Casa dello studente: l'urlo inascoltato di Carmela

16 Aprile 2009   11:22  

VIDEO - Subito dopo il terremoto urlò a gran voce la sua voglia di giustizia e oggi si annuncia infatti come una testimone chiave dell'inchiesta per disastro colposo. Carmela Tomassetti, 23 anni, fuggì dalla casa dello studente una settimana prima della scossa devastante. È pronta a ripetere che quel palazzo era inagibile e che nessuno ha voluto ascoltare l'allarme che aveva lanciato. «La casa dello studente doveva essere chiusa. Lo ripeterò davanti ai magistrati che so per certo mi ascolteranno. Voglio giustizia per tutti gli amici che sono morti sotto le macerie. Ho chiesto un sopralluogo il 30 marzo e mi hanno detto che era tutto a posto. Chi ha sbagliato deve pagare».

Quel giorno, per protesta aveva dormito all'aperto. Ora Carmela vive nella sua casa di Celano. «Il terremoto mi perseguita - spiega - ora anche la mia casa di Celano è stata dichiarata inagibile per via di una chiesa vicina pericolante, quindi abbiamo dovuto traslocare in una stanza che si trova in un convento di frati che mi dicono sia sicuro». Risponde al telefono sconsolata, dopo avere fatto il secondo trasloco in due giorni.



Ieri è tornata a L'Aquila per recuperare alcuni effetti personali nella parte non crollata della casa dello studente. «I vigili del fuoco non mi hanno fatto entrare, hanno preso loro delle cose, era troppo pericoloso. Sono molto stanca, sono svuotata da quanto accaduto. Sono molto arrabbiata, ai giudici rivelerò anche i nomi delle molte mie amiche che mi hanno assicurato che verranno a dire quanto visto».

Carmela rincara la dose: «La struttura era inagibile, dove abitavo io sta per crollare». La ragazza, alla quale mancano otto esami per la laurea in Scienze della formazione primaria, racconta: «Nel palazzo si muoveva tutto, si sentiva tutto attraverso le mura e da un piano all'altro. C'erano crepe ai muri, la scale non erano stabili e non c'era uscita di sicurezza. Nella mensa c'era una colonna portante fradicia, ma ci dicevano di stare tranquilli. Non mi sono fidata di quel materiale, non vedevo la casa sicura. Anche dopo che l'architetto della casa il 30 marzo mi ha detto che era tutto a posto».

Carmela Tomassetti ha abitato per quattro anni nella casa dello studente: la sua determinazione nel lasciare la casa il 30 marzo dopo una scossa di 4 gradi ha salvato la vita ad alcuni suoi amici che l'hanno seguita. «I posti erano 120, ne erano presenti trenta, ne sono morti otto. Sarebbero stati di più se non fosse stata domenica. Molti erano andati via per il fine settimana, altri hanno allungato la permanenza a casa per la Pasqua, altri ancora, come me, non sono tornati per la paura».

Carmela cita la nuova casa dello studente, risalente al '600, nella quale non è successo niente. «C'era una sessantina di ragazzi e solo una ragazza si è fatta un graffio, io e le mie amiche vogliamo giustizia e siamo pronte a testimoniare». L'ultimo pensiero è ai compagni che non avevano altra scelta, oltre alla casa dello studente, per studiare a L'Aquila. «Per entrare il primo anno serve il reddito, poi un numero di esami e di voti. Non siamo gente abbiente. Io mi voglio laureare, ma non so che fare».

Anche l'amica di Carmela, Roberta Barcellona, studentessa in psicologia di Rossano Calabro (Cosenza), conferma i dubbi sull'agibilità della casa dello studente dove ha abitato per due anni. Roberta non era all'Aquila, nella notte tra domenica e lunedì era tornata a casa per via dell'influenza. «Nella mia camera c'erano alcune crepe piccole ma numerose - spiega - la casa non dava una sensazione di sicurezza, i muri erano sottili e si sentiva tutto da camera a camera e da un piano all'altro. Sentivo la sveglia al mattino e il letto scricchiolare in una stanza nel piano di sotto».

 


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