Finta bomba a Bonanni, chiusa l'inchiesta: rinvio a giudizio per Nunziato e Colasante

La Di Stefano sceglie patteggiamento di 2 anni di pena

30 Dicembre 2014   11:26  

Si è conclusa rapidamente l'inchiesta della Procura distrettuale dell'Aquila circa la finta bomba recapitata lo scorso marzo a Raffaele Bonanni, ex segretario nazionale della Cisl, presso l'abitazione di sua proprietà a Francavilla al Mare.

L'ordigno, fatto in casa, era in sé inoffensivo, ma a giudizio degli inquirenti rappresentava comunque un tentativo di intimidazione in piena regola all'indirizzo del sindacalista. Il gip Romano Gargarella ha accolto la richiesta del pm Antonietta Picardi, disponendo il rinvio a giudizio immediato senza udienza preliminare per Davide Nunziato, 32enne di Francavilla al Mare, e Donato Colasante, 21enne di Guardiagrele. La terza indagata, la 30enne Valeria Di Stefano, moglie di Nunziato, ha invece scelto di patteggiare una pena di 2 anni di reclusione.

Nunziato e Colasante sono accusati in concorso di minacce con finalità di eversione dell'ordine democratico poiché, come ha scritto l'accusa, "il 21 marzo del 2014 apponevano davanti al cancello d'ingresso dello stabile sito in via Alcione numero (...) di Francavilla al Mare una simulazione di ordigno, contenuto in una busta di cellophane, composto da un contenitore di plastica e bulloni in ferro avvolti da carta stagnola dal quale fuoriuscivano dei fili elettrici legati all'involucro con del nastro isolante".

L'ordigno, hanno inoltre sottolineato i magistrati, "spinse i carabinieri ad intervenire sul posto con l'ausilio di artificieri", dopodiché fu Nunziato - sempre secondo l'accusa - a telefonare al 112 per avvertire della bomba presso l'abitazione di Bonanni, gesto per il quale il 32enne si è visto recapitare un'ulteriore imputazione per procurato allarme, oltre a quella per detenzione di armi, in concorso con la moglie Valeria, sequestrate il 17 luglio scorso dalla squadra mobile di Chieti.

La situazione più compromessa, comunque, risulta essere quella di Colasante, imputato di altri reati, gravi benché tutti ancora da dimostrare: estorsione e minacce nei confronti della madre per procurarsi i soldi per acquistare stupefacenti, maltrattamenti verso la nonna e danneggiamenti contro i mobili della casa di costei, oltre ad un presunto tentativo di costringere una minorenne del paese a prostituirsi per lui.


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