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Io pensavo che....
il futuro sarebbe stato solo migliore del presente, tutti i miei amici sarebbero vissuti a lungo, sarei forse andata via dalla mia città per scoprirne altre e tornare da lei per gustarmi la sua semplicità, il suo odore, i suoi colori.
Era meraviglioso quando partivo per qualche tempo e da lontano sognavo ad occhi chiusi l'odore dei vicoli di notte, l'odore del freddo, le luci fioche del centro, il vociare delle persone nello struscio del corso. Era un grande sollievo ricordare quegli odori e quelle luci e sapere che al ritorno ti sarebbero quasi state strette perché desideravi ripartire alla scoperta del mondo. Ogni viaggio fuori dall'Aquila significava la scoperta di come gli altri curavano i loro luoghi e come noi non consideravamo affatto il nostro, delizioso e sconosciuto, dove tutti gli aquilani volevano tornare.
Una volta conobbi un generale dell'esercito che mi disse "questa città non la conosce nessuno, ma quando ci si arriva non si può fare altro che innamorarsi di lei. Tutti i militari che arrivano qui, vogliono restare per la pensione, qui si vive benissimo e ci si sente davvero a casa."
Qui era L'Aquila del dolce passeggiare, della scoperta continua delle bellezze dei vicoli, della dolcezza degli scorci, dell'imprevdebilità dei panorami.
Qui era L'Aquila. Qui è il dolore, indelebile, sempre vivo dopo due anni, dopo la scomparsa di 309 fratelli e figli aquilani, dopo la constatazione che tutto ciò che rendeva L'Aquila uno straordinario baluardo di bellezza e semplicità, è tutto in macerie.
Ed è doloroso scoprire che restare oggi, più di ieri, è una prova di coraggio giornaliera. E per chi decide di andare via, quella struggevole malinconia che prendeva un tempo ripensando alla propria città, ora è una fitta al cuore, è la consapevelezza che quella bellezza che conoscevi, ora è dilaniata e mai sarà come prima.
Io pensavo che L'Aquila sarebbe stata sempre lì con il sole che tramonta dietro al montagna e che faceva respirare profondo, ma L'Aquila non è rimasta lì....si è mossa, si è rotta, forse non è morta. Ma noi con lei ci siamo spezzati dentro noi, siamo feriti. E dilaniati "restare o andare via"?
Anche noi non siamo più come il 5 aprile 2009.
E dopo due anni il ricordo, duro, doloroso è per chi non ha neanche avuto la possibilità di addolorarsi, di arrabbiarsi, di pensare a come affrontare il domani. Due anni dopo io penso solo a loro, questa notte, in silenzio.
B.B.