Caso Eluana: continua il dibattito sul nostro sito

Oggi l'intervento di Agnese Pellegrini

25 Novembre 2008   13:58  

A differenza di quello che avviene in certe arene e/o pollai televisivi, sul web è possibile discutere in modo pacato e costruttivo, anche se non si è d'accordo su nulla e si parte da convinzioni politiche e religiose molto distanti.

Lo dimostra il dialogo on line che si è attivato da qualche giorno su abruzzo24ore.tv tra Agnese Pellegrini, capolista di “Aborto? No, grazie”, e la nostra brava e giovane corrispondente Giovanna Di Carlo, su una questione molto attuale e controversa: la sospensione dell'alimentazione forzata nel caso di Eluana Englaro.

Agnese considera un omicidio far cessare l'esistenza di Eluana, perché la scienza non è riuscita a stabilire che il suo stato sia irreversibile. E' poi notoriamente una convinta anti-abortista. Giovanna ha una posizione molto più laica, e ritiene che sarebbe molto più umano interrompere l'alimentazione artificiale ad una persona in stato vegetativo permanente e irrecuperabile. Ritiene l'aborto un diritto.

Oggi pubblichiamo l'intervento di Agnese Pellegrini, domani sarà la volta di Giovanna Di Carlo

"Cara Giovanna, innanzi tutto grazie per la tua risposta: per quanto siano
lontane le nostre idee, il dialogo è il primo passo per incontrarsi. Sono d’
accordo su molte cose che scrivi e soprattutto sul modo rispettoso con cui
approcci questi argomenti difficili, penosi. Il mio intendimento è precisamente
quello di risvegliare l’attenzione della politica e della società abruzzese su
temi che, proprio perché dolorosi, si preferisce ignorare, demandando all’
emergenza – e a una sentenza – la soluzione. Il caso Eluana è in tal senso
paradigmatico della superficialità con cui la società italiana si confronta con
i temi della vita e della morte. Le stesse affermazioni che fai, pacate,
rispettose, sensibili, riflettono la disinformazione su questo caso: scrivi che
la vita di Eluana sceglie di congedarsi da un veicolo corporeo logoro,
attaccato a questa realtà per mezzo di una macchina. In realtà, ed è una realtà
che è riconosciuta dalle stesse sentenze dei giudici, Eluana non è malata, non
è in pericolo di vita: è in stato vegetativo persistente, nota bene
“persistente” e non “permanente” perché la scienza non è riuscita a stabilire
che il suo stato sia irreversibile. Nel suo caso non c’è alcun accanimento
terapeutico: semplicemente viene idratata e nutrita attraverso un sondino come
avviene per molte persone in condizioni di disabilità analoghe alle sue, anche
meno gravi. I media sono spesso più superficiali dei giudici: nessuna macchina
la tiene in vita, perché Eluana respira da sola, il suo cuore batte come il
nostro, le sue funzioni biologiche sono monitorate ma non forzate. Ha
sensazioni e sentimenti? Non lo sappiamo. E’ vita la sua? Non abbiamo il
diritto di deciderlo. Il giudizio, che definisci giustamente anticristiano, è
quello di un giudice che, ignorando il diritto, autorizza che una persona
incapace muoia di fame e di sete. Una persona incapace è titolare di diritti
riconosciuti dal nostro ordinamento che sono stati ignorati dai giudici del
caso Eluana in nome di una presunta libertà della ragazza: presunta perché, a
parer mio, nessuno ha il diritto di scegliere la morte e di essere aiutato a
perseguirla, tant’è vero che il suicidio assistito è punito dal codice penale;
presunta perché ricostruita sulla base di testimonianze parziali e antiche;
presunta perché espressa in un’età giovanile… quanti di noi, all’età che aveva
Eluana quando avvenne l’incidente, non hanno mai detto “io preferirei morire”?
Basta questo a pronunciare una sentenza di condanna? II rispetto verso la
libertà altrui è anche difendere chi non può difendersi e il compito del
diritto, che è precisamente questo, deve essere applicato con rigore e senza
assecondare emozioni o, peggio, ideologie. Sono d’accordo che si debba
conoscere prima di legiferare e anche prima di giudicare: si leggano le
migliaia di pagine di trattati scientifici che attestano l’impossibilità di
considerare irreversibile la condizione di Eluana; si studino le sensazioni e
le reazioni delle persone in stato vegetativo, prima di considerarle persone
già morte. E la politica, anche quella abruzzese tanto sensibile ai temi della
sanità, faccia la fatica i studiare questi problemi, prima di farsi cogliere
impreparata da un altro caso Englaro. In questo senso esprimo la mia amarezza,
cara Giovanna: noi che non la pensiamo allo stesso modo dialoghiamo e non ci
chiudiamo la porta in faccia. I politici invece si voltano dall’altra parte.
Tanto, se capita, c’è sempre un giudice pronto a buttar lì una sentenza…"


Domani pubblicheremo la replica di Giovanna Di Carlo

nella foto Eluana Englaro


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