Chernobyl 25 anni fa la tragedia e il mondo restò impotente

Storia e iniziative per ricordare

26 Aprile 2011   07:53  

Seppure negli ultimi giorni il Governo, per tanti motivi ha fatto un passo indietro sul nucleare proponendo "un anno sabatico" su facebook si moltiplicano le iniziative contro il nucleare e se il disastro in Giappone ci ha nuovamente allarmato sui rischi dell'atomo, l'associazione RNA (Rete Nazionale Antinuclare) continua la sua lotta per il referendum di giugno.

Sulla loro bacheca rivendicano le loro ragioni:

Il nucleare NON è un problema localistico. Non è prioritariamente un problema di costi o di "rischi" o di scelta "democratica".
Questo deve essere chiaro. E sarà fortemente discriminante.

Il Nucleare è già un disastro prima ancora che diventi un problema sotto le nostre case.

È il disastro delle Miniere, della produttività, della contaminazione nel terzo mondo (e non solo) per l'estrazione delle materie prime.

Il Nucleare "Civile" NON esiste. La produttività Nucleare è strettamente legata in modo irreversibile a scopi militari ed all'immondo mercato militare condotto in nome del fascismo delle sovranità nazionali.

RNA NON riconosce qualsiasi forma di $ovranità e di cultura legata a questo immondo concetto.

Senza questa presa di coscienza prioritaria il no al nucleare resta ambiguo e corrotto.

La RETE NAZIONALE ANTINUCLEARE non supporta e NON si occupa di proporre soluzioni energetiche settoriali, non instaura alleanze con botteghe o aziende, sebbene le alternative alla piu’ inaffidabile delle tecnologie sono evidenti da tempo. Tale compito spetta a coloro che hanno la presunzione della gestione amministrativa e vi sono già organizzazioni che operano progettualmente in tal senso.

La RETE NAZIONALE ANTINUCLEARE ha come scopo fondamentale quello di occupare lo SPAZIO VUOTO lasciato dalle organizzazioni esistenti a causa di altre priorità.

Rna NON collabora con sigle come Fare Verde, Fronte Verde, Mdap, Siamo Vivi, Casa pound, Forza Nuova ... e NON aderisce a coordinamenti o esperienze che intendono consociarsi con aree di estrema destra in nome di tante equivoche forme di "Unità".


LA MOSTRA DI STEFANO SCHIRATO A PESCARA

“Chernobyl riscoperta venticinque anni dopo la catastrofe, attraverso immagini, scatti veloci, nati dal racconto di un sopravvissuto, un anziano che, nei giorni dell’evacuazione, lasciò per ultimo la città distrutta dalla fuoriuscita di radiazioni dalla centrale nucleare per portare via, con il suo autobus, sino all’ultimo cittadino.

Un anziano che dopo venticinque anni ha accettato di tornare nella sua casa per riscoprire i dettagli di una vita abbandonata.

E’ questa una parte della mostra ‘Chernobyl 25’ che si è inaugurata all’Aurum domenica 17 aprile, e sarà presente fino al 3 maggio. Sono 40 gli scatti e le immagini, 70 - 100, che vedremo esposte sul dopo-Chernobyl a venticinque anni di distanza dalla tragedia, immagini catturate da un artista della fotografia, Stefano Schirato che grazie a quel reportage ha ottenuto un’importante collaborazione con il New York Times. 

La mostra non è semplicemente il resoconto di un fotoreporter, ma è una rappresentazione del mondo più creativo dell’arte fotografica che al tempo stesso ci consente di riflettere su una tematica di grande attualità”.

“Il progetto – ha ricordato lo stesso Stefano Schirato – è nato ben prima che accadessero gli eventi in Giappone, era un tassello di un progetto più grande iniziato a Taranto mentre mi occupavo dei problemi dell’acciaieria Ilva e dei problemi dei cittadini che abitavano accanto all’industria e si ammalavano e morivano di tumore.

Su Chernobyl volevo denunciare una problematica aberrante, ossia il traffico illegale di materiale radioattivo che veniva portato fuori dalla ‘zona rossa’ e venduto senza essere prima decontaminato.

Ho fotografato gli stalker e mentre ritraevo un bambino che aveva un handicap a causa delle radiazioni, mi sono imbattuto nella storia di suo nonno, uno degli ultimi ad andare via da Chernobyl perché in quegli anni era autista di pullman e ha avuto il compito di evacuare sino all’ultimo cittadino prima di poter lasciare la città.

Con me ha accettato di tornare a Chernobyl, di farmi da guida in una città fantasma, e ha accettato di tornare nella sua casa che non vedeva da 25 anni e attraverso le immagini ho raccontato la sua storia prima dell’esplosione, cercando di catturare attraverso la macchina fotografica le emozioni dell’uomo e dell’anziano”.

 

 

Piero Angela analizza il disastro di Cernobyl

L'annuncio del TG1

 


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