Calice rotto di Toyo Ito presto a L'Aquila?

02 Luglio 2010   13:21  

Calice di Toyo Ito, alias Huge Wine Glass: quale sarà il futuro della sfortunata opera sbreccata e per alcuni menagra ma dell'archistar giapponese, che fa enigmatica e imbragata mostra di sè a piazza Salotto?

Poiché il sindaco Mascia medita di indire un referendum tra i cittadini, ci permettiamo di proporre la seguente opzione: trasferire e collocare l'opera nel centro storico dell'Aquila.

L'Huge Wine Glass si inserirebbe infatti perfettamente nel contesto, così puntellata e incerottata, e nessuno almeno per una decina d'anni, noterebbe qualcosa di strano nelle profonde crepe che l' attraversano.

E non solo: la costosa resina che doveva materializzare un calice, gaudente e patinato inno alla Pescara da bere dell'ex sindaco D'Alfonso, si è trasformato in un buffo, mediocre ma più abruzzese fiasco di vino.

Qualche critico particolarmente arguto potrebbe dunque intuire nell'opera un iconico ed anamorfico  riferimento al famoso bicchiere di vino Montepulciano che il vice di Bertolaso De Bernardinis consigliò di bere agli aquilani, al fine di tranquillizzarli nei giorni ballerini che hanno preceduto il sisma.

Il maestro Toyo, si dice, è ancora depresso per l'amara sorte del sua effimera e  sfigatissima creatura, costata un milione di euro. E allora potrebbe anche lui frequentare più assiduamente L'Aquila, dove troverà tanta altra gente depressa per ragioni più o meno simili alle sue, con cui organizzare riunioni di autocoscienza e sedute psicoanalitiche al fine di superare il trauma, rimarginare le crepe interiori e ritornare finalmente a volare.

L'opera poi potrebbe anche essere astutamente inserita dal presidente Berlusconi nell'elenco della lista nozze delle opere d'arte aquilane da ristrutturare, e affibbiata a qualche capo di governo particolarmente abboccone.

Liberare la bella ed integra piazza Salotto da quel triste accrocchio e farsene carico, sarebbe infine un nobile gesto da parte degli aquilani nei confronti dei cugini pescaresi, un segno di tangibile e concreta  riconoscenza per la solidarietà e vicinanza ricevuta all'indomani del sisma.

Filippo Tronca


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