Commissione Grandi Rischi: ecco gli indagati per mancato allarme

L'accusa è omicidio colposo

03 Giugno 2010   15:37  

AGGIORNAMENTO -   Gli indagati per il mancato allarme prima del terremoto del sei aprile, da parte della Procura dell'Aquila sono:

Franco Barberi (presidente vicario della commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di vulcanologia all'universita' Roma Tre),

Bernardo De Bernardinis (vie capo settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile),

Enzo Boschi (presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e ordinario di fisica terrestre presso l'universita' di Bologna),

Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti e corrdinatore del progetto CASE),

Gian Michele Calvi (direttore della fondazione 'Eucentre'),

Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l'universita' di Genova)

Mauro Dolce (direttore dell'ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di tecnica delle costruzioni presso l'universita' Federico II di Napoli).

I TERREMOTI NON SI POSSONO PREVEDERE, DUNQUE STATE TRAQUILLI A  CASA...

Sembra essere vicina alla svolta l'indagine sulla commissione Grandi Rischi, che riunita a L'Aquila il 30 marzo 2009, una settimana prima del terremoto, rassicurò la popolazione in ansia dopo mesi di scosse.

La Procura della Repubblica dell’Aquila, dopo il primo esposto inoltrato il 17 agosto 2009, ha chiuso le indagini e si appresta a inviare gli avvisi di garanzia; il reato ipotizzato a carico dei presunti responsabili è omicidio colposo.

Dovrebbero essere in tutto una decina le persone coinvolte nell'inchiesta, tutte partecipanti alla riunione della Commissione, che stilarono – o addirittura firmarono – il verbale, un documento considerato troppo rassicurante sullo sviluppo dello sciame sismico che da mesi, almeno dal dicembre 2008, interessava l'area del capoluogo.

Della commissione facevano parte esperti autorevolissimi, dal vice capo della protezione civile, Bernardo De Bernardinis, al presidente dell'Ingv Enzo Boschi, a Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico, fino a Franco Barberi, padre della Protezione civile.

In quella occasione non si escluse nulla, perchè i terremoti non sono prevedibili, ma non si diede alla popolazione nessun elemento sulla probabilità dell'arrivo di una scossa devastante. Insomma, non si misero adeguatamente in guardia i cittadini; questo, almeno secondo molti, fra i quali l'avvocato Antonio Valentini, il primo a presentare, ad agosto 2009, un esposto contro la Commissione Grandi rischi.

“Se i terremoti non sono prevedibili come si fa a ipotizzare che non accadrà nulla e a sbandierarlo alla popolazione?”: questa la tesi dell'avvocato aquilano.

Il procuratore Alfredo Rossini e il suo sostituto Fabio Picuti, ha preso in esame e fatto acquisire agli atti moltissime interviste rilasciate dopo quella riunione del 30 marzo nelle quali alcuni partecipanti, politici e tecnici, ribadirono messaggi tranquillizzanti che avrebbero indotto molti a non uscire di casa dopo le scosse precedenti a quella delle 3,32.

sotto accusa anche la superficialità delle istituzioni: la riunione dei Grandi rischi durò meno di un'ora, e la grave situazione che si prefigurava a L'Aquila fu liquidata con uno stringato e rassicurante comunicato.

Nel corso dell'istruttoria sono state ascoltate decine di persone informate sui fatti, tra cui funzionari del Dipartimento di Protezione civile e degli Enti locali che parteciparono, familiari delle vittime del sisma che hanno ribadito che le notizie rassicuranti provenienti dai mass media, li hanno indotti a non cercare sistemazioni alternative.

 

CIALENTE: '' SE MI INDAGANO SONO CORNUTO E MAZZIATO'' . DANIELA STATI:'' NON HO RICEVUTO NULLA''

 "Io in quella sera del 31 marzo ero il vaso di coccio che faceva domande, ma ricordo molto bene le parole di Enzo Boschi dell'Ingv: ma che volete, all'Aquila prima o poi un terremoto arriva...".

