"Chiodi vuole imbavagliare l'informazione. Ma si rassegni: la stampa abruzzese è libera"

Costantini dopo le minacce di querele del governatore

06 Marzo 2012   15:55  

"Chiodi si rassegni! Il modello Teramo nasce e muore a Teramo. Anche nel sistema dell'informazione televisiva e della carta stampata, che a Teramo ruota principalmente attorno all'emittente televisiva Teleponte, che gravita nell'orbita della famiglia Tancredi, che negli ultimi tempi ha sorprendentemente incrementato i profitti derivanti da pubblicità istituzionali direttamente o indirettamente riconducibili al Presidente della Regione e che, per chiudere il cerchio, intrattiene rapporti generosi anche con rappresentanti dell'informazione locale della carta stampata e della rete". La denuncia arriva da Carlo Costantini, capogruppo Idv in Consiglio regionale, dopo che il governatore Gianni Chiodi ha annunciato querele per il caso che riguarda il suo socio di studio Carmine Tancredi.

"Chiodi si rassegni all'idea che ovunque, fuori da Teramo, i giornalisti si scelgono le notizie da soli, sulla base di quello che i cittadini hanno diritto di sapere, anche se infastidiscono il Presidente della Regione perchè lo riguardano da vicino.

Il fatto che nello studio professionale del Presidente della Regione - continua Costantini - siano ospitate le sedi legali di società cipriote che dalle indagini risultano aver partecipato attivamente alla consumazione di reati (bancarotte fraudolente plurime con decine di milioni di euro sottratti ai creditori e trasferiti in paradisi fiscali) e che il suo socio di studio e delegato da Chiodi stesso a rappresentare la Regione in alcune delle questioni finanziarie di maggiore interesse sia anche procuratore di queste società, sono questioni politiche gigantesche.

Sono vicende sulle quali non basta difendersi ripetendo in modo quasi ossessivo che la locale Procura della Repubblica avrebbe deciso di fermarsi fuori dall'uscio dello studio del Presidente della Regione, per riuscire ad attenuarne l'impatto, la rilevanza pubblica ed il conseguente diritto degli abruzzesi a sapere.

Sono vicende sulle quali il silenzio del Presidente della Regione, che ormai parla solo per minacciare querele, getta un ombra ancora più sinistra. Sono vicende sulle quali si ripete la distinzione tra chi 'tiene' la schiena dritta e chi, invece, 'tiene' famiglia.

Certo, se l'Abruzzo nascesse e finisse a Teramo, nessuno saprebbe nulla, il poco che è accaduto forse non sarebbe neppure accaduto e gli abruzzesi risulterebbero privati del diritto di sapere cosa accade nello studio professionale del Presidente della Regione tra le più tassate d'Italia. Ma Chiodi non riuscirà mai a ridurre l'informazione in Abruzzo nelle condizioni in cui ha ridotto - con le dovute lodevoli eccezioni - l'informazione a Teramo. E, quindi, si rassegni!".


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