Camera di Commercio, sì alla fusione con Pescara: vince la linea di Primavera

Becci: "Nessun problema per quartier generale a Chieti"

05 Novembre 2014   10:11  

Una scelta importante, per di più di questi tempi, quella presa dai vertici della Camera di Commercio di Chieti, oltretutto in grado di porre da parte le abituali contese campanilistiche tra le due città.

La Camera di Commercio teatina, dopo lunghe discussioni, ha infatti scelto di unirsi con la Camera di Commercio di Pescara, attuando nei fatti una svolta storica ai cui fini è risultata decisiva la vittoria della linea del presidente della Confindustria teatina Paolo Primavera, principale sostenitore della necessità di fusione tra i due enti, sul "fronte del no" composto da Cna e Confesercenti.

Quattro i voti favorevoli all'unione, vale a dire quelli di Armando Tomeo (storico componente camerale), Silvio Di Lorenzo (presidente uscente e rappresentante di Confindutria), Americo Di Menno Di Bucchianico (Casartigiani) e Pietro Iacobitti (Cooperative), a fronte del parere contrario espresso da Savino Saraceni (presidente Cna) e Patrizio Lapenna (Confesercenti) e dell'astensione di Mariano Nozzi, degli agricoltori Cia.

La vittoria dei sostenitori della fusione è risultata ancor più schiacciante a seguito della decisione della giunta di disporre l'immediata esecutuvità del provvedimento, che sarà ufficialmente sancito ai primi di dicembre, in concomitanza con la visita a Chieti di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria Italia.

Segnali importanti sono giunti anche dal fronte pescarese, per bocca del presidente della locale Camera di Commercio Daniele Becci, che ha affermato come dal canto proprio "non vi sarebbe alcun problema circa il collocamento del quartier generale a Chieti, né tantomeno circa l'eventuale assegnazione della presidenza a Primavera, dato che in questo momento le priorità sono altre".

"La fusione ci permetterà di toccare la quota di 95.000 iscritti totali" - ha poi sottolineato Becci - "che a sua volta ci consentirà di accedere a pieno titolo ai fondi perequativi nazionali, indispensabili per le aziende e concessi solo a chi ha almeno 80.000 iscritti".


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