Una tragica vicenda si è recentemente svelata nel cuore dell'Abruzzo, portando alla luce il dramma di una donna costretta a una serie di scelte estreme per ripagare un debito contratto. Ci troviamo nel Tribunale dell’Aquila, dove due individui, assistiti dall’avvocato Gian Luca Totani, sono stati giudicati colpevoli di un comportamento che ha scosso le coscienze.
Tutto ha avuto inizio da un prestito di 4 mila euro richiesto dalla donna, ignara del turbine di problemi che avrebbe scatenato. I due imputati, entrambi cittadini napoletani di 38 e 28 anni, non hanno esitato a esercitare una pressione implacabile quando la donna non è riuscita a restituire l'intero importo. Il risultato? L'occupazione forzata della sua abitazione temporanea a Paganica, con il furto di beni di valore quali televisore, lavatrice e forno a microonde.
Non contenti di ciò, hanno continuato a tormentare la donna, minacciando persino di divulgare dettagli intimi della sua vita privata. La situazione è degenerata fino al punto in cui la vittima ha subito attacchi diretti alla sua sicurezza, costretta a rifugiarsi in una casa ancora inagibile a causa del sisma.
I fatti, che si sono susseguiti tra la fine di marzo e l'inizio di aprile del 2016, hanno assunto contorni sempre più inquietanti. Per tentare di ripagare il debito, la donna si è addirittura risolta a prostituirsi, ma senza successo. Nonostante abbia raccolto solo una frazione della somma richiesta, le continue pressioni degli imputati l'hanno spinta a consegnare loro 500 euro, finendo però anche nelle mani delle forze dell'ordine.
Questa storia rivela una rete di abusi e soprusi, con la vittima costretta a compiere scelte disperate per cercare di sopravvivere a una situazione divenuta insostenibile. La sentenza, che ha condannato i due colpevoli a sei mesi di reclusione (pena sospesa), offre una parziale giustizia a una donna che ha dovuto affrontare un vero e proprio inferno personale.