Cemento, mafia, e la white list scomparsa

di Paolo Salvatore Orrù

30 Aprile 2010   11:49  

Cosa significa infiltrazione mafiosa negli appalti del post sisma? Che rischio si corre? Perchè non è stata adottato lo strumento della lista bianca, utlie a selezionare e coinvolgere ditte pulite e che non riciclano usano soldi sporchi di sangue? Questa intervista al giornalista e scrittore Paolo Biondani, di Paolo Salvatore Orrù  fornisce indirettamente qualche risposta


“Lo scenario è spaventoso. E non solo perché è stato perpetrato un danno enorme nei confronti della collettività che si traduce in una scarsa tenuta del cemento ma – soprattutto - perché finora era sembrato impensabile che le infiltrazioni mafiose potessero aggredire l’ Italcementi, un gruppo che da decenni è presente in tutti i grandi salotti della finanza italiana”. Paolo Biondani, giornalista dell’Espresso, autore del libro denuncia – insieme a Mario Gerevini, Vittorio Malagutti - Capitalismo di rapina, la nuova razza predona dell’economia italiana - ha commentato così l’arresto di 14 tra boss e dirigenti della Calcestruzzi Spa di Bergamo. L’azienda che aveva assunto il monopolio nella fornitura di calcestruzzo in Sicilia è accusata di aver venduto alle imprese cemento impoverito e di aver ceduto alla mafia parte dei maggiori profitti realizzati frodando i clienti.

Biondani, un ex sindaco di Milano degli anni “80, il socialista Paolo Pillitteri, sostenne che “a Milano la mafia non esiste”, intendendo con Milano anche il resto della Lombardia.

“Il caso specifico dovrebbe riguardare solo la controllata siciliana. Di sicuro - comunque - ci sono moltissime altre indagini da cui risulta che la forza, la capacità, il potere economico delle organizzazioni mafiose non è più circoscritto al solo controllo del territorio originario, come fette della Sicilia, della Calabria, della Campania e in parte della Puglia: ormai da decenni ci sono inchieste, processi e anche condanne definitive che documentano una massiccia infiltrazione mafiosa anche in regioni in apparenza più sane, come la Lombardia".

Le forze dell’ordine fanno quanto possono, ma a volte sembra che il vero “latitante” sia lo Stato.

“La classe politica del Nord sembra non essersi resa conto della straordinaria pericolosità di questa situazione: l’intero ciclo del cemento e dell’edilizia sono i primi settori in cui le organizzazioni mafiose investono i capitali sporchi. Al Nord si è spesso pensato "qui arrivano i soldi della mafia ma non la mafia". Invece negli ultimi anni, in particolare in Lombardia e Piemonte, ci sono stati 25 omicidi direttamente riconducibili a guerre economiche quasi tutte legate a grandi progetti immobiliari ed edilizi".


Adesso in tanti chiedono l’intervento del Parlamento con leggi ad hoc. Cosa ne pensa?

“Spero che non ci siano soluzioni politiche: attualmente sono i discussione - sostenute dal governo o da gran parte delle forze di maggioranza – leggi che secondo i più efficienti magistrati antimafia avrebbero ripercussioni disastrose sulla lotta alla criminalità organizzata. In particolare, il pericolo più immediato è una riforma della legge sulle intercettazioni telefoniche e – sottolineo – ambientali. Una riforma che, se attuata secondo gli schemi originari, sarebbe semplicemente disastrosa: abolirebbe infatti uno strumento che è stato finora utilissimo per conoscere i segreti delle organizzazioni mafiose o anche solo per capire chi sono i mafiosi. E’ un strumento assolutamente necessario: se una organizzazione è segreta – come appunto le organizzazioni mafiose – ci deve essere per forza o qualcuno dall’interno che ti racconta chi sono o cosa fanno, quindi un pentito o - altrimenti - è necessario spiarli di nascosto con le intercettazioni. In definitiva, la cosa migliore sarebbe lasciar lavorare i magistrati e le forze di polizia senza arrivare a soluzioni politiche”.

Alle parole bisognerebbe far seguire i fatti, ma i fatti costano. E lo Stato non naviga nell’oro.


“Lo Stato deve trovare soluzioni positive. In particolare: fornire le forze di polizia e la magistratura di più mezzi, anche economici. Oppure cambiare leggi che già ci sono in senso più favorevole alla lotta contro la mafia e non alla difesa degli imputati di mafia. In particolare - per esempio - ci sono tantissimi reati che con la legge attuale finiscono in prescrizione anche se potrebbero diventare atti preparatori dell’organizzazione mafiosa. Nel senso che l’esistenza dell’organizzazione criminale è adesso un punto di arrivo che parte da una serie di reati minori. Come l’estorsione, l’usura, il traffico di manodopera clandestina. O anche – semplicemente – l’attività bancaria abusiva, i ratei finanziari in nero o semplicemente”.

Intanto, è scomparsa nel nulla l'ipotesi di creare con una legge dello Stato una "lista bianca", ovvero l'elenco dei fornitori delle imprese di costruzione ai quali le prefetture avrebbero dovuto dare il bollino di garanzia antimafia.

“C’è un problema generale di trasparenza delle proprietà dei diritti reali delle imprese e attualmente anche in Italia è consentito l’anonimato: è possibile, lecito – per esempio – acquistare il controllo di una società magari quotata in borsa e con capitali enormi schermandosi dietro società estere anonime oppure anche società fiduciarie italiane. Ma nel caso delle società estere anonime, le così dette off shore, l’anonimato resta impenetrabile, se lo Stato straniero non collabora. Questo a me sembra assurdo soprattutto in una situazione di attacco mafioso all’Italia. Qualsiasi persona onesta non ha difficoltà a mostrare come ha fatto i soldi: se io ho 10 mila euro in banca non ho nessun problema a dire come li ho fatti. Quindi non ho nessuna difficoltà a lasciare una traccia, perché i miei guadagni sono tracciabili. Se improvvisamente qualcuno ha milioni di euro e non si sa da dove vengono forse bisognerebbe cominciare a considerare questo stesso fatto un problema”.


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