Class action, ancora un rinvio. Consumatori: ''E' una beffa''

Consuma fatti fregare e taci

20 Febbraio 2009   15:24  

Rimandata di ulteriori 6 mesi, come previsto dal dl Milleproroghe passato alla Camera con la fiducia ieri sera, la disciplina inerente l'azione collettiva risarcitoria a tutela degli interessi dei consumatori acquisterà efficacia a partire dal primo luglio 2009. La normativa venne introdotta dal precedente Governo con la Finanziaria 2008( quindi nel 2007), e sarebbe dovuta entrare in vigore già a giugno dello scorso anno. Il nuovo stop sancito dal Milleproroghe approvato ieri ha sollevato un coro di aspre critiche e numerose denunce da parte delle associazioni consumatori nostrane, convinte che dietro tale slittamento si nasconda il tentativo del Governo di proteggere Parmalat e Cirio dal tentativo di rivalsa dei risparmiatori italiani, vittime dei crack che hanno dilaniato le due grandi società negli ultimi anni.

Ma cos' è nello specifico la class action, e come funzionerebbe nel nostro Paese? L'articolo che segue, tratto da Criticamente.it ne illustra le caratteristiche generali.

"… Immaginate che una grande azienda metta in atto un abuso. Per esempio un’azienda di telecomunicazioni, sfruttando le larghissime maglie delle leggi vigenti, attiva una serie di servizi non richiesti a migliaia di clienti.

Allo stato attuale delle cose, ogni cliente che ritiene di essere stato truffato, è costretto a procurarsi un legale, anticipare le spese e far partire un’azione giudiziaria singola nei confronti dell’azienda. Considerando che non tutti sono in grado di sostenere certe spese, probabilmente su 5.000 clienti coinvolti, solo un migliaio si prenderanno il disturbo di attivarsi. Questo vuole anche dire che partiranno mille cause civili distinte che intaseranno il foro di competenza allungando a dismisura i tempi di risoluzione della vicenda e facendo lievitare le spese per i querelanti a limiti insostenibili.

L’azienda, dal canto suo, forte di mezzi e di relazioni, incaricherà il suo dipartimento legale che centralizzerà e gestirà agevolmente tutte le istanze giudiziarie. Come risultato, dei mille iniziali, probabilmente solo la metà sarà così caparbio o motivato per andare fino in fondo. Allo stato attuale delle cose, fra cittadino e aziende esiste uno squilibrio giurisprudenziale. Non sono eguali di fronte alla legge.

Con la Class Action, invece, i cittadini possono promuovere un’azione comune contro l’abuso. In  pratica, uno o più studi legali, si possono candidare a promuovere l’azione risarcitoria per tutti i cittadini lesi. Gli studi legali provvedono a raccogliere istanze e prove e a individuare le testimonianze più significative. Redigono la documentazione e promuovono un’unica azione legale nel foro di competenza. La cosa più bella è che non ci sono spese legali da anticipare.

Quando l’abuso subito è plateale, e quando sono migliaia i consumatori coinvolti quasi sempre lo è, i legali che patrocinano la Class Action, provvedono ad anticipare le spese in proprio visto che ci sono tutti gli elementi per ottenere un congruo risarcimento al quale attingere per coprire gli investimenti effettuati. In caso di sconfitta della Class Action, il consumatore coinvolto non dovrà versare nessuna parcella, in quanto i legali che patrocinano l’azione si assumono in proprio il rischio di un fallimento...".

PROROGATA E DEPOTENZIATA. LA CLASS ACTION  IN ITALIA... O "ALL' ITALIANA"
Oltre allo slittamento dell'entrata in vigore della normativa, l'attuale Governo ne ha ridotto margini e competenze. La possibilità per i consumatori di organizzarsi e ricorrere ad un'azione collettiva risarcitoria scatterà infatti unicamente per gli illeciti avvenuti a partire dal primo luglio del 2008, mentre è stata tolta, alle associazioni dei consumatori, l'esclusiva inerente la promozione dell'azione collettiva, concedendo maggiore potere di “filtro e verifica in termini di ammissibilità” alla magistratura.

L'esecutivo depotenzia e riduce pertanto il raggio d'azione della norma introdotta dall'ultima finanziaria di Prodi. L'evidente limitazione all'utilizzo retroattivo della disciplina impedisce inoltre il ricorso collettivo dei consumatori sulle ben note vicende che hanno colpito i risparmiatori italiani, come quelle relative ai bond argentini, e ai crack della Parmalat, della Cirio e del gruppo Giacomelli.

CLASS ACTION NEGLI USA: L'INCUBO DELLE MULTINAZIONALI (DI FEDERICO RAMPINI, TRATTO DA DISINFORMAZIONE.IT)

SAN FRANCISCO - "Class action": è il terrore della grande industria americana, l'arma di distruzione di massa in mano ai consumatori (e ai loro potenti avvocati). Basta un prodotto difettoso, un danno alla salute dei clienti, e negli Stati Uniti scattano sanzioni economiche che possono mettere in ginocchio le più grandi multinazionali: dal tabacco all' automobile. In nessun altro paese la protezione del consumatore è così efficace.

