Ferragosto. In arrivo il culmine dell'estate 2009

Le origini della festa tra sacro e profano

08 Agosto 2009   15:48  

Con passo leggero e veloce,  clima tropicale e atmosfera sottilmente malinconica anche quest’estate giunge al suo culmine, approssimandosi a quella che è la festa estiva per antonomasia, da tutti attesa e nel mentre temuta, meglio conosciuta come Ferragosto. Ormai collegata alle immagini classiche del mare e del sole, del banchetto coi parenti  alticci e dell’alba fatta con gli amici accampati sulle montagne, questa festa metà sacra e metà profana è un po’ come l’Epifania, che stretta fra il Natale e il Carnevale, preannuncia il declino della stagione invernale.

Non importa infatti se stai andando in vacanza soltanto adesso, certo di goderti il meraviglioso clima che solitamente giunge tra la fine di agosto e i primi di settembre(da molti indicato come il migliore per ottenere vacanze rilassanti), né se stai ancora lavorando, digrignando i denti e roteando i pugni alla vista del capoufficio pretenzioso e sorprendentemente immune alla calura, l’arrivo del ferragosto segna per tutti la soglia di un passaggio: quello di un’estate che sta procedendo verso la sua conclusione, il suo compimento, il bilancio di tentazioni esplorate o soltanto fantasticate, viaggi esistenziali compiuti o nuovamente rimandati, mete raggiunte o definitivamente archiviate.

Così, in attesa che il sipario si chiuda sul teatro estivo delle vicende umane, il Ferragosto si apre in tutta la sua potenza celebrativa, la sua fama di giocoliere astrale, di agricoltore sapiente, di mangiatore di fuoco e dispensatore di luce solare, potente simbolo di gioia terrena e nutrimento spirituale.

LE ORIGINI DEL FERRAGOSTO

Scaturita dalle cosiddette ferie consuali celebrate nell’antica Roma in onore del dio Conso, protettore dell’agricoltura, delle messi e dei raccolti, la festa popolare di mezza estate che tutti conosciamo deve il suo nome all’imperatore Ottaviano Augusto.  Fu per omaggio alla posizione da lui rivestita che le suddette ferie vennero denominate “Augustalis”.  Dai primi di settembre (celebrati anticamente), il periodo festivo venne spostato e concentrato nel mese di agosto, in cui i lavoratori erano soliti porgere buoni auspici ai propri padroni  in cambio di soldi o porzioni di raccolto. Le Ferie Augustalis o “Augusti” si sviluppavano fra rituali collettivi, banchetti, bevute ed eccessi di natura sessuale, dove anche schiavi e serve erano inviati a partecipare.  Profondamente radicate nella cultura romana ed italica, e culminanti il 15 del mese, le festività augustiane vennero successivamente inglobate dalla Chiesa, che le cristianizzò con successo inserendole nella celebrazione dell’Assunzione in cielo di Maria Vergine.

Anticamente a Roma, in occasione della festa mariana, si svolgevano spettacolari processioni notturne, nel corso delle quali una tela raffigurante il Salvatore veniva trasportata dalla Cappella di San Lorenzo in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore. La sera del 14 di agosto l’immagine del Cristo, al tempo proclamata “Acheropita” , ossia non dipinta da mano umana bensì angelica, veniva prelevata dal Pontefice  e deposta su una portantina destinata ad attraversare una Città Eterna costellata di fiaccole accese. Secondo la leggenda fu in una di queste processioni che papa Leone IV sconfisse il mostruoso Basilisco(animale fantastico e mitologico somigliante al serpente) presente all’interno di una grotta accanto la chiesa di Santa Lucia in Orfeo, poi Santa Lucia in Selci.
Nel corso della seconda metà del secolo XVI la processione venne soppressa, e il Ferragosto romano fu  nuovamente legato a riti profani come il combattimento dei tori o la corsa dei cavalli. Ma l’influsso della corrente mariana sull’antica festa del raccolto è sempre rimasto tangibile, tanto che il 15 di Agosto è ancora oggi in tutta Italia occasione di allegre gite con gli amici come di rituale religioso e preghiera.

In questi giorni afosi e attraversati dalla trama dorata della luce solare, le feste legate al culto della Vergine sono in effetti numerosissime. La processione dei Candelieri di Sassari, dell’Inchinata a Tivoli, dell’Assunta a Porto Santo Stefano, il trasporto dei Giganti e della vara a Messina, le danze e il falò della “Pantasima” o “Pupazza” nel reatino e in varie zone dell’Abruzzo, la recita del bruscello a Montepulciano, sono solo alcune degli eventi sacri organizzati in celebrazione delle festa mariana a metà del mese. Molti studiosi individuano in tali aggregazioni componenti magiche, ispirate dall’eterna rincorsa dello spirito da parte dell’essere umano e dal piacere profano di celebrare insieme a parenti e amici i frutti della Terra, madre materiale di tutte le cose, specchio e controparte del cielo generoso e stellato dell’estate.

IL PALIO DELLE PUPE A CAPPELLE SUL TAVO

Caratteristico, e più volte citato dai ricercatori di feste e tradizioni italiane, è il “Palio delle pupe” organizzato ogni ferragosto a Cappelle sul Tavo, in provincia di Pescara. Istituita nel 1976 tale manifestazione consiste in una divertente gara tra rioni che competono per la creazione della “pupa più bella”. La tradizione del fantoccio animato, meglio conosciuto come “pupazza” “pupa” o “pantasima”, ha origini antiche e vanta un ricco miscuglio di culti e tradizioni contadine ormai quasi completamente estinte.  Costituita da un’intelaiatura di canne e legno leggero ricoperta di fogli di giornale sovrapposti , incollati e dipinti, la pupazza appare solitamente circondata da un castello, suggestivo scenario di balli e fuochi pirotecnici cui il fantoccio prende parte roteando se stesso e danzando. Originata da concezioni magico-religiose a carattere agrario, la danza della pupa veniva considerata rito propiziatorio della fertilità atto ad ingraziarsi una natura misteriosa e sfuggente, ancora  vergine rispetto ai meccanismi invasivi del controllo umano, per questo ritenuta umorale e pericolosa. 

L’assenza di documentazione certa, e la contaminazione culturale che per forza di cose è andata formandosi nel corso del tempo non consentono un’analisi accurata dell’antico rito della pupa. Tra gli elementi emersi tuttavia, due sono quelli ritenuti inconfutabili: l’elemento erotico della procreazione e il fuoco come simbolo di purificazione e protezione della salute umana. In passato presso la località Casalincontrada il rito della pupa veniva infatti incentrato sulla danza di corteggiamento  “dellu Paparone a la Paparelle”, la corte del papero alla papera durante il ciclo primaverile, preludio ricco di eros all’atto terreno e sacro dell’ unione tra due esseri, esperienza generatrice di prole ed  evocatrice della fecondità del suolo. Il significato purificatorio attribuito all’elemento del fuoco viene invece ricordato più esplicitamente dallo “sparo della pupa”, momento in cui -dopo un crescendo di  giochi pirotecnici- un grande scoppio finale scaturisce dalla girandola infissa nella testa del fantoccio, dando luogo all’atteso e commovente culmine della festa di mezza estate.


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Giovanna Di Carlo


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