Covid, il Governo presenta alle Regioni la bozza del Dpcm in vigore dal 6 marzo

26 Febbraio 2021   09:41  

Il premier Mario Draghi punta i piedi sui vaccini. Durante il vertice europeo di ieri ha affermato che le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate e ha rilevato che "occorre andare più veloce". E a questo proposito, si accelera anche in Italia sui provvedimenti: oggi verrà consegnata ai governatori la bozza del nuovo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dal 6 marzo al 6 aprile e verrà messa a punto lunedì. Draghi dovrebbe vedere di nuovo i ministri interessati e probabilmente i capi delegazione della maggioranza e poi prendere le decisioni sulle nuove misure anti-Covid da adottare.

Le possibili misure Preoccupa la variante inglese e il dato sulla diffusione del contagio, anche per i più giovani. Ecco il motivo per cui potrebbe arrivare una stretta per le scuole nelle zone rosse. Una delle ipotesi sul tavolo, secondo quanto si apprende, è quella di lasciare aperte solo gli asili. Il Dpcm in vigore prevede che le attività didattiche nelle zone rosse siano previste in presenza dalla scuola dell'infanzia al primo anno di scuola secondaria di primo grado mentre la didattica a distanza deve essere adottata dalle seconde classi di scuola secondaria di primo grado fino all'ultima classe di scuola secondaria di secondo grado (le ordinanze regionali possono prevedere misure ulteriormente restrittive). Confermato lo stop agli spostamenti tra le regioni.

 Il divieto di spostamento è valido fino al 27 marzo ma assieme al prossimo Dpcm, che disciplinerà le misure fino al 6 aprile, Pasqua compresa, potrebbe essere nuovamente prorogato con un decreto. Come sempre è consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione così come gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o situazioni di necessità. Permessa in zona gialla in ambito regionale la visita in una sola abitazione privata, una volta al giorno, fra le 5 del mattino e le 22.

Possono spostarsi due persone più i figli minori di 14 anni. Ancora lontana la possibilità di andare in palestra o in piscina. Vietati gli sport di contatto e di squadra. Consentita invece l'attività motoria individuale all'aperto come la camminata, la bici e la corsa Non sono previste riaperture (le regole per i ristoranti restano quelle in vigore: in zona gialla aperti fino alle 18 e fino alle 22 consentito l'asporto) con la possibile eccezione di cinema e teatri, per i quali c'è in campo  l'ipotesi di una graduale riapertura da fine marzo.

Il Cts valuta riaperture per cinema e teatri Tra le valutazioni oggi è prevista anche quella del Cts che si pronuncerà sul protocollo del ministro Dario Franceschini, che chiede di riaprire cinema, musei e teatri dal 27 marzo: gli esperti ribadiranno che dipenderà dall'andamento della curva dei contagi.

Reduci dal ridimensionamento della Corte Costituzionale, secondo cui spetta allo Stato, non alle Regioni, determinare le misure di contrasto della pandemia, i governatori con Stefano Bonaccini vedono "prime risposte positive" del governo. Ma ora "occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l'assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull'impatto delle varianti", aggiunge. Ma intanto la variante inglese produce zone arancioni e rosse sempre più numerose. 

Resta il sistema delle fasce, però "per rendere più agevole la programmazione delle attività economiche, le chiusure partiranno dal lunedì".

Il Piemonte sembra andare verso la fascia arancione, ed anche il Lazio e la Lombardia (dove l'ultimo bollettino ha registrato un'impennata di ben quattromila casi) risultano in bilico, così come la Puglia, le Marche e la Basilicata. Potrebbe andare in rosso la Campania, ma anche l'Emilia Romagna che ha già fatto entrare Bologna in "arancione scuro". Complessivamente, dunque, sei arancioni rischiano l'arancione e due il rosso.

La posizione di molti presidenti di Regione è che i parametri possano essere in qualche modo rivisti, e  ci possa essere presto una maggiore flessibilità, che i criteri della 'zonizzazione' per fasce possano considerare ambiti provinciali e, magari, apportare qualche distinzione - qualora ci fosse la possibilità - per categorie e per quelle aree dove la diffusione del contagio è a basso rischio. "Perché non applicare le zone 'gialla, arancione e rossa' dove ce n'è  assoluto bisogno e non a intere regioni dove magari la situazione è molto diversa da luogo a luogo?", si chiede, per esempio, il presidente della Liguria Toti.

 Reduci dal ridimensionamento della Corte Costituzionale, secondo cui spetta allo Stato, non alle Regioni, determinare le misure di contrasto della pandemia, i governatori con Stefano Bonaccini vedono "prime risposte positive" del governo. Ma ora "occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l'assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull'impatto delle varianti", aggiunge.  


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