Dragonero Speciale 16 – Il laboratorio del Tecnocrate: un nuovo ciclo tra misteri, tecnologia e pote

13 Luglio 2025   12:51  

Il laboratorio del Tecnocrate, sedicesimo speciale a colori di Dragonero affonda le sue radici nel cuore della saga regolare e si collega direttamente all’albo Missione Disperata. Entrambi scritti da Stefano Vietti, i due episodi sono pensati per essere letti in stretta sequenza, dando vita a un’esperienza seriale continua e integrata, come in una moderna serie TV. Il mondo dell’Erondár si fa sempre più stratificato, oscuro e tecnologicamente inquietante.

Un racconto che evolve la mitologia dragoneriana

La trama ruota intorno a un’installazione segreta – il laboratorio del Tecnocrate – centro di esperimenti oscuri, manipolazioni genetiche e segreti che toccano il passato stesso di Ian. L’equilibrio tra scienza e magia, tra etica e sopravvivenza, è il vero nodo tematico dell’albo. Vietti orchestra un racconto teso, serrato, che approfondisce la psicologia dei personaggi e introduce sviluppi narrativi destinati a riverberarsi nei prossimi episodi della saga.

Con l’abilità che lo contraddistingue, Vietti sfrutta l’ambientazione fantascientifica per raccontare una storia di identità, eredità e manipolazione del potere. I dialoghi sono maturi, precisi, lontani da qualsiasi retorica. L’intreccio è calibrato su due registri: il dinamismo dell’azione e la densità del mistero, mantenendo sempre alta la tensione narrativa.

Il disegno di Antonella Platano: energia, ritmo e atmosfera

Ai disegni troviamo Antonella Platano, veterana del mondo fantasy bonelliano, che dimostra ancora una volta la sua padronanza nella gestione di scene d’azione e di ambienti altamente connotati. Il suo tratto pulito, dinamico, definisce bene i personaggi e dona chiarezza anche nelle sequenze più concitate. Le tavole sono articolate in modo fluido, con grande cura nella regia visiva, tra primi piani espressivi e vedute d’ambiente claustrofobiche e tecnologiche.

La sua capacità di rendere i corpi in movimento, soprattutto nelle scene di combattimento, conferisce energia e ritmo alla narrazione. Ma è nelle pause narrative che Platano eccelle: le espressioni, gli sguardi, le posture raccontano tanto quanto i dialoghi, rendendo i momenti di riflessione e tensione emotiva altrettanto potenti delle esplosioni e delle battaglie.

Colori: un lavoro atmosferico e narrativo

La colorazione, firmata da Alessandra Baccaglini (affiancata da Martina Saviane nelle tavole finali), arricchisce la narrazione con scelte cromatiche coerenti e di forte impatto. Le tinte fredde dominano l’ambiente tecnologico del laboratorio, contribuendo a trasmettere un senso di freddezza, distacco e pericolo. In contrasto, i rossi e i toni caldi emergono nelle esplosioni, nei momenti di crisi e nelle emozioni forti, diventando accenti visivi che guidano l’occhio del lettore.

La luce artificiale, i riflessi metallici, l’incidenza dei neon olografici sono resi con grande cura e danno profondità e tridimensionalità all’ambientazione. Si tratta di una colorazione che non si limita al compito decorativo, ma lavora sulla narrazione stessa, rafforzandone il tono e le sfumature.

Conclusione

Il laboratorio del Tecnocrate è un capitolo centrale e inaugurale del nuovo ciclo narrativo di Dragonero, che conferma l’ambizione seriale e l’eccellenza artistica della testata. Vietti, Platano, Baccaglini e Saviane costruiscono un racconto coinvolgente, visivamente ricco e narrativamente cruciale. L’Erondár evolve, e lo fa intrecciando fantasy e fantascienza, emozione e spettacolo, tradizione e sperimentazione. Una lettura che lascia il segno – e apre le porte a futuri sviluppi che promettono di cambiare per sempre il volto della saga.


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