Comune che vai, fisco che trovi” Rapporto 2015 delCNA sulla tassazione della Piccola Impresa

01 Maggio 2015   08:55  

La pressione fiscale è insostenibile e rappresenta la più formidabile barriera alla crescita. Ma la riduzione non si può fare con una bacchetta magica, spending review rimaste sulla carta, privatizzazioni senza qualità, addirittura provvedimenti come lo split payment che ha trasformato le imprese in una banca della Pubblica amministrazione. Tanto più che la pressione grava molto più su artigiani e piccole imprese che sulle grandi aziende”. Lo ha affermato il direttore della CNA della Provincia dell’Aquila.

Sulle piccole imprese continua ad accanirsi un fisco fra i più voraci d’Europa.

Ma questa voracità sta cominciando, di poco e lentamente, a calare. L’ultimo rapporto sul fisco della CNA , analizza i dati di tutte le piccole imprese con un fatturato di 430 mila euro con 5 dipendenti ed un reddito finale di 50.000 euro e che dispone un laboratorio di 350 mq di superficie o un negozio di 175 mq e attrezzature nei 113 comuni di Regione .

Nel rapporto del 2015 viene fuori che il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) si profila un calo dell’1,7%, passando dal 63,9% del 2014 al 62,2%. Siamo ancora, come si vede, ben al di sopra del 59,2% raggiunto nel 2011, l’anno zero del federalismo fiscale.

Il calo del 2015 va interamente intestato all’abolizione della componente lavoro dell’Irap.

Un beneficio che poteva essere ben più corposo, se non fosse stato dimezzato dal maggior prelievo dell’Irpef e dei contributi previdenziali degli imprenditori (IVS).

Il taglio dell’Irap si è trasformato in reddito d’impresa, quindi immediatamente soggetto all’Irpef.

Torniamo alla riduzione possibile nel 2015. E’ un passo nella giusta direzione, che però aspetta conferme dalle decisioni che prenderanno i Comuni nei prossimi mesi.

Se i sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali, potrebbero attenuare fino a farlo scomparire il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap.

Riepiloghiamo: nel 2015 la media nazionale del peso fiscale complessivo sulle piccole imprese si attesterà al 62,2%, in leggerissimo miglioramento rispetto al 2014.

Se, invece, guardiamo da vicino le 113 città italiane radiografate dall’Osservatorio CNA, le sorprese non mancano.

La chiave delle forti differenze sta nella elevata variabilità dei valori catastali degli immobili di impresa, su cui vengono calcolate Imu e Tasi, e dalle forti differenze della tassazione sui rifiuti solidi urbani, la Tari.

A Reggio Calabria, la città prima nella classifica 2015 per fiscalità, il Total Tax Rate (somma delle tasse) tocca il 74,9%, che significa -1,1 rispetto al 2014 ma +12,5 per cento sul 2011.

Bologna conferma la seconda posizione con il 72,9% (-2,2% sul 2014, +8,3% sul 2011).

Terza è Napoli, con il 71,9%, quarta Roma (che l’anno scorso deteneva il poco invidiabile primato e in 12 mesi ha ridotto il peso fiscale complessivo del 2,5%) con il 71,7%. Quinta Firenze con il 70,9% .

All’opposto, i comuni meno onerosi, si fa per dire, sono Cuneo (dove il Total Tax Rate si ferma al 54,5%, addirittura -0,8% sul 2011), Gorizia (55,2%), Sondrio e Belluno (55,3%), Udine (55,7%) . L’Aquila (58,8%) è tra questi comuni che sono meno onerosi, nel 2013 era il 60,4% e nel 2014 il 60,0%.

Mentre Pescara si colloca su una pressione fiscale del (63%) nel 2014 era 64,1%, Teramo del (60,6%) nel 2014 era il 61,75 infine Chieti (61,4%) nel 2014 il 62,5%.

La Tax Free Day (giorni necessari per assolvere gli oneri fiscali) è un modo semplice e immediato per capire fin dove arriva, nell’arco dei 12 mesi, la mano del fisco sulle piccole imprese. Attenzione alle sorprese. Prima di tutto, come media nazionale, nel 2015 le piccole imprese lavoreranno per il fisco sei giorni meno che nel 2014. Fino al 14 agosto invece che al 20 agosto (sempre per effetto del taglio Irap). Ma si tratta, è bene ricordarlo, di una media.

Se l’impresa si trova a Cuneo, infatti, dal 18 luglio ha finito di lavorare per il “socio” che si chiama fisco. E, più o meno, lo stesso vale per Gorizia (19 luglio), Sondrio e Belluno (20 luglio), Udine (21 luglio)

Se, invece, l’impresa si trova nella top ten delle città con la mano pesante sul fisco, il quadro è molto diverso.

A Reggio Calabria si lavora per il fisco fino al 29 settembre, a Bologna fino al 22 settembre, a Napoli fino al 18 settembre, a Firenze fino al 15 settembre. Per le città abruzzesi, L’Aquila bisogna lavorare per il fisco fino al 2 Agosto nel 2015, (2013 fino 7 agosto e 2014 fino al 6 Agosto), mentre per Teramo fino al 8 Agosto, Chieti 11 Agosto ed infine Pescara bisogna aspettare il 17 Agosto, rispettivamente in ordine crescente: 22°AQ / 40°TE / 58°CH / 73°PE.

Alla fine la domanda più importante di tutte: nel 2015 quanto rimarrà alle imprese dopo aver pagato tasse, contributi e oneri? La risposta?

Su un reddito d’impresa di 50mila euro restano – media nazionale - 18.930 euro, 889 euro più del 2014 ma ben 1.479 euro meno del 2011.

Come al solito, però, i risultati città per città sono molto differenti. A Cuneo(1°), il Comune dove il fisco è meno esoso rimangono all’impresa 22.752 euro, al capo opposto della classifica, a Reggio Calabria(113°), le città con il fisco più oneroso, si devono accontentare di 12.553 euro (577 più del 2014 ma 6.257 meno del 2011). Seguono Bologna(112°) con 13.530 euro, Napoli(111°) con 14.041 euro, Roma(110°) con 14.154 euro e Firenze(109°) con 14.544 euro, mentre L’Aquila si piazza ad un lusinghiero, si fa per dire, (22°) e lascia nelle casse delle imprese 20.579 euro (nel 2013 era 19.811 euro), le altre città dell’Abruzzo, come Teramo (47°) e lascia nelle mani dell’impresa 19.699 euro (nel 2013 era 19.383 euro); Chieti (57°) lascia 19.293 euro (nel 2013 era 18.095 euro) ; ed infine Pescara al (73°) con 18.509 euro (nel 2013 era 18.888 euro).

 


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