Dopo la fuga e la paura le strade tornano amiche.

Il rientro di Celestino V

01 Agosto 2010   09:04  

LA NOTTE BIANCA Nel centro illuminato le ferite non svaniscono Festa con la voglia di esserci pensando al futuro


Alle 20,30 di ieri sera, attraversando il centro storico dell'Aquila ho avuto quasi l'impressione di rivedere una città normale in una qualsiasi sera d'estate. Famiglie a passeggio, bancarelle qua e là, due passi e quattro chiacchiere godendosi un po' di "fresco".
La notte bianca è riuscita a fare un piccolo miracolo. Alla Villa ho rivisto illuminato il bar del Grand Hotel. Poi man mano altri locali aperti: una gioielleria, una yogurteria, una pizzeria, un bar con i tavolinetti all'esterno proprio nel cuore del centro storico, un ristorante-pizzeria.
E poi tanta gente che cammina senza frenesia che si incontra, si saluta, parlotta, discute pacatamente dei fatti propri ma anche del futuro della città. Sedici mesi fa quelle stesse strade furono per migliaia di aquilani le vie di fuga: dalla paura, dalla tragedia, dal senso di smarrimento. Oggi è persino tornata la musica. In piazza Duomo incontro l'architetto Enrico Sconci: ha allestito una mostra dalla quale si apprezza la storia urbanistica della città. Spicca la pianta disegnata da Pico Fonticulano alla fine del 1500. «E' anche da lì che dobbiamo ripartire» dice «da quella sorta di città scacchiera dove ogni palazzo, ogni strada aveva un senso. Benissimo i luminari che arrivano da fuori ma L'Aquila non la si ricostruisce se non si torna alle origini, al senso della comunità, agli spazi che mettono in comunicazione le persone». Sul Corso, attaccate alla recinzione, ci sono le foto della città: prima, durante e dopo. Le ha messe lì Patrizia Tocci che vuole far sapere a chi L'Aquila non la conosceva che la città aveva un'anima e che quell'anima bisogna ritrovare. Ci sono i disegni colorati dei bambini che filtrano emozioni e speranze. Tutt'intorno i palazzi ingabbiati sono lì a ricordarti che c'è ancora tutto da fare e da ricostruire. Eppure basta un'occasione, come la notte bianca, che si ritrova subito quella voglia di esserci, di sentire che si può tornare a vivere dentro quei luoghi con le ferite aperte e sanguinanti. Ai Quattro Cantoni svolto per San Bernardino. La strada torna vuota e sono le immense impalcature a dominare la scena. Scendo verso Porta Leone, vedo i cantieri aperti per ristrutturare i palazzi, il silenzio rotto solo da qualche auto che sfreccia sulla strada a fianco. Poi arrivo alla Chiesa di Santa Rita, in via Strinella. Alle 21,20 da Avezzano giunge la teca con i resti mortali di Celestino V. Ad accoglierla l'arcivescovo Giuseppe Molinari, l'Ausiliare monsignor Giovanni D'Ercole, il parroco di Santa Rita monsignor Alfredo Cantalini. La teca viene deposta davanti all'altare e inizia la Santa Messa. E' tornato all'Aquila anche il Papa del Perdono. Un altro buon segno.

GIUSTINO PARISSE (ilCentro - video youtube)


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