Colpo di scena nel Processo Ciarelli. Nobile: "Colpo partì per mio strattonamento"

Sentenza attesa nel pomeriggio, accusa chiede conferma condanne

23 Gennaio 2015   11:01  

A poche ore dalla sentenza, è giunta la testimonianza richiesta dalla difesa a sostegno della tesi della non volontarietà dello sparo che, la sera del 1° maggio 2012, costò la vita a Domenico Rigante.

Episodio per cui, in primo grado, Massimo Ciarelli fu condannato a 30 anni di reclusione (coloro che lo avrebbero accompagnato, i parenti Domenico, Luigi, Antonio e Angelo, a 19 anni e 4 mesi ognuno), ma che Cosimo Nobile, capo del tifo pescarese e grande amico di Domenico, ha sempre sostenuto essere avvenuto per una tragica fatalità.

Lo ha ribadito anche nell'ultima udienza, presso una Corte d'Appello dell'Aquila letteralmente blindata, modificando tuttavia la propria versione dei fatti. "Quella sera strattonai Ciarelli poiché volevo allontanarlo da Rigante, e nel momento in cui l'ho tirato è partito il colpo", ha affermato Nobile.

La testimonianza di Nobile, che è andata ad avallare la tesi della non volontarietà, è stata rimarcata anche dal legale di Massimo Ciarelli Franco Metta: "La premeditazione di Ciarelli non esiste, e lo conferma il fatto che ha sparato un solo colpo a distanza ravvicinata in un punto non vitale, andandosene quando era ancora in vita".

Al termine della requisitoria, tuttavia, l'accusa ha qualificato come inattendibile la testimonianza di Nobile ed ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Oggi sono previste le arringhe degli avvocati degli altri imputati, oltre alla possibile replica del procuratore, dopodiché il collegio si riunirà in camera di consiglio e nel tardo pomeriggio dovrebbe essere emessa la sentenza di secondo grado.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore