Castel di Sangro, cenni storici e turistici

03 Luglio 2012   12:29  

 Castel di Sangro, a 810 m. s.l.m., sovrastata dai ruderi dell’antico castello, si diffonde nel piano dal pendio montano all’estremità settentrionale della conca attraversata dal Sangro.
Il luogo abitato già nell’età della pietra, come testimoniano i ritrovamenti di utensili e monili vari, è circondato da mura ciclopiche, a dimostrazione del fatto che fu sede dei Pelasgi, e in seguito degli Oschi, come dimostrano due scritte osche ritrovate all’interno dell’abitato.
Successivamente fu centro dei Caraceni, in seguito sottomessi dai Romani, che eressero il borgo a “municipium”.
Notizie precise si hanno a partire dal secolo IX, quando i conti dei Marsi, divenuti poi conti di Sangro, costruirono una roccaforte con torre e castello, probabilmente su un preesistente sistema fortificato sannita o romano da cui il nome (castrum Caracinorum-castrum Sari) e attorno a cui si sviluppò l’abitato medioevale.
Nel 1236 Castel di Sangro fu distrutta da un pauroso incendio, nel 1456 fu rasa al suolo da un terremoto catastrofico. Fu ricostruita nella parte pianeggiante, ma perse il carattere di fortezza, risorgendo a nuova vita in quanto nodo di traffici commerciali.
Nel 1450 la signoria dei Sangro passa ai d’Aquino e conosce un lungo periodo di contesa tra i vari nobili del posto. Nel 1656 il paese è di nuovo spopolato dalla peste, ma risorge nuovamente grazie all ’operosità dei cittadini che si adoperano nell’industria della lana e del ferro battuto. Conosce poi un crescente rigoglio, tanto che nel 1774 Carlo III di Borbone eleva a città Castel di Sangro. Lo sviluppo economico crebbe negli anni e fu allora costruita la parte nuova detta “borgo nuovo”, attuale via XX Settembre.
Nel 1943 in seguito agli eventi bellici fu distrutta nuovamente, ma vennero risparmiati i quartieri medioevali di via del Leone e via de Preta.
Nell’ultimo quarantennio la cittadina è rifiorita sotto tutti gli aspetti, un’ importante località di soggiorno estivo ed invernale e importante centro commerciale, attivissimo anche in campo artistico con mostre e rassegne.
La città ha dato i natali a Teofilo Patini, valente pittore della fine del secolo scorso. Attualmente Castel di Sangro è un movimentato centro turistico oltre che sportivo: nell’ultimo decennio vi sono state realizzate importanti strutture per lo sport e il tempo libero. Offre l’opportunità di raggiungere agevolmente i campi da sci ottimamente attrezzati nella vicina Roccaraso e nei paesi del comprensorio.
Il centro della città è la piazza del Plebiscito, con il palazzo del Municipio, sulla cui sinistra troviamo l’ingresso della Biblioteca Civica,perno di un consorzio di biblioteche di 50 comuni denominato “sistema bibliotecario dell’alto Sangro ”, con oltre 60.000 volumi. Nella stessa piazza è la chiesa dell ’Annunziata (già S. Domenico) fondata prima del 1430, distrutta dalla guerra, e ricostruita con una semplice facciata barocca in pietra viva.
Prendendo la scalinata di fronte alla piazza, ci si addentra nella parte vecchia per poi scendere a sinistra per via Leone, così detta per la bella casa nel cui cortile è un leone in pietra. È una costruzione gentilizia, che fu dei Santobuoni, nello stile toscano del XV secolo, con i portici a piano terreno e arcate imponenti.
Nella parte alta della città, in via del Paradiso, è da visitare la chiesa Matrice di S. Maria Assunta, insignita del titolo di basilica, del secolo XVIII, con una bella facciata barocca in travertino, opera di Bernardino Ferradini.
Sorse molto probabilmente verso la seconda metà del secolo X in dimensioni assai minori; è ricordata nel 1132 per una donazione di Ruggero II, re di Sicilia. Riedificata in seguito ad un terremoto nel sec. XIII, fu visitata da Carlo Martello, da Celestino V, Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano. L’interno è a tre navate divise da 11 archi a tutto sesto, con cupola emisferica all’incrocio dei bracci. Nel braccio anteriore bellissimo è il fonte battesimale in marmo lavorato con gli evangelisti in rilievo; nel braccio trasversale a destra dell’altare possiamo ammirare numerose tele di Domenico Antonio Vaccaro (sec. XVIII); nel braccio trasversale sinistro un paliotto ligneo cinquecentesco intagliato e dipinto con scene di vita religiosa. Notevole è il pulpito in noce con dorature del sulmonese Luigi Sebastiani. Di notevole pregio gli sgabelli intagliati e dorati per il cerimoniale liturgico e il leggio ligneo, il tutto di epoca settecentesca. Inoltre vi sono numerose suppellettili, quali croce processionale, pace di bronzo dorata, gruppo bronzeo raffigurante il battesimo di Gesù. Notevole è il loggiato quattrocentesco ai due lati della facciata.
Da vedere ancora: la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, fondata dopo il 1000 con l’ingresso principale preceduto da un bel portico; la chiesa della Madonna dell’Eremita, distrutta dal terremoto del 1456 e ricostruita nel 1696, ridistrutta dalla guerra del ‘15 e ricostruita ancora, conserva ben poco della struttura iniziale. In corso di restauro è l’annesso convento che ospitò dal 1510 una comunità di frati minori; la chiesa di Santa Lucia, donata da Ruggero II nel 1132, di cui restano intatti il portale e il minuscolo campanile a vela; la parrocchiale S. Nicola di Bari, consacrata nel 1755; la chiesa dell’Orazione e Morte (piazza del Console) edificata nel 1736, ad aula unica: all’interno tele di scuola Napoletana del ‘700, e un coro in legno decorato; la chiesa dei S.S. Crispino e Crispiniano, con portale romanico; il convento del Sacro Cuore, ricostruito nel 1956, che all’interno conserva una statua del ‘700 e una scultura lignea; la chiesa della Madonna delle Grazie con portichetto a 5 archi e soffitto ligneo dipinto da “Felix Bacchinus” nel 1715: presenta un’elegante facciata in pietra sormontata da due piccoli campanili a vela; la chiesa di S. Antonio Arcangelo, chiesetta campestre in localit à Sant’Angelo; la chiesa di Santa Maria Maddalena, con un artistico rosone nella facciata e una doppia fila di arcatelle nel chiostro del ‘500.
Nella frazione Roccacinquemiglia, abitata già in epoche remote, oltre i ruderi e il campanile della quattrocentesca chiesa di San Giovanni e i resti del monastero Benedettino (XII sec.) annesso all’antica basilica di S. Maria ad Quinquemilliis, troviamo la chiesa di San Rocco del tardo Ottocento.


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