Caporalato e lavoro nero in Abruzzo, i dati dell'emergenza ignorata

20 Aprile 2011   07:57  

''Non siamo ai livelli della Puglia e della Campania però il fenomeno del caporalato è in crescita notevole. Agricoltura ed edilizia sono i settori maggiormente esposti alle infiltrazioni malavitose, dove l'intermediazione per la ricerca della manodopera è molto permissiva. E tutto a beneficio delle aziende che a questi mediatori si rivolgono per abbattere i costi''.

Lo afferma Luigi Fiammata, segretario della Fli-Cgil, nel presentare i primi dati relativi al fenomeno del caporalato in Abruzzo. Un fenomeno sottovalutato e poco visibile, il volto più feroce del lavoro nero, che nel settore agricolo si colloca attorno all'11,9 per cento, poco sotto la media nazionale (12,2%), nel settore dell'edilizia è del 18%.

Benché siano diminuiti i controlli sul territorio abruzzese rispetto al 2008 i casi di lavoratori irregolari sono aumentati. Nell'agricoltura, ad esempio, tre anni fa furono ispezionate 342 imprese scovando 200 posizioni irregolari; l'anno scorso le ispezioni sono calate a 186, mentre le irregolarità sono salite a 339. Nell'edilizia, nel 2008 furono controllate 2172 aziende con 432 lavoratori irregolari; nel 2010 dalle 1805 ispezioni sono emersi 875 casi fuori legge.

Le persone coinvolte nel caporalato, in Italia sono circa 400 mila e l'Abruzzo non è un isola felice, anzi. Caporalato per chi ci disgraziatamente ci cade, significa lavoro illegale spesso in condizioni disumane e sottoposto al controllo dei cosiddetti caporali, controllori implacabili che spremono al massimo una forza lavoro sottopagata e senza nessuna tutela.

Il primato spetta alla provincia dell'Aquila e alla Marsica, sia riguardo al settore edile sia a quello agricolo.
La compravendita di braccia per conto di intermediari senza scrupoli, spesso connazionali degli sfruttati stranieri, non è però facile da scoprire in quanto i datori di lavoro, con la complicità degli intermediari, riescono a muoversi ai limiti della legge senza violarla.

E a proposito di caporalato, a seguire quanto scrive L'Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno, Calabria, che fi tatro di una rivolta dei braccianti in nero:

''Coldiretti e Cia dicono che 9 famiglie italiane su 10 scelgono prodotti made in Italy per i pranzi e le cene delle feste, quello che non dicono però è che dietro quei prodotti c'è anche il lavoro nero di migliaia di lavoratori stranieri, che dietro i Dop, i Doc, gli Igp e i prodotti tradizionali troppo spesso ci sono il caporalato e lo sfruttamento. Quello che non ci dicono è che il made in Italy ha una macchia. Il sangue di chi fatica sui campi per un salario di 25 euro al giorno.

Oggi a Rosarno, come in tutta Italia, nulla è cambiato. La grande distribuzione continua a strangolare l'agricoltura contadina controllando i prezzi. I lavoratori immigrati per l'assenza di strutture di accoglienza sono costretti a condizioni di vita sub-umane.

E in un Paese come il nostro, che verso il 9 per cento di disoccupazione e dove il permesso di soggiorno è vincolato al contratto di lavoro, la clandestinità diventa una condizione imposta per alimentare il mercato delle braccia a basso costo». È arrivato il momento di rompere questa catena e invertire la rotta. Le associazioni reclamano dignità e diritti, non solo per i lavoratori vittime dello sfruttamento, ma anche per tutti i cittadini che si ritrovano nel piatto i "frutti" del lavoro nero.''

Stopcaporalato: le proposte della Cgil

Rendere il caporalato un reato penale. E' questa una delle richieste fatte ieri da sindacati dei settori edili e agricoli durante la promozione della campagna "Stopcaporalato", all'interno della quale è stata avanzata una proposta di legge contro l'azione dei caporali e dello sfruttamento dei lavoratori.

La proposta di legge punta a promuove l'integrazione dei lavoratori stranieri e dei lavoratori di lunga disoccupazione o svantaggiati in genere; cercando in primo luogo di reprimere ogni fenomeno di intermediazione illecita di manodopera basato sullo sfruttamento delle persone svantaggiate in cerca di un'occupazione nel settore.

In Italia, stima la Flai Cgil sono 400mila i lavoratori del settore agricolo, che vivono sotto caporale e 60mila sono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità.

L'incidenza del lavoro nero, sempre secondo i dati Flai Cgil, è del 90% nelle regioni del Mezzogiorno, del 50% nelle regioni del Centro e del 30% nelle regioni del Nord.

Lo Stato, le Regioni, gli enti territoriali, gli uffici territoriali del governo e ogni altra autorità competente sono chiamate a stipulare protocolli di intesa con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali comparativamente più rappresentative al fine di promuovere l'integrazione, nonché creare le condizioni per lo svolgimento del lavoro in piena regolarità, legalità, sicurezza e dignità.

Ampio consenso all'iniziativa dei sindacati è stato manifestato da diverse associazione di settore tra cui la Cia (Consorzio italiano agricoltori). Pareri favorevoli sono stati raccolti anche da magistratura e politica: "Questa legge - ha spiegato Guido Calvi, del Consiglio superiore della magistratura- deve essere approvata perchè occorre offrire alla Magistratura lo strumento per colpire il caporalato. Dobbiamo vergognarci per l'assenza di questa norma fino a questo momento"


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