Casalesi a L'Aquila: il lavoro prima di tutto

Operazione Untouchable

23 Luglio 2010   12:48  

''Lasciamo perdere quello che è successo... ma ora a livello di lavoro come funziona?''

''Dobbiamo aspettare un attimo, forse una settimana...''

La telefonata è del sette aprile 2009. Quello che era accaduto, meno importante di altro, era il terremoto. Nelle stesse ore a L'Aquila si stava ancora scavando sotto le macerie, si estraevano i corpi senza vita e chi per miracolo ce l'aveva fatta, ci si cominciava rendere conto della portata della catastrofe.

A parlare al telefono quel sette aprile erano Michele Gallo, imprenditore campano presunto affiliato al clan dei casalesi. E Antonio Cerasoli ex presidente della Confcooperative dell'Aquila, per cui non ricopre nessun incarico a seguito del commissariamento, punto di riferimento da anni delle cooperative bianche, e oggi per la Procura distrettuale antimafia di Napoli presunto ''punto di riferimento all'Aquila per gli amici dei Casalesi al fine di ottenere appalti nelle aree colpite dal sisma, nella sua qualità - si legge nell'ordinanza - di soggetto ben inserito nel tessuto economico aquilano''

Michele Gallo è stato arrestato insieme ad altri cinque imprenditori campani considerati vicini al boss dei casalesi Francesco Bidognetti, nell'ambito dell'operazione ''Untouchable'' condotta dalla procura di Napoli e dalla Guardia di Finanza di Roma.

L'operazione ha portato anche al sequestro di beni per 100 milioni. Antonio Cerasoli è invece uno dei 52 destinatari di avviso di garanzia, insieme ad un altro imprenditore abruzzese, Maurizio Giallonardo, di Lanciano, accusato di avere fatto da prestanome a diversi affiliati al clan dei casalesi.

L'operazione ha gettato una sinistra luce sui tentativi di infiltrazione mafiosa negli negli appalti della ricostruzione.
Presunto Cavallo di Troia la società la Gam costruzioni, costituita nel settembre 2009 da Giuseppe Pagano, cognato di Michele Gallo anche lui arrestato e Agostino Mastroianni, considerato un prestanome di Gallo. Aspetto singolare: la società ha sede a L'Aquila nel quartiere Parco del Sole, fuori porta Napoli, in una palazzina inagibile.

E poi, secondi gli inquirenti sarebbe centrale nel tentativo di infiltrazione, il rapporto tra Gallo e Cerasoli, come dimostrerebbero oltre alle intercettazioni telefoniche, ''ingiustificati trasferimenti patrimoniali - si legge nell'ordinanza - a favore della moglie - non indagata - del Cerasoli.

Ma nell'ordinanza si legge pure che i due imprenditori abruzzesi Antonio Cerasoli e Maurizio Giallonardo, ''sono rimasti estranei ai vincoli operativi stretti da Gallo e Pagano. Non è possibile affermare che gli stessi abbiano mai avuto piena e concreta conoscenza'' di chi fossero veramente gli imprenditori con cui avevano a che fare. Ed è per questo che il gip ha respinto la richiesta di arresto fatta dai pm napoletani Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera.

''Le precedenti indagini -commenta il pm Afredo Rossini - confermano quanto si sta palesando'' E rivela che su delega della procura di Napoli, anche gli investigatori aquilani si stano in queste ore muovendo al fine di smascherare ulteriori connivenze mafiose nel tessuto imprenditoriale aquilano.

 


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