Congiuntura economica Abruzzo: segnali di ripresa ma cala l'occupazione. Cratere resta buco nero

20 Giugno 2011   13:12  

La grande adattabilità delle imprese abruzzesi ha consentito di tenere il passo secondo il Cresa, che stamattina ha presentato i dati dell'indagine congiunturale sulle imprese manifatturiere relativa al primo trimestre 2011.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anni gli indicatori segnano un aumento della produzione, + 8,4%, e del fatturato. Dati, che comunque non sono bastati ad incrementare l'occupazione, che anzi segna una flessione dello dello 0,5%.

Ampio il divario fra la crescita del fatturato interno, + 7,6%, e di quello estero, + 13,4%, a dimostrazione, è stato detto in conferenza stampa, della mancata crescita dei consumi da parte delle famiglie italiane.
Tra le provincie, è Chieti quella con le maggiori potenzialità di ripresa. Positivi anche i dati che provengono dalla province di Teramo e Pescara; buco nero per l'economia regionale resta l'area del cratere sismico.

Nelle interviste Lorenzo Santilli (presidene Cresa) e Francesco Prosperococco (direttore Cresa).

servizio Marco Signori
riprese Diego Lepiscopo
montaggio Alessandro Di Giacomantonio

 

 

IL REPORT DEL CRESA

Il quadro congiunturale nel I trimestre 2011

L’indagine sulla congiuntura industriale manifatturiera relativa al primo trimestre 2011 è stata condotta su un campione di 395 imprese manifatturiere con almeno 10 addetti operanti in Abruzzo.

Nel periodo gennaio-marzo 2011 la produzione industriale ha registrato una crescita dell’8,4% su base annua (3,8% rispetto al IV trimestre del 2010). Anche il fatturato è aumentato in maniera significativa, in particolare quello estero. Il recupero degli ordini è consistente sul versante interno (5,9%) ma ancor più su quello estero (13%).

L’occupazione ha mostrato una modesta crescita congiunturale ma resta invariata rispetto al primo trimestre 2010. Le migliori performance sono da attribuire alle imprese di maggiori dimensioni, con un riscontro positivo anche in termini occupazionali.

Le previsioni degli imprenditori abruzzesi per i prossimi mesi sono positive (soprattutto nella chimico-farmaceutica, nella metalmeccanica e nei mezzi di trasporto).

Le piccole e medie imprese
Le piccole imprese (10-49 addetti) mostrano nel trimestre in esame segni positivi, seppure di intensità inferiore alla media regionale. La dinamica del fatturato è stata superiore a quella delle grandi imprese.
L’occupazione continua a flettersi nelle piccole a fronte di una sostanziale stabilità nelle imprese di medie dimensioni.

Le grandi imprese
La produzione delle grandi imprese (oltre 250 addetti) continua a mantenere ritmi di crescita piuttosto sostenuti. Gli ordini sembrano aver ripreso uno slancio apprezzabile da parte sia della committenza estera che di quella interna. L’occupazione ha fatto registrare una seppur debole dinamica positiva. Le aspettative degli imprenditori a sei mesi sono positive.

Il territorio

Chieti appare oggi come la provincia abruzzese con le più elevate potenzialità di ripresa: la produzione è cresciuta dell’11,4% su base annua e del 2,3% rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso. Delle altre province, solo Teramo si è tenuta al di sopra della media regionale ma il processo di recupero post-crisi si mostra relativamente più lento rispetto alla provincia chietina. Segnali sostanzialmente positivi arrivano anche da L’Aquila e Pescara, seppure con dinamiche meno toniche rispetto alle altre due province.

I settori
Alimentare, bevande e tabacco. Dopo un periodo di crescita, il settore sembra attraversare una fase di relativa difficoltà. Potrebbe trattarsi di un fenomeno temporaneo, considerando che gli ordini dall’estero hanno mostrato un andamento crescente. I saldi riferiti alle opinioni degli imprenditori sono positivi.

Tessile, abbigliamento e calzature. Il comparto appare in leggera ripresa. Tutti gli indicatori rilevanti sono volti in positivo, in particolare quelli riferiti alla componente estera i cui ordini sono aumentati di oltre il 25%. Legno e mobili. Il settore conferma una certa variabilità. La negativa tendenza avviatasi nella seconda parte del 2010, dopo un primo semestre positivo, si è estesa ai primi mesi del 2011. Produzione e fatturato sono arretrati di quasi il 2% sia su base annua che trimestrale. Il fatturato legato alle vendite estere è rimasto stabile.

