Caos Stellantis Atessa: Oltre 600 Dipendenti Pronti A Dire Addio

21 Agosto 2025   16:05  

Inaspettata ondata di 600 richieste di separation nello stabilimento di Atessa evidenzia tensioni occupazionali che intrecciano incertezze economiche, ammortizzatori sociali e slancio verso mobilità elettrica.

Lo stabilimento Stellantis di Atessa ha ricevuto quasi 600 richieste di separation, un dato che supera ampiamente le 402 uscite incentivate concordate a giugno tra azienda e sindacati Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr. I lavoratori hanno tempo fino al 31 ottobre 2025 per decidere se aderire all’uscita volontaria.

Se confermato, il ricorso alle separation porterebbe il numero di addetti attivi da circa 4.800 a 4.200, con una riduzione del 12% della forza lavoro. Una contrazione che pone interrogativi sulla sostenibilità operativa, considerato che la produzione, sospeso il terzo turno, è già scesa a circa 650 veicoli al giorno rispetto alla capacità di 970 su tre turni.

L’accordo industriale prevede per i dipendenti incentivi economici variabili in base all'età: dai 33 mesi più 30 mila euro per chi ha oltre 55 anni, a 12 mesi più 20 mila euro per chi ha tra i 35 e i 39 anni. Il piano sulla separation era già parte di una più ampia strategia di riduzione dell'organico in Italia, che comprende anche uscite volontarie a Cassino, Mirafiori e altri siti produttivi.

Il coordinatore Uilm Abruzzo, Nicola Manzi, evidenzia che si tratta di “una responsabilità sociale per salvaguardare l’industria dell’auto”, sottolineando che la transizione ecologica in corso rischia di penalizzare l’occupazione in realtà chiave come quella di Atessa. La riduzione dell’organico e il ricorso ad ammortizzatori come la cassa integrazione e il contratto di solidarietà, applicati fino a dicembre, aggravano i timori sui salari e l’indotto locale.

Nonostante la crisi, il Ducato continua a svolgere un ruolo centrale nella produzione, grazie alla sua affidabilità percepita e al buon rapporto qualità-prezzo. Tuttavia, la produzione del Ducato elettrico resta quasi ferma (5-6 unità al giorno), rendendo difficile una transizione effettiva verso l’elettrico senza incentivi per il consumatore finale.


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