Il "consumerismo" americano nacque nel 1965 quando l'avvocato Ralph Nader mise sotto accusa un modello della General Motors, la Chevrolet Corvair, in un best-seller intitolato "Unsafe at any speed" (insicura a qualsiasi velocità). La Gm che ancora si credeva intoccabile lo trascinò in tribunale per diffamazione e perse, fu condannata a pubbliche scuse e a risarcire Nader. Da quella vittoria nacquero riforme legislative - la cintura di sicurezza, i paraurti rinforzati, i test antishock obbligatori per i nuovi modelli - che dagli Stati Uniti si sono diffuse nel mondo intero.

Le vittorie dei giovani avvocati militanti riuniti attorno a Nader aprirono la strada a migliaia di emulatori, finché la "tort litigation" (le cause civili per danni) è diventata una delle più grandi industrie d'America. Ma perché negli Stati Uniti il cliente è così forte e la grande industria è sotto pressione, assediata dagli avvocati? Il segreto della forza dei consumatori sta in quattro peculiarità del sistema giudiziario americano, alcune antiche ed altre recenti: le giurie popolari, l'istituto della "class action", il sistema di retribuzione degli avvocati, i "punitive damage"La giuria popolare risale alle origini della democrazia americana quale fu studiata nell'Ottocento da Alexis de Tocqueville, e può spiegare i verdetti favorevoli alla parte debole, cioè il consumatore.  Estratti a sorte fra i cittadini, i giurati simpatizzano con i loro simili più che con le grandi multinazionali. Ma questo è vero solo in parte. Dovendo applicare la legge, le giurie possono essere influenzate dalla bravura dei legali, e gli avvocati migliori spesso lavorano per chi paga di più.
Qui interviene l'importanza della "class action", il principio che consente ad un'intera collettività di costituirsi parte civile. Se la Microsoft mette sul mercato un software difettoso,  
tutti i clienti che l'hanno comprato possono essere rappresentati come una singola parte lesa, da uno studio di avvocati. E non solo: è consentito a uno studio di avvocati "promuovere" il processo alla Microsoft, poi pubblicizzarlo fra i consumatori, in modo da reclutare via via un numero sempre più ampio di clienti.

La "class action" ha l'effetto di riequilibrare i rapporti di forza. Se un singolo consumatore fa causa a una grande azienda, rischia di essere schiacciato dall'arsenale della difesa avversaria. Ma se decine o centinaia di migliaia di consumatori fanno tutt'uno, diventano essi stessi una potenza. Questo effetto perequativo della "class action" viene a sua volta rafforzato da un'altra peculiarità americana: qui la legge consente che gli avvocati si prendano una percentuale sull'indennizzo che  riescono a ottenere per i propri clienti, se vincono la causa in tribunale o se convincono l'azienda  a patteggiare dietro pagamento. A questo punto il fior fiore dell'avvocatura americana è dalla parte dei consumatori: non solo difende una causa nobile, ma guadagna bene.

La quarta arma segreta che la giustizia americana riserva al consumatore, è l'istituto del "punitive damage" o indennità punitiva. E' previsto dalla legge che, una volta stabilità la responsabilità di un'impresa (prodotto difettoso, insicuro, nocivo alla salute), la giuria possa stabilire un risarcimento molto più alto del danno reale subito dall'acquirente. Il risarcimento ha una doppia finalità: riparare le sofferenze morali e materiali della parte lesa, ma anche scoraggiare comportamenti delittuosi o irresponsabili da parte delle aziende.

E' cioè consentito alzare l'indennità a un livello tale da farne un deterrente, che funga da esempio per l'impresa condannata e anche per le altre: "colpirne una per educarne cento". La sua applicazione più celebre si è avuta nelle cause intentate alle multinazionali del tabacco Philip Morris e Reynolds da ex-fumatori ammalati di cancro: alcuni processi si sono conclusi con indennità in miliardi di dollari, tese non solo a rimborsare ai pazienti i costi delle cure e i danni morali, ma anche a disincentivare i comportamenti dei produttori di sigarette (pubblicità ingannevole, promozione del fumo tra i minorenni, aggiunta di additivi che creano tossicodipendenza).

Una "class action" si concluse con una punizione esemplare nel 2001 contro Ford e Firestone per i pneumatici difettosi dei fuoristrada Explorer, che tendevano a sbandare ad alta velocità. La sola Firestone ha perso dieci miliardi di dollari. Anche la corporazione dei medici è sotto tiro: i pazienti fanno causa facilmente per "malpractice" (errore professionale) e i chirurghi pagano cari i loro sbagli.

Di recente gli avvocati hanno cominciato a studiare un nuovo filone promettente, le cause contro i fast-food per il dilagare dell'obesità infantile. Proprio perché i costi per l'industria americana sono altissimi, il partito repubblicano e l'Amministrazione Bush hanno più volte proposto di riformare la "tort litigation" in senso restrittivo, riducendo la possibilità dei risarcimenti punitivi. Finora non ci sono riusciti. La lobby degli avvocati - al primo posto tra i finanziatori del partito democratico - è un avversario agguerrito.” (Vignetta in alto a sinistra tratta da Moneta Album.splinder.com)






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