 6 è una delibera del Comitato Interministeriale Prezzi che stabilisce gli incentivi per l'energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate. Anche le raffinerie fanno parte di quella schiera di impianti che gode di questi benefici. Calderoli quindi si riferisce ai petrolieri italiani proprietari di squadre di calcio. Il ministro dice che questa delibera ha drogato il mercato. Il governo non può intervenire sugli ingaggi ma può annullare tale delibera.

Neanche il tempo di riflettere sulla eventuale giustificabilità di un tale provvedimento che subito arriva la risposta di Bonelli dei Verdi. La Cip 6 era stata abolita dal governo Prodi ed è stata riattivata da uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi. Qualcosa non quadra. Calderoli chiede a gran voce di annullare una delibera che è stata voluta dal suo governo. Di nuovo una giusta proposta sembra essere figlia solo della voglia di produrre clamore.

Potrebbe finire qui la questione, ma Calderoli ne ha proprio per tutti. Parla di petrolieri e non può fare a meno di parlare di Moratti e dell'Inter. Da più parti sono arrivate critiche sul fatto che la squadra milanese abbia vinto la Champions League senza schierare neanche un italiano. Le critiche potrebbero essere giuste, ma suonano strane quando arrivano dall'italianissimo padano. Calderoli attaccando Moratti, si dice dubbioso sul fatto che l'Inter possa realmente essere considerata una squadra italiana.

Passa poco tempo in cui riflettiamo su queste sue considerazioni, ed ecco arrivare l'interista La Russa, il quale sentitosi toccato nella propria fede calcistica, da il via ad una disputa in pieno stile da bar. "Calderoli mi piace molto di più come ministro che come commentatore sportivo, anche perché le sue conoscenza calcistiche si limitano alla vittoria della Padania su non so quale squadretta, insomma è meglio che Calderoli si occupi della Padania".

Sembra di assistere ad un comico teatrino tipicamente italiano. In molti dicono che siamo un paese ridicolo e gli eventi che giornalmente si susseguono non fanno che alimentare tale ipotesi. Come si fa a dare ancora credito a chi gioca in questo modo con le parole. I calciatori guadagnano troppo e su questo forse siamo tutti d'accordo. Sarebbe giusto che vedessero ridimesionati i propri ingaggi. Non sarebbe certo sbagliato alzare la questione della riduzione dei loro stipendi. Oggi qualcuno lo ha fatto, ma in modo sbagliato e quella che poteva essere una discussione costruttiva è stata solo l'ennesima dimostrazione della nostra nazionale leggerezza.

Matteo De Santis


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