Crisi: Unioncamere, un'impresa su 3 non vede luce in fondo al tunnel

31 Ottobre 2012   16:40  

Un terzo delle imprese italiane non vede ancora luce in fondo al tunnel della crisi.

Non almeno per questo scorcio di anno.

A mostrarlo e' la ricerca realizzata per l'Italia da Unioncamere nell'ambito dell'indagine annuale coordinata da Eurochambres (l'Associazione delle Camere di Commercio europee) su un campione di circa 53.000 imprese dell'industria e dei servizi localizzate in 29 paesi europei.

L'indicatore relativo alla fiducia negli affari tocca infatti i -28,4 punti percentuali, differenza tra quanti confidano in un miglioramento delle condizioni generali e quanti invece temono un suo peggioramento.

D'altronde, tutti i dati di performance segnalati dagli imprenditori dell'industria e dei servizi per il 2012 (ad eccezione dell'export) producono un sentiment di segno analogo: -33,1 il saldo tra attese di crescita e di diminuzione del fatturato, -38,9 quella relativa alle vendite sul mercato interno, -16,5 l'occupazione, -10,5 gli investimenti.

Ma per il 2013, ormai dietro l'angolo, le imprese recuperano una misurata dose di ottimismo che, facendo lievitare al 62% la quota di operatori che quanto meno confidano in una sostanziale situazione di stabilita' degli affari, erode la percentuale dei pessimisti, portando l'indicatore della fiducia al -4,7 punti.

 

FATTURATO TOTALE: Il 2012 si e' rivelato un anno piu' difficile del previsto per le imprese italiane, a causa del rallentamento della domanda globale e dell'indeterminatezza che e' prevalsa sui mercati, cui si e' accompagnata una dinamica dei prezzi delle materie prime energetiche che si e' riflessa negativamente sul reddito disponibile dei consumatori.

Si e', dunque, completamente modificata la previsione sull'andamento del fatturato rispetto a quanto emerso con l'indagine 2011. La quota di imprese che per il 2012 si attende di accrescere le proprie vendite ha perso consistenza, dimezzando il proprio peso (12,1% del totale), mentre l'incidenza di quanti hanno visto peggiorare le prospettive si e' ampliata, raggiungendo circa il 45% del totale.

Cosicche', rispetto alla previsione formulata un anno fa, si e' verificata un'inversione di segno, passando da un bilancio atteso positivo (+12 punti) a uno negativo (-33 punti), con prospettive solo marginalmente migliori per l'industria rispetto ai servizi. Timidi accenni di ottimismo tornano, invece, ad affacciarsi nell'outlook per il 2013, quando gli imprenditori si attendono che giungano a un esito positivo le problematiche aperte, specialmente quelle sul fronte europeo, che hanno pesantemente danneggiato i fattori di domanda durante il 2012.

Le quote di ottimisti (19,6%) tornano a superare quelle di pessimisti (17,4%), seppure di poco, ma la maggior parte degli intervistati (6 su 10) si orienta verso delle previsioni attendiste. Tra i settori emerge una netta divaricazione nelle attese per il 2013: da una parte, l'industria riporta un saldo netto negativo (-3), mentre nei servizi prevalgono prospettive piu' positive (+6). 

VENDITE SUL MERCATO INTERNO: La domanda interna ha rappresentato un freno rilevante per le performance delle imprese: la spesa delle famiglie residenti dovrebbe ridursi nel 2012 di oltre il 3% e anche per il 2013 non e' attesa tornare in terreno positivo, sebbene in recupero rispetto all'anno corrente.

L'esito di queste dinamiche e' che quasi la meta' degli operatori si attende una contrazione delle vendite sul mercato interno e solo uno su 10 ha aspettative di aumento, producendo un saldo di -39 punti. Per il 2013 la tendenza e' verso un recupero, ma l'indicatore sintetico rimane in terreno negativo (-3 il saldo), perche' a fronte di un assottigliamento delle segnalazioni di decrescita delle vendite interne, non si assiste a una crescita sufficiente della quota di coloro che si attendono un miglioramento delle possibilita' di affari sul mercato domestico.

Sotto il profilo settoriale, le vendite sul mercato interno sembrano fornire segnali positivi nei servizi, dove il sentiment per il 2013 si attesta sui +4 punti, mentre rimane negativo nell'industria (-11 punti).

VENDITE ALL'ESTERO: Nonostante condizioni meno favorevoli rispetto al 2011 (il commercio mondiale dovrebbe infatti rallentare dal 5,8% al 3,2% del 2012 secondo le piu' recenti stime del Fondo monetario internazionale), i mercati esteri continuano a fornire un apporto positivo ai fatturati delle imprese italiane.

