Dopo il terremoto a L'Aquila mieterà vittime l'amianto

Unica possibilità la diagnosi precoce

24 Novembre 2010   08:42  

Il Prof. Mario Di Gioacchino docente dell'Università di Chieti nel corso dell'importante convegno Inail dedicato ai tumori professionali e agli infortuni sul lavoro, lancia un allarme: a L'Aquila di qui a vent'anni sarà colpita dalla seconda piaga "regalataci" dal terremoto, i tumori dovuti all'inalazione di amianto.

L'Asbesto (o comunemente amianto) è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa: teoricamente l'inalazione anche di una sola fibra può causare il mesotelioma ed altre patologie mortali, tuttavia un'esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrarle.

Le polveri di amianto, respirate, provocano infatti l'asbestosi, nonché tumori della pleura, ovvero il mesotelioma pleurico e dei bronchi, ed il carcinoma polmonare.

L'impiego dell'amianto è fuori legge in Italia dal 1992. La legge n. 257 del 1992, oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività inerenti all'estrazione e la lavorazione dell'asbesto, è stata la prima ad occuparsi anche dei lavoratori esposti all'amianto.

Qui all'Aquila la situazione è grave, molto, moltissimo amianto è sparso per il centro storico ed in periferia, ogni giorno girovagando per le vie agibili del centro storico se ne può notare sui tetti dei palazzi del centro, nelle canale di scolo delle acque piovane e in molti altri manufatti.

La situazione è cristallizzata.

Tutto congelato al 6 aprile o quasi, smaltire l'amianto presente in un abitato urbano così ampio, variegato e, soprattutto, spossato dal sisma è difficile, forse impossibile.

Per ora si cerca di "non pensarci" o meglio non farlo sapere ai più.

Stabiliti i depositi di stoccaggio delle macerie sarebbe sconveniente allarmare la popolazione parlando dei rischi dell'amianto, di come dovrà essere conservato e poi smaltito.

Viviamo dentro un'immensa discarica di rifiuti speciali.

Senza rendercene conto il panorama cittadino è cambiato viviamo in un abitato urbano che prima era fatto di poche automobili, molto verde, poco smog, pochi cantieri edili e soprattutto quasi nessuna demolizione di palazzine.

Oggi è tutto al contrario, il traffico è impazzito, prima si arrivava in centro si parcheggiava e si facevano tutte o quasi le commissioni, ora si gira attorno al cratere in continuazone da un lato all'altro della città, forse è passato in secondo piano ma uno dei due polmoni verdi della città (San Giuliano) è del tutto bruciata e non bonificata, dove si volge lo sguardo c'è un cantiere che svolge lavori pesanti ed infine a breve inizieranno le demolizioni dei palazzi irrecuperabili in centro come in periferia.

Di questo pagheremo le conseguenze fra qualche anno, in modo "naturale".

Il Professor Di Gioacchino è chiaro, certo che non si deve parlare di prevenzione, ma di diagnosi precoce, i tumori si svilupperanno, non c'è dubbio, bisogna "semplicemente" cercare di diagnosticarli quanto prima.

Soluzioni? Oltre la diagnosi precoce possiamo però fare qualcosa?

Per iniziare si potrebbe smaltire l'amianto visibile, quello di cui già si conosce l'esistenza e l'ubicazione, si potrebbe chiedere ai proprietari degli stabili se ne sono a conoscenza. Invece non si fa nulla, ogni giorno si ripete la stessa scena di fronte ai mucchi di eternit buttati qua e la per la città, scena fatta di attori inconsapevoli che li davanti ci passano per andare a lavorare, a trovare un amico, a fare la spesa.

Per gli avidi.

Sia solo per una questione di denaro, è ovvio che in un posto dove la salute è così a rischio il valore delle case "crolla"....

Ogni giorno in questo modo all'Aquila si rischia la vita aldilà del sisma.


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