Diretta Perdonanza: Molinari, nella vita un uomo deve seguire il cammino di Celestino

28 Agosto 2011   17:43  

SALUTO DELL'ARCIVESCOVO METROPOLITA A S.E.R. IL SIGNOR CARDINALE ANGELO COMASTRI NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DELL' APERTURA DELLA PORTA SANTA DELLA BASILICA DI S. MARIA DI COLLEMAGGIO

L'Aquila, 28 agosto 2011

Eminenza Carissima,

grazie perché ha accettato di venire tra noi per questa grande festa della Perdonanza.

Rileggendo il suo libro su Giovanni Paolo II ("Nel cuore del mondo") mi ha colpito un suo ricordo personale, quella sua visita al Papa morente. Lei racconta della telefonata di Mons. Stanislaw Dziwisz: "Il Papa sta morendo! Se vuole venga a salutarlo e a ricevere la sua ultima benedizione". Poi il momento più emozionante, mentre stava accanto al letto del Papa agonizzante: «Il segretario del Santo Padre toccò il braccio del Papa e, indicando la mia persona, disse: "Padre Santo, c'è qui Loreto!" il Papa apri gli occhi, mi guardò e poi con voce flebile sussurrò: "No, San Pietro!". Ebbi un brivido: il Papa mi aveva riconosciuto. Allora ebbi la forza di dire: "Padre Santo, sto per iniziare il mio servizio a San Pietro dove Vostra Santità mi ha chiamato. Mi benedica!". Il Papa aprì gli occhi, mi guardò con affetto paterno e tentò di alzare la mano destra, che era incredibilmente gonfia per le complicazioni renali. La mano ricadde pesantemente sul letto, ma dal cuore del Papa era partita una benedizione: quella benedizione fu l'ultimo preziosissimo regalo per me».

Eminenza Carissima, siamo certi che questa sera porterà anche a noi un po' di quella benedizione, del nuovo Beato Giovanni Paolo II, che tanto ha amato le nostre montagne. Ma questa sera ci porterà anche la benedizione del Suo successore Papa Benedetto, che Lei continua a servire con tanta devozione e generosità.

E' veramente un privilegio grande essere accanto al Santo Padre, nel cuore della cristianità.

Ma nel suo libro che ho appena citato, mi ha poi colpito, tra l'altro, il capitolo su "Il secolo XX, secolo dell'ateismo di massa". E Lei racconta di quelle indimenticabili parole di Giovanni Paolo II alla Chiesa e al mondo intero: "Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!". E Lei giustamente annota: "Giovanni Paolo II conosceva le porte chiuse; aveva sperimentato la persecuzione della fede cristiana; aveva visto le porte sbarrate delle Chiese e aveva sentito il fremito missionario di Paolo, che voleva aprire a Cristo le strade di tutto il mondo".

L'ateismo. Lei cita una coraggiosa affermazione ( cara anche a Giovanni Paolo II) del grande cristiano Dostoevskiy (nell'opera "I fratelli Karamazov"): "Pensano (gli atei) di ordinare il mondo secondo giustizia, ma una volta respinto Cristo finiranno con l'inondare il mondo di sangue perché sangue chiama sangue; e chi sguaina la spada perirà di spada [...] E' proprio quello che accadrebbe se non ci fosse la promessa di Cristo di abbreviare quei giorni per amore degli umili e dei mansueti".

Il neoateismo sostiene che: Dio non esiste: infatti, chi lo ha mai visto?

Dio è soltanto una proiezione dell'uomo quindi è inutile.

L'uomo ha avuto origine dal regno animale: allora perché cercare un Creatore?

Il bene è il risultato dell'evoluzione dell'uomo: dunque si può essere buoni senza Dio.

Nel mondo esiste il dolore: la fede pertanto è ridicola.

Le religioni generano violenza: meglio evitarle.

L'immagine del Dio biblico è primitiva e ripugnante: non insegnarla ai bambini.

L'idea dell'aldilà paralizza l'attività umana: siamo noi che trasformiamo il mondo.

Con queste tesi del nuovo ateismo (di moda tra l'aria sussiegosa e la risata furbesca, entrambe plebee e fastidiose, di certi conduttori televisivi!) si comprende il grido blasfemo dello psichiatra di S. Pietroburgo: "Chi crede in Dio è un pazzo e bisogna metterlo in manicomio".

E viene alla mente ciò che racconta Chesterton: «Ricordo che una volta stavo passeggiando con un facoltoso editore, il quale fece un'osservazione che avevo già sentito in altre occasioni; si tratta, in effetti, quasi di un motto del mondo moderno. Eppure, sentendola una volta di troppo, mi resi improvvisamente conto che essa era futile. L'editore disse di qualcuno: " Quell'uomo farà strada perché crede in se stesso. [...] Gli dissi: "Vuole che le dica dove si trovano gli uomini che più credono in se stessi? Perchè glielo posso dire. So di uomini che credono in se stessi in maniera più smisurata di Napoleone o Cesare. Io so dove brucia la stella fissa della sicurezza e del successo. La posso guidare verso i troni dei Superuomini. Gli uomini che davvero credono in se stessi stanno nei manicomi" ».

E Chesterton continua con la sua spietata ironia:

«L'immaginazione non genera pazzia.

Ciò che genera pazzia è proprio la ragione.

I poeti non diventano dei pazzi ma i giocatori di scacchi si.

I matematici diventano dei pazzi e i cassieri lo stesso.

Ma gli artisti creativi assai raramente». (Cfr. Ortodossia).

E io aggiungo: I Santi non diventano mai dei pazzi. Sono i più saggi della terra. Come San Celestino.

Eminenza Carissima, Lei sa meglio di me che oggi il pericolo più grande per il nostro popolo è perdere la fede ed entrare nel tunnel doloroso e insopportabile dell'ateismo.

Lei, Eminenza, questa sera, vedrà un popolo che crede ancora a Gesù e alle Sue parole.

E l'amore a San Celestino e alla Sua Perdonanza porta ogni volta questo popolo a riscoprire le sorgenti limpide e vivificanti della fede.

Preghi per noi, Eminenza, questa sera. Perché per intercessione di S. Celestino questa fede non venga mai meno, ma rimanga sempre rocciosa e sicura come le nostre montagne, come il nostro Gran Sasso.

Con questa fede ritroviamo il rapporto con Dio e con i fratelli.

E tutto il resto si ricompone in una mirabile armonia.

Quell'armonia che sempre ha guidato il cammino di Celestino, umile eremita, povero e penitente, incredibilmente assetato di Dio e per questo pieno di commovente amore per i fratelli, apostolo di pace e di riconciliazione.

San Celestino ci aiuti a ritrovare Dio ogni giorno, ogni momento. E a non perdere mai questo unico immenso tesoro!

Grazie, Eminenza!

+ Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita de L'Aquila


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