Il Tar del Lazio ha confermato la sospensiva relativa alla revoca in danno della concessione delle autostrade laziali ed abruzzesi A24-A25 alla società Strada dei Parchi.
Il provvedimento era stato stabilito dal Consiglio dei ministri nella riunione del 7 luglio scorso sulla base di un provvedimento del Ministero per le Infrastrutture e per la Mobilità sostenibili (Mims) nel quale veniva elencata una serie di inadempienze.
La decisione sul merito della sentenza è prevista per il 20 settembre
Secondo quanto si è appreso, Avvocatura ed Anas sarebbero stati d'accordo a lasciare la gestione fino alla udienza di merito del 20 settembre prossimo a Sdp: a far saltare l'intesa sarebbe stato il Governo. A quel punto i giudici amministrativi hanno confermato la sospensiva alla revoca anticipata con la novità del controllo di tutte le attività di gestione affidata all'avvocato Marco Corsini, commissario straordinario nominato dal Governo per interventi urgenti per il ripristino e la messa in sicurezza delle due tratte autostradali che assume "funzioni di costante supervisione e diretta ed assidua vigilanza", con il monitoraggio affidato a MIms ed Anas. A tal fine Sdp, del gruppo industriale abruzzese Toto, ha già istituto un ufficio ad hoc che ha il compito di inviare ogni giorno numerose informazioni a Corsini e ai due enti pubblici che dovranno, a loro volta, organizzarsi con una struttura ad hoc per recepire informazioni ed effettuare i controlli. Una situazione che aggiunge una problematica ad una vicenda già molto complessa e dai grandi interessi in gioco
Il Tar del Lazio, nell'ordinanza con cui oggi ha confermato la sospensiva alla revoca anticipata della concessione delle autostrade A24 e A25 decretata dal Consiglio dei Ministri, non ha solo ricordato gli inadempimenti di Strada dei Parchi spa, ma anche le condotte dell'amministrazione statale.
In particolare la mancata approvazione del Piano economico finanziario (Pef) dal 2014 che avrebbe attivato il mega progetto di messa in sicurezza antisismica prevista nella legge di stabilità del 2012, dopo il terremoto dell'Aquila del 2009, e i mancati adeguamenti dei canoni concessori.
I giudici "rilevano non soltanto i contestati inadempimenti della concessionaria (per come posti in luce dall'Autorità ministeriale), ma anche le condotte osservate dall'Amministrazione concedente, segnatamente con riferimento alla mancata approvazione del PEF, nonché ai ripetuti mancati adeguamenti del canone concessorio".
Negli atti presentati dallo Stato - scrivono ancora i giudici nell'ordinanza - si parla di "inadempimento del Concessionario agli obblighi di manutenzione, di controllo tecnico dell'efficienza e degli altri obblighi previsti a carico del Concessionario", in ragione di un rilevato "diffuso stato di ammaloramento delle infrastrutture, oggetto di reiterate contestazioni", tale da dimostrare "la gravità e non rimediabilità dell'inadempimento".