Di Pietro- Quagliariello: si litiga su questione morale

04 Dicembre 2008   17:12  

"La questione morale non e' nuova, e' sempre esistita perche' in tutti questi anni non e' mai stata rimossa ma solo messa sotto il tappeto. Oggi piu' che mai interessa tutti i partiti, e per questo serve un codice interno. Noi ce lo siamo dati: divieto di candidatura per chi e' indagato, e divieto di assumere o mantenere incarichi di governo, nazionale o locale, per chi e' rinviato a giudizio". Cosi' Antonio Di Pietro torna sull'argomento e chiede a chi voglia allearsi con l'Idv, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, di sottoscrivere tale codice: "Chiedo che questo codice sia applicato dai nostri alleati, come abbiamo fatto in Abruzzo la faremo per tutte le prossime elezioni". Secondo il leader dell'Idv, la questione morale "riguarda chi e' presente nelle istituzioni e approfitta di questo ruolo. Interessa tutti i partiti, e lo dimostrano i casi Abruzzo, Toscana e Campania. Chi e' responsabile di partito - conclude - non puo' chiamarsi fuori"


Il vice presidente vicario dei senatori del PdL, Gaetano Quagliariello, si dice "sorpreso e dispiaciuto" che i riformisti del centrosinistra non trovino il coraggio di liberarsi "dal giogo perverso della cosiddetta 'questione morale' " perché sarebbe un "nuovo vulnus alla democrazia". Quagliariello non comprende chi si stupisce del fatto che Antonio Di Pietro invochi l'applicazione del suo "codice etico" in tutto il Paese dopo averlo già imposto in Abruzzo ad alleati "supinamente compiacenti". Tutto si spiega, per Quagliariello, se si mettono insieme i molti segnali che arrivano dalle cronache: la "scomposta sovraesposzione mediatica" dei magistrati; il ritorno della "guerra per bande" nei palazzi di giustizia "ed esimi costituzionalisti autoproclamatisi numi tutelari dell'ortodossia tornano ad agitare la 'questione morale' a fronte di inchieste giudiziarie che in varie regioni d'Italia stanno travolgendo il centrosinistra, talvolta con epiloghi drammatici". Secondo il senatore del PdL, in politica, come in ogni altro ambito della vita civile "vi sono persone oneste e persone disoneste. Quando le persone sono disoneste i magistrati hanno il dovere di perseguire i loro reati. Ma tutto questo deve rientrare nella fisiologia e non nell'ideologia. Alla magistratura chiediamo dunque di fare il suo compito con serietà e rigore senza cercare indebiti ruoli di supplenza rispetto alla sovranità popolare"

 


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