A sorpresa, nella sala gremita e festosa, due ragazze si alzano e urlano "buffone" verso il protagonista dell'evento. Non ci troviamo da Maria De Filippi e il bersaglio dell'improperio non è un tronista, bensì' il ministro dell'economia Giulio Tremonti, ieri a L'Aquila per sostenere il candidato presidente del Pdl Gianni Chiodi.
Le due ragazze sono state subito allontanate dagli agenti della polizia ed identificate. La platea di militanti e sostenitori del Pdl ha reagito tutto sommato con fair play. Tra i pochi a rispondere a male parole alle due ragazze, a cui altri in sala riconoscono invece il coraggio, c'è Stefano Vittorini, che di contestazioni ai vertici della sua coalizione se ne intende.
Il ministro Tremonti, nei limiti della sua mimica facciale, ha abbozzato solo un'espressione di stizza. E tutto è finito lì.
Fuori l'Hotel Duca degli Abruzzi, c'era però un manipolo di studenti universitari, controllati a vista dagli agenti in tenuta anti-sommossa. Non erano lì infatti per fare fare cucù al ministro Tremonti, sbucando da dietro un'auto in sosta, bensì per esprimere tutto il loro dissenso nei confronti di chi viene considerato il vero ispiratore della riforma Gelmini, e di chi nel bene e nel male deve dare risposte ad una devastante crisi economica, che sempre meno autorizza al gioviale ottimismo, ai frizzi e ai lazzi scaramantici.
Per par condicio diamo spazio alle loro argomentazioni, perchè una contestazione non è solo un problema di ordine pubblico. E non riteniamo affatto che i protagonisti della contestazione siano studenti illetterati, strumentalizzati dai partiti, torvi militanti di fantomatiche cellule sovversive. Il prossimo governo regionale, nei limiti dei suoi poteri, dovrà dare una risposta anche ai loro problemi, ai loro bisogni e alla loro rabbia.
"Questa riforma - spiegano i ragazzi - è solo un taglio indiscriminato alla scuola e all'università pubblica per favorire le scuole private".
"E' una riforma - aggiungono - che non tocca i veri problemi dell'università, ovvero gli sprechi, il nepotismo esasperato, la qualità della didattica".
"In Italia - spiega Francesco - il 30% dei docenti sono imparentati tra loro, rispetto ad una media europea del 4%. I candidati presidenti, nessuno escluso, parlano di meritocrazia, ma alla fine spartiranno il potere, i soldi, e i posti di lavoro tra gli appartenenti alla loro cerchia di amici, parenti e sostenitori".
"La verità - secondo Antonia - è che noi l'università non ce la possiamo più permettere, anche se lavoriamo. In molti bar e pizzerie dell'Aquila ti pagano una miseria, anche tre euro l'ora, ovviamente in nero. Neanche in Albania ci sono questi salari. E questo per fare cosa? Per riuscire a frequentare un'università, che non ti darà nessuna prospettiva?"
"Io che ci faccio con la laurea in Lettere - incalza un ragazzo al suo fianco - in una società che non investe in cultura, in cui il lavoro intellettuale è tra i peggio pagati? Con un governo che taglia migliaia di posti di lavoro da insegnante, gli unici a cui potrei concretamente aspirare?"
Franco aggiunge: "Perchè dobbiamo essere noi a pagare la crisi? Perchè Tremonti dà tanti soldi alle banche e non fa nulla per i lavoratori precari, che non hanno nessun ammortizzatore sociale e devono sopravvivere con stipendi da fame, e sono loro i primi ad essere licenziati quando l'economia non gira, oppure semplicemente quando girano al padrone?"
Conclude Luisa: "Se siamo venuti a L'Aquila a fare l'università solo per pagare l'affitto, ovviamente costosissimo e in nero, solo per creare l'indotto economico a vantaggio di alimentari, birrerie e cartolerie, ditecelo chiaramente, che ce ne torniamo a casa, anzi facciamo le valigie ed emigriamo all'estero. Perchè questo è un paese di vecchi che odia i giovani!".
Filippo Tronca