Fiume Pescara, il biologo Damiani: "Altissimo rischio idrogeologico, fiume in sofferenza da anni"

07 Novembre 2011   12:01  

E' un fiume vituperato, l' Aterno Pescara con particolare riguardo al tratto dell'area Chieti Pescara, dove proprio in queste ora a parlare di emergenza è la Confcommercio che ricorda il passato e l'attuale rischio.

Uno dei momenti più salienti della storia del Pescara fu quello della realizzazione del centro Commerciale Megalò, contro la quale si schierò Italia Nostra e i Verdi non per motivi ideologici, ma semplicemente perché quel luogo dove doveva sorge e dove poi è sorto il centro commerciale, era area di espansione naturale del fiume Pescara e la regione Abruzzo l'aveva definita come “area a massimo rischio esondazione” (R4), ma dopo cinque mesi da quella definizione la Regione dà autorizzazione di costruzione di Megalò.

Lì dove naturalmente il fiume Pescara trova il suo sfogo durante le piene ora c'è un centro commerciale. 

Il biologo esperto di fiumi Giovanni Damiani aveva seguito da vicino la vicenda e oggi ci racconta che il rischio in quell'area “è molto aumentato.”

E spiega perché:  “I 40 ettari dove sorge il Megalò erano sia ad alto rischio esondazione, sia cassa naturale di espansione. Magalò – spiega Damiani- per proteggere il manufatto ha alzato argini altissimi, cioè ha recintato il fiume, facendolo diventare una vera pista da bowling al termine della quale c'è Pescara. Ciò aumenta il rischio idrogeologico a valle.”

Il fiume Pescara spiega Damiani esondava regolarmente, ma senza rischio per la popolazione a valle. Già nel 1992 ci fu una potente esondazione, ma all'epoca il fiume sapeva dove "sfogarsi".

“Ma c'è di più - racconta Daminai - altri interventi, per realizzare centraline idroelettriche, hanno aumentato il rischio. Sette km di fiume sono stati disboscati, gabbionati, rettilineizzati e la “pista da bowling” è allungata ed è senza ostacoli che frenino la potenza della corrente."

Damiani spiega ancora: “La foce del Pescara è in sofferenza da anni per un diga in marea che fa da ombrella all'imboccatura del porto, costruita senza valutazione di impatto ambientale che ha creato l'impossibilità di un libero deflusso del fiume. Danni infiniti ne sono nati. Inoltre il fiume è in situazione di interrimento,”

Il fiume quindi non ha più reali possibilità di sfogo, e “il rischio idrogeologico è aumentato di tantissimo.”

Ma chi si occupa di questo fiume? Una volta, spiega Damini, c'era almeno il guardafiume ora invece c'è l'autorità di bacino ma “se sono regionali corrispondono con la Giunta regionale, quindi non hanno autonomia.”

In più racconta Damiani “Per il fiume è arrivato un commissario, Adriano Goio, che praticamente si occupa di tutto ma con una lentezza esasperante. Ora si vocifera della costruzione di nuove casse, artificiali, di espansione ma sono sono opere pubbliche costosissimi. Questo commissario può tutto ha poteri militari.”

Interventi immediati per ripristinare il deflusso e opera di rinaturalizzazione, sono le azioni da compiere, secondo il biologo Damiani, senza che questo costi milioni di euro, per aiutare il fiume con mitigazioni, che, attualmente in caso di piena, sarebbero esse stesse esondate.

di Barbara Bologna


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