Di Matteo un passo indietro? D'Alfonso verso il declino?

Caos calmo a sinistra

17 Ottobre 2008   14:26  

In casa Pd da una parte si chiede il parere del popolo sovrano attraverso le elezioni primarie, dall'altra si confabula e si tratta fittamente nelle segrete stanze.
Ieri sera qualcosa deve essere andato storto nel vertice romano tra Di Pietro e Veltroni. L'ipotesi di un'alleanza  in Abruzzo sembra così tramontare e  l'Idv, forte dei lusinghieri sondaggi,  potrebbe  correre  in beata solitudine con Carlo Costantini.
Ha più di una volta sottolineato il deputato dipietrista: "Noi facciamo alleanze non con i partiti, ma con le persone", che tradotto dal campagna elettorale significa: "Caro Pd o  accetti la mia candidatura, oppure vi soffiamo una carrettata di voti".
Sempre a proposito del Partito democratico corrono due voci negli ambienti dei soliti bene  informati. La prima è che Donato Di Matteo, uomo forte, anzi fortissimo, del Pd abruzzese, mister 12mila voti, potrebbe fare un passo indietro, rinunciare cioè ad uno scranno a Palazzo dell'Emiciclo, a prescindere dai risultato che otterrà nelle primarie. In cambio  però potrebbe diventare assessore al Comune di Pescara.
La seconda voce è che per il sindaco di Pescara e segretario del partito Luciano D' Alfonso questa partita elettorale  sarà davvero l'ultima spiaggia.  Un sorpasso da parte dell'Italia dei valori gli costerà cioè la leadership del Pd, già minata dai procedimenti giudiziari che lo vedono coinvolto. Nei momenti di difficoltà riemergono i vecchi screzi, in particolare quello tra Franco Marini e il sindaco di Pescara, e  questa volta la resa dei conti potrebbe arrivare.

 La partita del Pd si gioca anche con l'Udc. Pierferdinando Casini ha ricevuto il due di picche da Berlusconi in persona. Ma tiene a sottolineare: "L'Udc non corteggia nessuno, sta fermo al centro e aspetta, come Maometto con la montagna.
Lorenzo Cesa è stato ieri ancora più esplicito: "L'alleanza con il partito democratico e l'Italia dei valori è possibile solo se sarà il nostro Rodolfo De Laurentiis il candidato governatore". Una jattura insomma per il Pd: ovunque si gira trova un candidato bello pronto, confezionato e soprattutto non negoziabile.
Uno sguardo a sinistra: anche qui Rifondazione "parla di unità nel senso del rinnovamento", ribadisce realisticamente che presentarsi divisi significherebbe perdere a man bassa. Però anche Rifondazione  è pronta a correre da sola, se non si troverà una convergenza sui punti programmatici che saranno domani esposti ufficialmente.
La linea retta, in politica, è spesso la via più breve che porta alla sconfitta.

FT


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