Dazi al 30% sul vino d’Abruzzo: crisi senza precedenti pronta ad esplodere

14 Luglio 2025   12:29  

Allarme del Consorzio Vini d’Abruzzo sul possibile “embargo” Usa con dazi al 30%, appello urgente a Governo italiano ed Europa per intervenire diplomaticamente.

Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, definisce i nuovi dazi del 30 % annunciati da Donald Trump come una misura «più simile a un vero e proprio embargo» che non a una normale politica protezionistica. Destinata a entrare in vigore dal 1° agosto, questa tassa colpirebbe in modo drammatico il Montepulciano d’Abruzzo, vino di fascia “popular” venduto tra i 15 e 20 $ a bottiglia.

Nicodemi sottolinea che se l’Italia e l’Unione Europea non troveranno una soluzione, rischia di fermarsi un’intera filiera regionale: il mercato Usa è da sempre il primo sbocco per i vini abruzzesi e nessun mercato alternativo potrà assorbire una simile perdita .

Il quadro si complica ulteriormente con la proposta di Trump di delocalizzare la produzione in America in cambio di una revisione dei dazi. Una richiesta che, per Nicodemi, è insostenibile: «ci stanno chiedendo di spostare la terra stessa, la matrice del nostro prodotto», in aperto contrasto con i disciplinari Dop e Igp.

Lo scontro è tanto ideologico quanto economico: gli Stati Uniti interpretano i disciplinari come barriere protezionistiche, mentre l’Italia ribatte che tali regole rappresentano garanzie di eccellenza e radicamento territoriale, non solo per il vino, ma per interi prodotti simbolo del Made in Italy come Parmesan e Prosciutto di Parma.

Nel frattempo, si registra già una frenata nei flussi di esportazione verso gli USA: secondo Federvini e Reuters, importatori chiedono di sospendere spedizioni per evitare il rischio di trovarsi con stock invendibili a causa dei nuovi dazi. Un effetto amplificato anche da indicazioni di possibili tariffe fino al 200 % su alcune produzioni, secondo fonti ministeriali.

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida mantiene un approccio più cautamente ottimistico: definisce la minaccia “preoccupante ma non terrorizzante” e punta sulla “via diplomatica” credendo nel dialogo con gli Stati Uniti e la mediazione europea.

Parallelamente, l’UE ha predisposto possibili contromisure commerciali—di ben 26 miliardi di euro—non limitate all’acciaio/aluminio, ma in potenziale estensione all’agroalimentare, compreso il vino. Una condizione che rischia di innescare una vera e propria guerra commerciale transatlantica .

Sul tavolo della trattativa c’è anche la proposta di rivedere il bilancio commerciale inserendo nel computo anche i servizi, un bilancio che, secondo Nicodemi, verrebbe riequilibrato a favore dell’Europa e che potrebbe arginare l’impatto dei dazi.


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