Così il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ricorda la riunione della Commissione grandi rischi a 6 giorni dal terremoto. "Non so nulla, ma se venissi indagato sarei proprio cornuto e mazziato...", prosegue il primo cittadino dopo la notizia della chiusura indagini sul mancato allarme. Il sindaco ricorda che la risposta data alle sue paure fu decisa "e io, dopo essermi arrabbiato per la risposta, mi preoccupai subito, anche perché in quei giorni stavo mettendo in sicurezza delle scuole che avevo chiuso per colpa delle scosse precedenti senza avere i soldi per farlo - racconta - il 2 aprile feci richiesta di 20 mln al governo e una delibera sullo stato d'emergenza".

Anche l'assessore regionale alla Protezione Civile Daniela Stati spiega "di non sapere nulla e di non aver ricevuto nulla. Quel giorno, come tutti i politici presenti, prendemmo solo atto di quello che ci fu detto dagli scienziati. Mi auguro davvero che la magistratura faccia serenamente il suo corso", chiude l'assessore.(ANSA).

 VERBALI VOLANT, MACERIE MANENT

Non c'é nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento". Sono le
parole pronunciate da Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile, nel corso della riunione che si svolse il 31 marzo 2009, pochi giorni prima del terremoto che il 6 aprile colpì L'Aquila. Lo riferisce lo stesso verbale di quell'incontro, una riunione con le massime autorità scientifiche nel settore sismico che "si é resa necessaria - spiegò il vice capo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, aprendo i lavori - per esaminare la fenomenologia sismica in atto da alcuni mesi nel territorio della Provincia Aquilana". Un verbale che torna d'attualità, dopo che la procura dell'Aquila ha chiuso le indagini nei confronti dei componenti della Grandi Rischi ipotizzando il rato di omicidio colposo.

Questa Commissione è la principale struttura scientifica di riferimento della Protezione civile e si occupa di previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, fornendo indicazioni ed esaminando i dati forniti da istituzioni e organizzazioni preposte alla vigilanza degli eventi. Alle riunioni della Commissione, prevede il decreto istitutivo, può partecipare, senza diritto di voto, il capo della Protezione civile o, su sua richiesta, il direttore degli uffici del Dipartimento interessati agli argomenti posti all'ordine del giorno.
Come risulta dal verbale della riunione del 31 marzo 2009, all'incontro, oltre a Barberi e De Bernardinis, erano presenti il presidente dell'Istituto di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi, il direttore del Centro Nazionale Terremoti Giulio Selvaggi, il direttore dell'ufficio rischio sismico della Protezione Civile Mauro Dolce, il professor Gian Michele Calvi dell'Eucentre di Pavia, il professor Claudio Eva dell'Università di Genova, l'assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, Altero Leone, responsabile della Protezione civile regionale e altre rappresentanti del Dipartimento di Protezione civile e della Regione. Dei nomi presenti sul verbale non si sa, al momento, quali figurino tra gli indagati.


Quando la Commissione fu convocata, da quasi sei mesi nel territorio dell'Aquila si susseguivano scosse sismiche, culminate il 30 marzo, cioé il giorno prima della riunione, in una scossa di magnitudo 4.0. Un aspetto, questo, sottolineato dallo stesso De Bernardinis all'incontro. Ma gli esperti non ritennero che la situazione fosse il preludio di una scossa devastante, sottolineando l'impossibilità di previsioni attendibili in questo campo. Boschi evidenziò come "i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile - disse - che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta".

Eva aggiunse che "la casistica è molto limitata", ma sottolineò anche che "essendo la zona di L'Aquila sismica, non é possibile affermare che non ci saranno terremoti". Boschi rilevò anche che "la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore".

Anche Barberi lo ribadì, affermando che "oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientificò. "L'unica difesa dai terremoti - aggiunse - consiste nel rafforzare le costruzioni e migliorare la loro capacità di resistenza".

Le conclusioni  a cui giunse la Commissione furono ribadite il 6 aprile, subito dopo il terremoto, quando Barberi, a nome della Commissione, tornò a sottolineare l'impossibilità di prevedere i terremoti. "Quello che è possibile - disse in una conferenza stampa - è indicare la pericolosità sismica di un'area". Quanto agli edifici, se a cadere sono anche quelli moderni e se si verificano "danni irragionevoli, ancora una volta si pone il problema del controllo della qualità delle costruzioni". (ANSA)

 


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