Emergenze post-sisma, prima le case poi le chiese

22 Aprile 2009   16:35  

Ripartire sì, ma da dove si chiedono in questo momento gli aquilani, molti rimasti senza una casa, senza gli affetti, tutti con una vita da ricominciare. La città che non c’è significa assenza di lavoro, di servizi, di scuole, ma anche di luoghi di ritrovo, di svago, quotidiano scorrere del tempo.Domani probabilmente si avrà una ipotesi concreta sulla quale basarsi, è atteso infatti dalla riunione del Consiglio dei Ministri il decreto che dirà quanto e come si interverrà sulla popolazione vittima del sisma. Certo non portano conforto agli sfollati accampati nelle fredde ed umide tende le notizie che fino ad oggi si sono rincorse.Ipotesi di adozione di monumenti da parte di enti e istituzioni di ogni parte d’Italia e del mondo per la ricostruzione ed il restauro dello scrigno artistico di cui L’Aquila poteva vantarsi fino a una quindicina di giorni fa, non crea poi grande entusiasmo – e non poteva essere altrimenti – da parte di tutti quelli che prima di un luogo di culto vorrebbero un tetto sotto il quale vivere, che prima di un cinema rivorrebbero il loro lavoro.Dando voce ai terremotati, a L’Aquila si accettano dunque tutti gli aiuti, che generosamente vengono offerti al capoluogo d’Abruzzo così martoriato. Vere esigenze in questo momento sono tuttavia abitazioni nuove, sicure e dotate di ogni comfort che possano classificarle come tali, prima di ogni qualsiasi altra cosa.Un appello quindi a tutti quelli che hanno offerto il proprio sostegno a destinarlo a questo, fondamentale e primario bisogno in questo momento. Lo slogan L’Aquila città di cultura, talvolta abusato, rende tuttavia efficace la rilevanza del settore per la città, anche economicamente, avendo sempre rappresentato una importante voce nell’economia locale.Le emergenze del post-sisma richiedono ad ogni modo l’individuazione di una scala di priorità. L’attenzione dei benevolenti del mondo della cultura sia dunque quantomeno illuminata da maggiore sensibilità che porti ad individuare le vere risorse culturali cittadine.

Senza peli sulla lingua possiamo dire che l’aquilana Accademia dell’Immagine, i cui dipendenti sono senza stipendio da mesi e, nei casi peggiori, senza neanche i versamenti contributivi, può senza dubbio attendere.

(MS)

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