"Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch’io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimé, tutto; cioè l’orgoglio di esserlo che mi riviene in gola quando meno me l’aspetto, per esempio quest’estate in Canada, parlando con alcuni Abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra.
Un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è Abruzzo. Questo dovrebbe spiegarti il mio ritardo nel risponderti; e questo ti dice che sono nato a Pescara per caso: c’era nato anche mio padre e mia madre veniva da Cappelle sul Tavo".
Così scriveva Flaiano in un estratto pubblicato in "Discantus" di Pasquale Scarpitti. E c’è chi dice che il piccolo centro del pescarese gli abbia dato i natali. Ma tradizione vuole, che qui, a Pescara, in corso Manthonè, nacque, Ennio Flaiano, il 5 Marzo del 1910.
Scrittore, sceneggiatore, giornalista, critico teatrale e cinematografico, umorista. Cosa non ha fatto Flaiano, cosa non è stato detto su di lui. Non solo aforismi, Flaiano, la sua ironia sferzante, che sfocia a volte nel sarcasmo, sempre bonario, però, di fronte la vita, soprattutto la sua gente. Nato da Cetteo Flaiano il 5 Marzo del 1910, Ennio passa un’infanzia tra viaggi e spostamenti tra scuole e collegi, fin quando, nel 1921, arriva a Roma dove si iscrive ad Architettura senza, tuttavia finire gli studi. Scrive su vari quotidiani e nel 1940 sposa Rosetta Rota, due anni dopo nasce la figlia Luisa.
Ma All'età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima malattia che le comprometterà tragicamente la vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne "La valigia delle Indie". Dal 1943 inizia a lavorare per il cinema con Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e molti altri.
Al cinema lo legherà per sempre un rapporto di amore odio. Nel 1947 vince il primo Premio Strega con "Tempo di uccidere", appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia. E il rapporto di amore odio lo ebbe anche con Roma e sulla sua casa campeggia un cartello "Con i piedi poggiati fortemente sulle nuvole". Tra il 1947 e il 1971 scrive alcune tra le più belle sceneggiature del cinema.
"I vitelloni", nati da quei giovani che bivaccavano per le strada di Pescara, "Giulietta degli spiriti", "Fantasmi a Roma", "Fortunella", "Le notti di Cabiria", "Totò e Carolina, "La strada", "Lo sceicco bianco", "La Dolce Vita" e tanti altri film capolavoro ancora.
Poi Flaiano conia termini legati alla propria Abruzzesità: "i paparazzi", da le paparazz...che si abbarbicano oppure il flash che ricorda proprio una conchiglia, per descrivere i fotografi della dolce vita romana sempre a caccia di scoop. Nel 1972 un secondo infarto gli fu fatale. Ennio Flaiano muore il 20 novembre.
Nel 1992 la figlia e nel 2003 si spegne la moglie. La famiglia è riunita nel cimitero di Maccarese, a Roma. Alla sua memoria sono dedicati i Premi Internazionali dell’Associazione omonima presieduta da Edoardo Tiboni che a Flaiano dedica, per il centenario, una serie di importanti iniziative. 100 anni in un giorno, oggi, per le tante celebrazione per l’Abruzzese illustre.
E Flaiano come l’avrebbe presa? Probabilmente, domani, avrebbe così chiosato, con uno dei suoi efficaci aforismi: "coraggio, il meglio è passato!".