Cna: la crisi in Abruzzo morde più che altrove

20 Luglio 2012   17:06  

L'economia abruzzese e' in piena recessione e va peggio di quella italiana. Il confronto negativo e' anche con il Mezzogiorno: dal 2000 al 2011 l'Abruzzo ha cumulato uno spread negativo in termine di Pil di 5,2 punti percentuali rispetto al valore nazionale e di 1,9 punti percentuali nei confronti di quello del Mezzogiorno. A dirlo e' la Cna Abruzzo che oggi ha presentato, con il suo Centro studi, uno studio sull'andamento delle imprese abruzzesi nei primi sei mesi del 2012.

Quello che si e' chiuso a fine giugno, secondo i dati diffusi da Unioncamere ed elaborati da Aldo Ronci per la Cna, e' il secondo peggior risultato degli ultimi dieci anni per il complesso delle imprese, addirittura il peggiore in assoluto per l'artigianato, sceso ai minimi storici. Per le imprese "in generale", si tratta di un risultato negativo (-343 unita'), dopo le buone performance del 2010 e del 2011, frutto del crollo senza precedenti del primo trimestre (-1236), compensato solo in parte dalla crescita registrata tra aprile e giugno (+873); per quel che riguarda l'artigianato, invece, con un decremento di ben 559 imprese, il primo semestre del 2012 fa registrare il peggior risultato degli ultimi dieci anni, superando perfino il dato negativo del 2009 (-406). In percentuale, il decremento percentuale delle nuove imprese artigiane e' stato dell'1,54%, ovvero un valore doppio di quello medio italiano (-0,78%).

Sul piano territoriale, andamento eterogeneo: le province dell'Aquila e di Chieti, infatti, hanno realizzato i peggiori risultati con 221 e 172 unita' in meno, seguite da Teramo con un decremento di 10, mentre Pescara con 60 unita' in piu' e' l'unica a registrare addirittura un incremento.

Nell'artigianato, male tutte le province: piu' vistoso il decremento a Teramo e L'Aquila decrescono piu' vistosamente rispettivamente di 189 e 175 unita', Pescara e Chieti piu' lievemente di 107 e 78. Tra i settori, mentre continua a registrare perdite notevoli l'agricoltura (-498 unita'), consistenti sono pure i decrementi nei settori delle costruzioni (-153), dell'industria (-110) e del commercio (-106). Discreti, al contrario, gli incrementi nei servizi (206), nelle attivita' ricettive (163) e nel settore dell'energia (43). Nell'artigianato, variazioni negative in tutte le attivita': la piu' consistente nelle costruzioni (con 286 unita'), seguite da industria (-145), servizi (-75), riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-52). Picchi negativi, sul piano territoriale, soprattutto nelle costruzioni a Teramo (-126), all'Aquila (-83) e Pescara (-56), diminuzioni consistenti nell'industria a Chieti (-45), all' Aquila (-45), a Teramo (-35) e a Pescara (-20). Nel settore delle riparazioni delle auto e dei prodotti per la casa i decrementi non sono stati molto elevati: a Teramo -17, all'Aquila -16, a Pescara -15 e a Chieti -4. In generale, la distribuzione delle nuove imprese per attivita' economiche penalizza il Chietino nell'agricoltura (-296); il commercio (-96) all'Aquila; nelle costruzioni (-75) a Teramo. Bene solo le attivita' ricettive: con Pescara a +63; L'Aquila a +52, Teramo a +28; Chieti a +20. Infine, Il settore dei servizi segna un aumento di 94 unita' a Teramo, di 65 a Chieti e di 48 a Pescara. 


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