Eccidio di Colle Orlando, Antonelli: "Barbaro assassinio di tre uomini innocenti"

LA FOTOGALLERIA

14 Ottobre 2012   09:23  

“L’eccidio di Colle Orlando, a Pescara, rappresenta una tragica pagina della nostra storia, con il barbaro assassinio di tre uomini, tre civili, strappati alle proprie famiglie dalle truppe delle SS e trucidati. Oggi nel luogo della loro morte l’amministrazione comunale ha voluto, per il terzo anno consecutivo, porre il proprio omaggio dinanzi alla lapide sistemata esattamente il 13 ottobre 2010, a perenne memoria di quel sacrificio, di quegli uomini, quei papà, quei mariti, e quale monito per le future generazioni affinchè si comprenda che non esistono ‘guerre sante’ o ‘guerre preventive’, esiste solo la guerra che provoca morte e distruzione, senza mai vincitori né vinti, ma solo vittime e desolazione”. Lo ha ricordato l’assessore Marcello Antonelli che stamane, con il consigliere Vincenzo D’Incecco, ha preso parte alla Cerimonia odierna di Commemorazione dell’eccidio di Colle Orlando, con Don Max parroco di Fontanelle, nella chiesa di ‘San Pietro Martire’ e con i figli e i nipoti dei tre civili uccisi il 13 ottobre 1943, tra cui il giovane Marco Di Giacomo, nipote di una delle vittime dell’eccidio e promotore dell’iniziativa, e tanti residenti.

“Giorni fa – ha ricordato Don Max –, durante un campo scout, ho incontrato un uomo, un ex professionista, che mi ha chiesto di pregare con me per la moglie, morta poco fa. E nella sua preghiera mi ha raccontato di essere appena rientrato dalla Siria, dove ormai imperversa una vera guerra, descrivendomi gli orrori che ha visto in quei luoghi, e rendendo all’improvviso vicina l’idea della guerra che tutti in Italia riteniamo cosa lontana, appartenente ai nostri nonni. In quei luoghi la chiamano ‘guerra santa’, ma noi sappiamo che non esiste una guerra santa, ossia voluta da Dio, perché Dio non avrebbe mai determinato conflitti mostruosi come quelli che 69 anni fa hanno causato l’assassinio di tre poveri padri di famiglia, la guerra santa è un’invenzione tutta umana”. “Oggi – ha ricordato l’assessore Antonelli – commemoriamo una tragedia avvenuta 69 anni fa: in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 il territorio di Fontanelle, come tutto il resto d’Italia, venne occupato dalle truppe tedesche che, inizialmente, giunte il 9 settembre, istituirono il quartier generale, il comando, nel Palazzo dei baroni Sanità di Toppi, adiacente la chiesa parrocchiale di San Pietro Martire. Testimoni dell’epoca raccontano che si trattasse dei reparti delle SS e non della Wehrmacht. Nei giorni seguenti venne emesso un bando in cui si ordinava alla popolazione civile la consegna di ogni arma da fuoco; il 13 ottobre le truppe tedesche effettuarono perquisizioni in alcune case del quartiere, abitato in quel momento anche da molti sfollati provenienti dalle zone bombardate di Pescara, come il centro cittadino o la zona della stazione ferroviaria. Nel corso delle perquisizioni vennero individuate alcune armi da fuoco e furono prelevati i possessori; in realtà si trattava di armi da caccia, in un caso neanche funzionante, ma tre uomini vennero comunque strappati ai loro cari. Si trattava di Carlo Alberto Di Berardino, appena 40 anni, ragioniere presso le officine ‘Camplone’, due figli, sfollato; Marco Di Giacomo, 51 anni, contadino originario di Fontanelle, 8 figli; Giuseppe Mancini, 50 anni, operaio, sfollato, 3 figli. All’oscuro delle loro famiglie, bloccate sotto la minaccia delle armi, i tre uomini vennero portati nei terreni circostanti, su Colle Orlando, e barbaramente uccisi, costretti a scavare le fosse prima di essere trucidati. Dal breve racconto si capisce la drammaticità dell’episodio, purtroppo non isolato durante la guerra, durante ogni guerra, quando si perdono anche i valori basilari del vivere umano e civile. Oggi vogliamo dunque ricordare quei tre civili pescaresi uccisi, vogliamo commemorare il loro sacrificio, e mantenere viva la memoria di quegli uomini, di quei capifamiglia che hanno lasciato mogli e figli. Una storia, che tra l’altro abbiamo riscoperto grazie al consigliere Vincenzo D’Incecco. E nel 2010 abbiamo scelto di commemorare la tragica ricorrenza ponendo una lapide esattamente dove vennero trucidati Di Berardino, Di Giacomo e Mancini, un simbolo di tutti i civili caduti sotto la follia della guerra, per ricordarci quanto possa divenire vicina la guerra a causa della follia degli uomini”. Dopo la deposizione di una corona d’alloro da parte dell’assessore Antonelli e del consigliere D’Incecco, e la recita dell’Eterno Riposo, Don Max ha sollecitato per la commemorazione del prossimo anno, in occasione del settantesimo anniversario della tragedia, il coinvolgimento delle scuole “perché oggi è nostro dovere trasmettere la nostra memoria, il nostro sapere, ai giovani, ai bambini, che sono coloro che dovranno farsi custodi di pace nel futuro”.


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