Emiliano Dante: "Non si può essere sfollati per sempre"

Speciale Cineramnia

29 Luglio 2010   10:02  

Tanti giovani teramani hanno assistito ieri alla proiezione della pellicola di Emiliano Dante, "Into the blue". Mai pubblico fu più azzeccato, perchè il film racconta proprio le esistenze di sei ragazzi aquilani nel dopo sisma. La pellicola punta sull'indagine delle personalità 'interrotte' dei protagonisti, sulla monotonia della vita in tenda, sulla perdita della concezione dello spazio, del tempo e, soprattutto, dei sentimenti.

"Non mi interessava fare un film politico.", ha precisato Dante,"Nel post-terremoto ho fatto anche attività in tal senso, ma sono una persona che vuole scindere i due aspetti. Se devo fare politica la faccio. In questo caso, però, stavo girando un film che è una cosa completamente diversa ed ho cercato di cogliere l'aspetto poetico della vita in una tendepoli. Come potete immaginare, per me che ho vissuto questa esperienza in prima persona non è stato affatto semplice.".

"Into the blue" è un'opera molto interessante in quanto riesce a mescolare il documentario con la storia a soggetto: "Inizialmente doveva essere una fiction. Poi ho cominciato a raccogliere testimonianze di liceali sulla loro vita in tenda, ed ho trovato le loro parole così interessanti e pure, che mi è sembrato quasi naturale inserirle nel film. Quando Marco Lombardi, che insieme ad Edoardo Caroccia ha prodotto il film, mi ha fatto sapere di aver iscritto il lungometraggio ad un concorso per documentari un pò me la sono presa. Poi, però, vedendo le altre pellicole sono stato molto contento della scelta, perchè la mia era la più realistica di tutte.".

Il film attacca in maniera piuttosto esplicita i mass-media, per il loro modo artificioso di raccontare la vita degli sfollati, trattati come fossero attori e non come esseri umani in preda ad una profonda sofferenza: "Ciò che è successo non  è rappresentabile. Io stesso non ho descritto il terremoto ma il mio personalissimo modo di vedere il terremoto. Le esperienze sono state molteplici e tutte degne della massima attenzione.".

Presente alla serata evento anche il produttore Marco Lombardi, che ha spiegato come ha conosciuto Dante: "Ho incontrato Emiliano per la prima volta alla Mostra del Cinema, a Venezia. quando facevo il selezionatore. Lui aveva presntato il suo primo lungometraggio, ma noi della giuria l'avevamo scartato nonostante fosse molto interessante. Siamo comunque rimasti in contatto e, quando mi ha chiamato per parlarmi di un film sul sisma del 6 aprile sono rimasto impressionato dall'idea che aveva avuto. L'ho lasciato lavorare liberamente, limitandomi a dare un punto di vista esterno per contribuire in maniera costruttiva al progetto.".

Lombardi ha poi voluto rimarcare la bellezza della colonna sonora, con le splendide canzoni cantate dallo stesso regista: "Pensate che avevamo la possibilità di avere un pezzo di Ivano Fossati, ma Emiliano ha preferito non inserirlo.". "Non è che io mi senta migliore di Fossati", ha precisato Dante, "ma volevo che tutto il film fosse pensato e realizzato all'interno della tendopoli. Avrei voluto cantare di nuovo una delle tracce, perchè non mi era piaciuto com'era venuta, Ma in tenda era difficilissimo trovare un pò di pace, ed una volta finita la mia esperienza a Collemaggio rifare la canzone non aveva più senso".

L'artista si è soffermato sui progetti futuri: "In realtà volevo che 'Into the blue' fosse una trilogia. Nella mia testa c'era l'idea di voler andare a girare un seguito sulla costa per poi tornare in città, ma non avevamo i mezzi per fare un'operazione del genere. Trovo molto difficile fare proiezioni mentali su ciò che verrà. Ho ricominciato da poco. Come dice un personaggio del film, non posso essere sfollato per tutta la vita.".

Dal pubblico arriva una domanda molto interessante ("Come mai lo hai chiamato 'Into the blue' e non 'Nel blu'?). Emiliano Dante ha risposto: "Prima di tutto perchè il titolo in inglese ha una polivalenza semantica molto interessante in quanto, tra i vari possibili significati, c'è anche il contrario di 'all'improvviso'. E poi, sinceramente, perchè nella traduzione italiana c'è un evidente richiamo a Modugno, e la cosa mi sembrava abbastanza fuorviante.".

Francesco Balzano


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