Questi andamenti sono confermati anche dalle dichiarazioni degli imprenditori: nel 28% circa dei casi la dinamica delle esportazioni e' valutata in espansione nel 2012 (quota che arriva quasi al 30% nell'industria e scende al 26% nei servizi). L'impronta delle imprese del settore manifatturiero sulle vendite estere consente all'indicatore di posizionarsi nel 2012 in terreno positivo (+2 punti il saldo): l'unico tra tutti quelli analizzati.

Le prospettive per il 2013 tendono a migliorare in maniera significativa sul fronte dell'export: piu' di un'impresa su tre si e' spostata su un outlook positivo. In particolare, a fronte di un'incidenza di quanti non prevedono cambiamenti nelle proprie performance all'estero che si attesta al 54% (una quota che tende a salire nell'industria), la quota di ottimisti (35,5%) supera decisamente quella di pessimisti (10,5%).

 
OCCUPAZIONE: A partire dalla seconda meta' del 2011, il mercato del lavoro ha subito gli effetti del deterioramento della situazione economica. Il tasso di disoccupazione ha iniziato a salire, cosi' come il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese.

Per il 2012, gli operatori si concentrano sul mantenimento della forza lavoro sui livelli del 2011 (in circa 7 casi su 10); rappresentano, invece, poco piu' del 7% quelli che prevedono di accrescerla, contro un 24,1% che ha dichiarato di ridurla.

Il rilevante peso dei fattori di incertezza sull'evoluzione della situazione economica, continua a improntare anche per il 2013 le previsioni delle imprese sulla domanda di lavoro. Si dilata ancora di piu' la quota dei giudizi di stabilita' (3 operatori su 4), ma la distanza tra l'incidenza dei giudizi positivi e negativi rimane pressoche' invariata, con i secondi che superano i primi di circa 16 punti.

Gli andamenti settoriali sono solo lievemente divergenti: nell'industria il saldo e' di 2 punti migliore della media, nei servizi invece e' peggiore.

 

INVESTIMENTI: L'instabilita' finanziaria ha influenzato la disponibilita' del sistema bancario a sostenere i programmi di investimento delle imprese, gia' scarsamente stimolati dal permanere di un elevato grado di capacita' produttiva inutilizzata.

Nel 2012, la maggior parte degli imprenditori (il 68%) si e' orientato al mantenimento del livello degli investimenti costante rispetto al 2011; ha potuto intraprendere politiche di rafforzamento del capitale produttivo solo un'impresa su 10, mentre si e' vista costretta a ridurlo una su cinque. Ne deriva un saldo previsionale negativo (-10 punti) che ribalta le attese emerse con l'indagine 2011, quando il saldo era stato di 9 punti.

Per il 2013 viene confermata la netta prevalenza di quanti non modificheranno sostanzialmente i propri piani di investimento: tale quota raggiunge quasi l'85%. Visto che le previsioni di aumento delle attivita' di investimento rimangono prossime al 10% del totale, mentre le opinioni negative si fermano al 5%, emerge un sentiment positivo per la domanda di investimenti da parte delle imprese. 

 FIDUCIA NEGLI AFFARI: Di fronte a decisioni di politica economica di segno ancora rigorista, ribadite in Italia anche dalla recente Legge di stabilita', e a un quadro internazionale caratterizzato ancora da evidenti ostacoli al ritorno su un sentiero di crescita piu' deciso, la fiducia degli imprenditori sulle possibilita' di affari si mantiene di segno negativo.

Le turbolenze finanziarie del 2012 hanno modificato decisamente la percezione degli operatori economici rispetto alle attese espresse a fine 2011. E' scesa la quota di quanti non prevedevano variazioni, arrivando al 42,7% dal 54,7%, e si e' alzata quella di coloro che esprimono giudizi negativi (42,9% dal 25,6%); emerge quindi un indicazione di sentiment in netto peggioramento, pari a -28 punti.

Le prospettive per il 2013 hanno un'intonazione meno marcata, ma permangono in terreno negativo (-5 punti il bilancio tra ottimisti e pessimisti). Si estende l'area di quanti puntano su un mantenimento delle condizioni degli affari (62,8%), drenando le segnalazioni di peggioramento (ferme al 20,9%). In lieve ripresa anche l'incidenza di quanti si attendono un contesto in miglioramento (16,3%).

Differenze marginali tra i settori: quelli industriali sono caratterizzati da un pessimismo meno marcato rispetto ai servizi.


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