Ancora imperizie, ancora lavori non eseguiti a regola d'arte. Sarebbero questi i motivi del crollo di parti della Facoltà di Ingegneria di Roio, edificio relativamente nuovo, finito di realizzare a metà anni Novanta.

E sono questi i motivi che hanno portato la Procura della Repubblica dell'Aquila ad indagare sul caso.

Progetti incompleti di dettagli architettonici e costruttivi relativi all'ancoraggio e all'appoggio delle coperture inclinate, carenze, omissioni, errori nell'esecuzione delle opere, cattiva vigilanza, queste le accuse mosse ai nove fra progettisti, direttori dei lavori e collaudatori, finiti nel registro degli indagati ai quali viene contestato il reato di cooperazione colposa nel crollo di costruzioni.

Convocati stamani per rispondere alle domande del pm Fabio Picuti, i primi sei indagati: Gian Ludovico Rolli, Giulio Fioravanti, Massimo Calda, Carmine Benedetto, Alessandro Fracassi e Mauro Irti, il nome sicuramente più noto, discendente della potente holding del mattone che per decenni ha imperato a L'Aquila ma anche in Italia e all'estero.

Le presunte imperizie, il cui risultato lo vedete in queste immagini, per il procuratore Rossini avrebbero potuto causare duemila morti, se la devastante scossa fosse avvenuta in altro orario.

Aderendo ad un'associazione temporanea di imprese realizzammo la struttura, ma seguendo un progetto di altri – si difende Mauro Irti, geometra che diresse il cantiere affiancando due ingegneri.

Domani sarà la volta degli ultimi tre indagati: Ernesto Papale, Sergio Basile e Giovanni Cecere.

Ieri intanto con l'interrogatorio all'ex presidente dell'Azienda diritto agli studi Luca D'Innocenzo – che ha respinto ogni addebito, chiedendo l'archiviazione della sua posizione - si è conclusa la prima fase dell'indagine sul crollo della Casa dello studente. Ha invece preferito non rispondere al pm, Luca Valente, ancora oggi direttore dell'Adsu.

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