Carsoli. Ditta locale rinchiude e sfrutta 16 indiani

Il racconto dei malcapitati

03 Dicembre 2008   18:05  
Erano arrivati in Italia con la speranza di guadagnare. Invece hanno trovato la schiavitù. 10 ore di lavoro al giorno per poco più di 100 euro al mese. Segregati nel dormitorio improvvisato nella stessa fabbrica per cui sgobbavano, e sorvegliati a vista nelle brevi e rare uscite concesse loro da un guardiano della stessa nazionalità, non ce l'hanno fatta più: hanno chiamato la polizia. Si tratta di 16 operai indiani giunti a Carsoli nel 2007 al solo scopo di lavorare, e che invece sembra abbiano trovato l'inferno dello sfruttamento e dell'intimidazione, in un’ Italia che molto probabilmente avevano immaginato diversa.

Sulla base della testimonianza fornita al gip Alberto Amodio, i malcapitati(attualmente ospitati in una cooperativa di Teramo) sarebbero arrivati in Italia verso la fine dello scorso anno, per mezzo di una certa agenzia indiana che avrebbe chiesto loro dai 3 ai 5 mila euro per il "servizio" reso. Atterrati a Fiumicino infatti, la stessa misteriosa società li avrebbe "recapitati" alla ditta di Carsoli indagata, dando inizio ad un incubo fatto di minacce, segregazione e miseria, finito soltanto una manciata di ore fa, grazie al tempestivo intervento della Guardia di finanza di Avezzano e della questura dell’Aquila.

Dalle prime ricostruzioni (effettuate tramite l'ausilio di un interprete), sembra che agli sfortunati operai fossero state concesse soltanto due stanze, improvvisate a dormitorio all'interno della stessa sede lavorativa, e un solo bagno da dividersi in 16, senza possibilità alcuna di comunicare con il mondo esterno: le uniche chiamate consentite quelle dal telefono fisso dell' azienda.

Dopo mesi di sfruttamento il miraggio del contratto promesso, quello che doveva stabilire lo stipendio di 1000 euro mensili per il quale avevano attraversato il mondo. Un compenso che stando a quanto riferito dalle vittime non è mai stato rispettato: dai 70 ai 150 euro al mese l'importo medio intascato dai componenti del gruppo "importato" per aumentare la produzione. Se si aggiunge il debito contratto da alcuni di loro con la società intermediaria, è facile comprendere quanto la situazione fosse divenuta mortificante e disumana. Passa un anno prima che un operaio scelga di ribellarsi e di parlare con le forze dell'ordine, le indagini invece, scattano immediatamente. Gravi le ipotesi d'accusa rivolte alle sei persone indagate: falso, estorsione, violenza privata e violazione della legge sull’ immigrazione. Prevista per i prossimi giorni la decisione del pm di accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati.



GDC


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