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A differenza di quello che avviene in certe arene e/o pollai televisivi, sul web è possibile discutere in modo pacato e costruttivo, anche se non si è d'accordo su nulla e si parte da convinzioni politiche e religiose molto distanti.
Agnese considera un omicidio far cessare l'esistenza di Eluana, perché la scienza non è riuscita a stabilire che il suo stato sia irreversibile. E' poi notoriamente una convinta anti-abortista. Giovanna ha una posizione molto più laica, e ritiene che sarebbe molto più umano interrompere l'alimentazione artificiale ad una persona in stato vegetativo permanente e irrecuperabile. Ritiene l'aborto un diritto.
Oggi pubblichiamo l'intervento di  Agnese Pellegrini, domani sarà la volta di Giovanna Di Carlo
"Cara Giovanna, innanzi tutto grazie per la tua risposta: per quanto siano 
lontane le nostre idee, il dialogo è il primo passo per incontrarsi. Sono d’
accordo su molte cose che scrivi e soprattutto sul modo rispettoso con cui 
approcci questi argomenti difficili, penosi. Il mio intendimento è precisamente 
quello di risvegliare l’attenzione della politica e della società abruzzese su 
temi che, proprio perché dolorosi, si preferisce ignorare, demandando all’
emergenza – e  a una sentenza – la soluzione. Il caso Eluana è in tal senso 
paradigmatico della superficialità con cui la società italiana si confronta con 
i temi della vita e della morte. Le stesse affermazioni che fai, pacate, 
rispettose, sensibili, riflettono la disinformazione su questo caso: scrivi che 
la vita di Eluana sceglie di congedarsi da un veicolo corporeo logoro, 
attaccato a questa realtà per mezzo di una macchina. In realtà, ed è una realtà 
che è riconosciuta dalle stesse sentenze dei giudici, Eluana non è malata, non 
è in pericolo di vita: è in stato vegetativo persistente, nota bene 
“persistente” e non “permanente” perché la scienza non è riuscita a stabilire 
che il suo stato sia irreversibile. Nel suo caso non c’è alcun accanimento 
terapeutico: semplicemente viene idratata e nutrita attraverso un sondino come 
avviene per molte persone in condizioni di disabilità analoghe alle sue, anche 
meno gravi. I media sono spesso più superficiali dei giudici: nessuna macchina 
la tiene in vita, perché Eluana respira da sola, il suo cuore batte come il 
nostro, le sue funzioni biologiche sono monitorate ma non forzate. Ha 
sensazioni e sentimenti? Non lo sappiamo. E’ vita la sua? Non abbiamo il 
diritto di deciderlo. Il giudizio, che definisci giustamente anticristiano, è 
quello di un giudice che, ignorando il diritto, autorizza che una persona 
incapace muoia di fame e di sete. Una persona incapace è titolare di diritti 
riconosciuti dal nostro ordinamento che sono stati ignorati dai giudici del 
caso Eluana in nome di una presunta libertà della ragazza: presunta perché, a 
parer mio, nessuno ha il diritto di scegliere la morte e di essere aiutato a 
perseguirla, tant’è vero che il suicidio assistito è punito dal codice penale; 
presunta perché ricostruita sulla base di testimonianze parziali e antiche; 
presunta perché espressa in un’età giovanile… quanti di noi, all’età che aveva 
Eluana quando avvenne l’incidente, non hanno mai detto “io preferirei morire”? 
Basta questo a pronunciare una sentenza di condanna? II rispetto verso la 
libertà altrui è anche difendere chi non può difendersi e il compito del 
diritto, che è precisamente questo, deve essere applicato con rigore e senza 
assecondare emozioni o, peggio, ideologie. Sono d’accordo che si debba 
conoscere prima di legiferare e anche prima di giudicare: si leggano le 
migliaia di pagine di trattati scientifici che attestano l’impossibilità di 
considerare irreversibile la condizione di Eluana; si studino le sensazioni e 
le reazioni delle persone in stato vegetativo, prima di considerarle persone 
già morte. E la politica, anche quella abruzzese tanto sensibile ai temi della 
sanità, faccia la fatica  i studiare questi problemi, prima di farsi cogliere 
impreparata da un altro caso Englaro. In questo senso esprimo la mia amarezza, 
cara Giovanna: noi che non la pensiamo allo stesso modo dialoghiamo e non ci 
chiudiamo la porta in faccia. I politici invece si voltano dall’altra parte. 
Tanto, se capita, c’è sempre un giudice pronto a buttar lì una sentenza…"
Domani pubblicheremo la replica di Giovanna Di Carlo
nella foto Eluana Englaro