Eutanasia, un tema difficile trattato con eccessiva leggerezza

Paola Perego intervista Sandra Milo

24 Settembre 2010   15:56  

L'eutanasia è un tema delicatissimo e merita di essere trattato con il massimo dell'attenzione, sia dall'uomo della strada sia, a maggior ragione, da chi ha un microfono in mano. La Perego, durante la trasmissione "Se...a casa di Paola", ha peccato di eccesiva leggerezza nell'affrontare l'argomento,  tanto da suscitare l'ira di un comune telespettatore che ha scritto una lettera a "L'Avvenire".

“Ho acceso la televisione per caso su RaiUno. Non è mia abitudine, ma in quell’occasione ho fatto bene. Una giornalista-conduttrice (?), di cui non ricordo il nome e che non conosco, stava intervistando la signora Sandra Milano (un’intervista assurda, una delle tante che continuamente vengono offerte dai media di oggi incapaci di qualsiasi elevatezza e professionalità responsabile). Ecco perché la domanda truffaldina e mistificante, riferita al fatto che tanti anni fa la signora Milo avrebbe aiutato a morire sua mamma, forse un atto di eutanasia. Non voglio giudicare Sandra Milo, ma mi ribello a come la conduttrice ha fatto la domanda: riferendosi a quell’atto lo ha definito ‘estremo atto di amore’ e, di seguito, ha anche continuato parlando di ‘aiutarla ad andare via’. Ecco come si vuole far passare l’eutanasia. Sono un infermiere, che conosce la vita, la malattia e la morte. E sono un cittadino che paga il canone. Mi chiedo se faccio bene a continuare a pagarlo”.

Bisogna chiarire due punti: prima di tutto il servizio pubblico non deve accontentare nessun telespettatore, ma rimanere neutrale e dare un'informazione completa, quindi esaminare l'argomento da più punti di vista. Seconda cosa, stiamo comunque parlando del quotidiano della Santa Sede. Detto questo, lo spettatore ha perfettamente ragione quando dice che definire, in maniera assoluta, l'eutanasia come "estremo atto d'amore" può offendere la sensibilità del pubblico cattolico.
 
Molto più dura, ma c'era da aspettarselo, la risposta di Marco Tarquini, direttore de "L'Avvenire": “Sono sbalordito quanto lei. Paola Perego continua a inanellare ‘perle’ di questo tipo e la tv che le viene concesso di fare è, a mio giudizio, uno dei motivi per i quali il piccolo schermo sta diventando lo specchio deformato del Paese. Non sono sbalordito, dunque, ma condividendo i suoi sentimenti sono deluso, offeso e anche un po’ arrabbiato. Da cittadino e da telespettatori mi aspetto che gli spazi del servizio pubblico radiotelevisivo vengano usati sempre con intelligenza, rispetto e senso della realtà e della misura. Mi attendo, insomma, che ai propagandisti di sé e delle proprie personalissime opinioni non sia permesso di dilagare a piacimento. Soprattutto quando non hanno alcun titolo per pontificare con insostenibile leggerezza su questioni delicatissime, ma sfruttano ogni occasione per entrare - senza chiedere neanche permesso - nelle case, nelle riflessioni e nei problemi degli italiani. Se gli spettatori continuano a sbarrare gli occhi davanti a quelle che lei giustamente definisce ‘mistificazioni’, spero che chi di dovere apra finalmente i suoi”.

Tarquini e Perego commettono un errore comune sostenendo tesi estreme su un argomento, l'eutanasia, che meriterebbe un momento di riflessione in più. In medio stat virtus.

Francesco Balzano


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