Cocaina dalla Colombia ad Avezzano: sgominata banda di camionisti-na

27 Novembre 2007   13:40  
Dalla Colombia ad Avezzano passando per la Spagna, lungo le rotte, gestite dalle mafie, della cocaina, trasportata in Italia in camion tra frutta, carni ed altri generi alimentari. Questa la preoccupante realtà che emerge dall´operazione antidroga "Travel shop", condotta dalla Polizia di stato e dalla direzione distrettuale antimafia di L´Aquila e che ha portato nella notte all´arresto di 15 persone, tra la Francia, l´Abruzzo il Lazio, la Campania, alla denuncia di altre 15 persone, al sequestro di 64 chili di cocaina purissima. L´organicazione dedita al spaccio, anche nella Marsica, era capeggiata da due vecchie conoscenze delle forze dell´ordine, Gardascione Eugenio, narcotrafficante napoletano, con buoni contatti in Colombia, e dal romano Bartoli Mario, alias l´animale, titolare di una ditta di autotrasporti. Ed era proprio la sua attività a fare da copertura al traffico di droga tra L´Italia e la Spagna, dove avveniva lo smistamento della droga Sudamericana.Due i sicuri appartenti abruzzesi alla banda: Antonio Silvestri, 35 anni di Civitella Roveto: è lui l´autista del camion arrestato questa notte a Marsiglia con 44 kg di cocaina a bordo. E Nicola Di Francesco, anche lui conducente di camion, 49 anni di San Benedetto dei Marsi. Ogni viaggio con carico per così dire speciale tra Italia e Spagna poteva fruttare anche 25 mila euro. La base dell´organizzazione era in u ristorante romano di proprietà di un altro esponete di spicco della banda, il romano Mastrofini Mauro. Le telefonate compromettenti avvenivano eslcusivamente nel locale. Era un ordine tassativo infatti per gli affiliati non utilizzare mai i cellulari, che il capo Mario Bartoli, definiva "Più pericolosi di una pistola". L´operazione era nata tre anni fa su indicazione della Dda che voleva verificare se sul territorio abruzzese ci fossero ramificazioni di organizzazioni della criminalita´ organizzata. E secondo il questore dell´Aquila, Filippo Piritore, alcuni indagati sono effettivamente vicini alla Camorra e alla criminalità foggiana. Filippo Tronca

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