Crisi dell'agricoltura, a repentaglio il made in Italy

26 Marzo 2009   11:28  

Le imprese agricole sono sempre piu' in affanno, schiacciate nella morsa di costi produttivi, contributivi e burocratici alle stelle e di prezzi sui campi in drammatica caduta libera. E i bilanci aziendali "in rosso". Una drammatica emergenza che nel giro di poco tempo potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per l'agricoltura, ma anche per l'economia, per l'occupazione e per lo stesso "made in Italy" agroalimentare. Il nuovo grido d'allarme e' stato lanciato oggi a Roma dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che, insieme con la Confagricoltura, ha manifestato, in un sit-in in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei deputati, in occasione del voto sul decreto legge sulle quote latte e per riaffermare l'esigenza di interventi straordinari a sostegno di un settore che corre il pericolo di perdere i pezzi in una crisi che non ha precedenti negli ultimi cinquant'anni. Sono i costi che preoccupano di piu' le imprese. Sono ormai divenuti insostenibili. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso opprimente. Negli ultimi dieci anni, dal 1999 al 2008, si sono registrati aumenti che superano abbondantemente il 300 per cento. Costi che oggi -sottolinea la Cia- incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l'85 per cento.

Solo nello scorso anno -afferma la Cia- l'incremento dei costi produttivi e' stato del 10,6 per cento rispetto al 2007. I rincari hanno coinvolto tutti i fattori della produzione agricola. Si hanno aumenti stellari per i concimi, con un piu' 62,5 per cento, per il gasolio (piu' 12 per cento), per l'energia elettrica (piu' 17,6 per cento), per le sementi (piu' 3 per cento), per gli antiparassitari (piu' 3,2 per cento). Per la Cia sono, quindi, indispensabili pronte ed efficaci misure, anche agendo sulla leva fiscale, per ridurre drasticamente costi che rischiano di compromettere il futuro di tanti imprenditori agricoli che attualmente sono impossibilitati a proseguire nella loro attivita'. Non solo. A questi aumenti, si sono aggiunti -nota la Cia- anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 25,7 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull'occupazione e la competitivita'. In questo contesto, risulta estremamente complessa la situazione per le imprese agricole nelle zone di montagne e svantaggiate. La possibile proroga al 30 settembre 2009 delle agevolazioni previdenziali, contenuta nel decreto legge sulle quote latte, e' un semplice palliativo che non risolve annosi problemi. Servirebbe, invece, una soluzione di carattere strutturale, proprio per dare respiro alle aziende agricole che operano in territori particolarmente difficili. Sono difficolta' che -conclude la Cia- si vanno ad aggiungere ad una caduta libera dei prezzi sui campi che nello scorso anno hanno avuto un calo del 13,6 per cento rispetto al 2007. Un trend che e' proseguito anche nei primi due mesi di quest'anno (meno 11 per cento).


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