Lavorazione minerali non metalliferi
. L’inizio del 2011 vede questo settore in leggera perdita dopo un 2010 positivo. Il calo dei livelli produttivi, tuttavia, è accompagnato da un aumento del fatturato e da andamenti soddisfacenti degli altri indicatori. L’occupazione, dopo un 2010 positivo, continua a svilupparsi su base annua, nonostante la leggera flessione congiunturale.

Metalmeccanica. La dinamica produttiva è stata debole, leggermente più vivace quella relativa al fatturato, soprattutto quello estero. Gli ordini interni si sono ridotti, mentre risalta la positiva dinamica congiunturale degli ordini esteri. L’occupazione ristagna e sembra non offrire margini per un ritorno alla crescita nel breve periodo.

Elettromeccanica ed elettronica.
Il primo trimestre del 2011 è stato un periodo particolarmente felice. L’espansione del fatturato estero è stata pari al 42,2% e sembrerebbe destinato ad espandersi ulteriormente considerando gli ordinativi. L’andamento dell’occupazione è risultato negativo con riferimento all’anno, ma in recupero congiunturale.

Mezzi di trasporto
. Nel settore più colpito dalla crisi finanziaria internazionale la ripresa va consolidandosi. La produzione tendenziale è aumentata del 23,9% (6% congiunturale). Anche la dinamica degli ordini mostra tendenze simili con riferimento sia al mercato interno che estero. L’occupazione, che era apparsa in calo per larga parte del 2010, ha fatto registrare un modesto incremento tendenziale.

Chimico-farmaceutica
. Ha mostrato risultati superiori alla media della regione. Il fatturato connesso ai prodotti esportati è aumentato del 18% mentre crescono a ritmi ancor più elevati gli ordinativi esteri.

Impatto e strategie di risposta delle imprese manifatturiere abruzzesi alla crisi economico- finanziaria del 2008-2009 L’approfondimento contenuto in questo numero della Congiuntura Economica si è posto come obiettivo quello di far emergere le linee principali delle strategie di risposta adottate dagli imprenditori abruzzesi per far fronte alla recessione del 2008-2009. Nel settore manifatturiero le imprese hanno reagito al forte calo della domanda per lo più perseguendo strategie di contenimento dei costi. Tale strategia si è tradotta, soprattutto, in una contrazione dei margini di profitto (57% delle imprese), mentre il 9% circa degli imprenditori indica una riduzione dei costi di produzione rispetto al 2008, in particolare le imprese di grandi dimensioni. La risposta alla crisi è passata in parte anche attraverso un aumento dei prodotti offerti, ovvero della loro gamma, e dei mercati di destinazione. In particolare, il 30% delle imprese manifatturiere dichiara di avere ampliato il numero di prodotti rispetto a quelli realizzati nel 2008; la quota si aggira intorno al 40% nei settori dei mezzi di trasporto, degli alimentari e dell’elettromeccanica e intorno al 30% nei settori della chimica, del tessile-abbigliamento e del legno. Inoltre, il 30% delle imprese intervistate dichiara di aver incrementato la varietà dei prodotti offerti; di queste, l’8,4% dichiara di averlo fatto in maniera molto consistente; è stata soprattutto la piccola e media dimensione ad aver attuato strategia di questo tipo, marginalmente presente nelle grandi. Un quarto delle imprese ha inoltre aumentato il numero dei paesi di destinazione delle proprie esportazioni rispetto al 2008. Il 10% delle imprese dichiara di aver aumentato il proprio grado di internazionalizzazione con trasferimento all’estero anche di quote significative della propria produzione. L’intensità di questo fenomeno è massima nell’elettromeccanica ed elettronica, in cui il 18% degli imprenditori dichiara un “forte” aumento della delocalizzazione, ed interessa per lo più le imprese medio-grandi. Altro aspetto interessante è che oltre il 13% degli imprenditori ha indicato un aumento delle risorse dedicate ad operazioni di marketing e pubblicità, dunque potenziando tutte quelle attività immateriali che stanno a valle del processo produttivo in senso stretto. Infine, dal lato dell’input di lavoro, poco più di un quarto delle imprese dichiara che nel 2011 i livelli occupazionali resteranno inferiori a quelli del 2010. Tale quota raggiunge il 53% nel settore della lavorazione dei minerali non metalliferi, il 36% negli alimentari.


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