Capestrano, cenni storici e turistici

02 Luglio 2012   14:56  

Capestrano A Km. 42 dall’Aquila, su una diramazione a destra della strada n. 153 Navelli-Bussi, su di un colle dominante la valle del Tirino, è situato l’agglomerato di Capestrano a 500 m. s.l.m.
Il paese è dominato dal castello Piccolomini (o Mediceo), a pianta triangolare e facciata racchiusa tra due torri cilindriche, oggi restaurato e utilizzato come sede municipale, che si innesta su un’antica preesistenza risalente al sec. XIV e di cui è rimasta la torre.
All’interno è un caratteristico pozzo aquilano del ‘400.
Nel 1465 per volere del feudatario il castello non fu più solo posto di avvistamento e segnalazione, ma ebbe anche funzione residenziale.
Venne allora costruita la bellissima facciata con i suoi bastioni circolari e la cornice semicircolare. Più in basso sono ancora evidenti le mura di cinta, ormai per lo più inglobate nel tessuto urbano.
L’edilizia intorno al castello è certamente la più antica, ma il paese presenta anche un tipo di architettura gentilizia risalente ai secoli XVI-XVII.
In queste dimore è stato fatto largo uso di pietra a testimoniare come la fertile valle del Tirino abbia contribuito all’arricchimento di varie famiglie.
Degna di nota è la parrocchiale di Santa Maria della Pace con la sua ampia facciata, e il bellissimo campanile: l’interno a tre navate, classico esempio barocco, contiene la tomba di Alfonso Piccolomini duca d’Amalfi (1498).
Da vedere belle acquasantiere del ‘700, una Madonna in terracotta e un pulpito ligneo del Settecento.
Nelle vicinanze, su di un poggio, sorge il convento di S. Giovanni, costruito per volontà di S. Giovanni da Capestrano, il grande Santo che morì a Belgrado durante una crociata (1456). Annessa è la chiesa, preceduta da un portico con un affresco del 1488. La chiesa, rifatta nel ‘700, è ad un’unica navata in stile barocco con un bell’altare ligneo e una statua del Santo.
All’interno del convento si trova un piccolo museo in cui è conservata una Bibbia con autografi di San Giovanni, pergamene, arredi e paramenti sacri, oltre ad un busto argenteo del Santo, del sec. XVII.
Capestrano fu probabilmente edificato dalle genti della città di “Aufinum ”, che all’epoca della decadenza dell’impero romano e delle invasioni barbariche si ritirarono sui monti per meglio difendersi.
Tra i rinvenimenti che testimoniano lo splendore dell’antica civiltà italica nella zona è quello avvenuto in un vigneto di Capestrano nel 1934: il cosiddetto Guerriero Italico di Capestrano, statua funeraria in pietra del VI secolo a.C. oggi ammirato al museo archeologico di Chieti.
A circa Km. 4 dal centro abitato sorgeva il complesso monastico di S. Pietro ad Oratorium, fondato nel 752 dal re longobardo Desiderio, di cui oggi resta soltanto la belIissima chiesa.
Questa si presenta con la struttura romanica a tre navate, con tre absidi semicircolari, con pilastri a sezione rettangolare.
Nella facciata è il bel portale romanico fiancheggiato da due bassorilievi (David a sinistra e S. Vincenzo a destra).
La figura di S. Vincenzo ricorda la dipendenza dal monastero omonimo di S. Vincenzo al Volturno.
All’interno l’abside centrale conserva affreschi bizantini della seconda metà del ‘200, rappresentanti Cristo redentore tra gli evangelisti e i vecchi dell ’apocalisse; il ciborio (sec. XIII) ha le quattro colonne con capitelli di originale fattura su cui poggiano architravi ornate.
Nella costruzione della chiesa sono state adoperate lapidi iscritte romane e frammenti ornamentali della chiesa precedente. A sinistra, in un concio, murato rovesciato, la nota composizione enigmatica di parole: ”sator arepo tenet opera rotas”. Una possibile interpretazione di questa formula può essere avanzata considerando la frase un crittogramma a struttura speculare; anagrammando il testo si ottiene infatti una crocegreca formata in senso orizzontale e verticale delle parole “pater noster” con due a due agli estremi delle braccia della croce, rappresentanti le apocalittiche alfa e omega.


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