Fotografare L'Aquila per tutelare le sue antiche pietre

Domeniche aquilane

09 Maggio 2010   12:59  

Cittadini aquilani che partecipano all'Assemblea permanente di piazza Duomo, con al seguito coreografiche - e tuttosommato inutili - carriole, questa mattina sono tornati in zona rossa per realizzare un reportage fotografico che ha come oggetto le pietre nobili e gli elementi di pregio architettonico accatastate o gettate tra le altre macerie.

Il fine, spiegano al nostro microfono è quello di realizzare un archivio di immagini, utili non solo per la ricostruzione, ma che soprattutto prevenga il rischio che tali elementi di pregio vengano persi o rubati, come purtroppo già avvenuto. E a tal proposito l'architetto Antonio Perrotti accusa la Soprintendenza di non aver vigilato con adeguata efficacia e che soprattutto in molti cantieri non si provveda, come avvenuto ad esempio in Umbria e a Gemona in Friuli, a numerare le pietre nobili e conservarle in sicurezza in loco.

''Il punto - osserva un manifestante - è che se i cittadini si disinteressano del centro storico, non partecipano in prima persona e non vigilano durante tutte le fasi della ricostruzione, ed anzi criticano anche ferocemente chi invece cerca di fare qualcosa per il bene dell'Aquila, la città ce la rubano pezzo dopo pezzo, o comunque non sarà ricostruita come deve essere fatto''.

E' avvenuto anche in Irpinia: capitelli, bifore, antichissime pietre angolari di Calabritto ad esempio, ora fanno bella mostra di sé nelle ville del salernitano e del basso Lazio, da dove provenivano le ditte edili. I cittadini se ne sono fregati ed ora vivono in un paese di cemento senza più storia ed anima.

A tal proposito è stato da loro inviato alla Procura della Repubblica dell'Aquila un esposto.

 

Alla Procura della Repubblica dell'Aquila

Oggetto: ESPOSTO. SALVAGUARDIA, RECUPERO E TUTELA DELLE PIETRE MONUMENTALI E STORICHE DELL'AQUILA, DELLE FRAZIONI E DEI COMUNI VICINIORI

  • I sottoscritti firmatari, cittadini residenti e non, rappresentanti o esponenti di associazioni culturali, segnalano alla Procura dell'Aquila il gravissimo, inaccettabile ritardo degli Enti istituzionali preposti allo sgombero, alla salvaguardia, al recupero ed alla tutela delle macerie riguardanti Chiese, Palazzi soggetti al vincolo delle Soprintendenze ed altri monumenti crollati o danneggiati nel centro storico della città dell'Aquila, delle frazioni e dei comuni viciniori a seguito del sism

 

  • I sottoscritti hanno verificato il giorno 2 maggio 2010 ed anche in sopraluoghi precedenti, che nella interdetta zona rossa del Centro storico dell'Aquila, giacciono ancora a terra caoticamente - sia nelle strade che nelle piazze ed a distanza di oltre un anno dal terremoto - migliaia e migliaia di pietre secolari, capitelli, colonne, fregi, targhe epigrafiche, ecc. aventi un grande valore non solo civile, culturale e memoriale, ma anche venale.

 

Tali reperti incustoditi e completamente abbandonati all'aperto, senza alcuna vigilanza, sono stati e continuano ad essere facile preda di collezionisti, costruttori edili e ladri comuni, in quanto il loro valore di mercato è altissimo, data la consueta prassi costruttiva del loro utilizzo come "citazioni architettoniche" inserite nelle porte, nelle facciate, o in altri ambienti di case e ville signorili. In proposito esiste un fiorente mercato nazionale e internazionale.

 

  • Per dare un'idea solo approssimativa del grave danno sinora inferto al patrimonio civile e culturale della città dell'Aquila a causa delle omissioni sinteticamente denunciate a carico degli Enti istituzionali responsabili dello sgombero, classificazione e catalogazione delle macerie, si allegano alcune fotografie scattate da uno dei denuncianti qualche giorno fa e nei due-tre mesi precedenti.

Dalla sequenza diacronica delle foto scattate in Piazza S. Pietro da fine febbraio 2010 al 2 maggio 2010, si potrà notare come la situazione complessiva delle macerie di pregio abbandonate, sia nettamente peggiorata rispetto ai primitivi danni causati dal sisma, a causa delle "rimozioni" messe sinora in atto.

 

  • I sottoscritti ritengono pertanto che solo un'analitica quanto tempestiva catalogazione e messa in sicurezza dei reperti di valore e delle altre pietre secolari abbattute dal terremoto e dalle demolizioni in corso, possano garantire la futura ricostruzione, mediante la tecnica della cosiddetta anastilosi (pietra su pietra, cioè), di Chiese, Palazzi ed altri monumenti.

Questa denuncia scaturisce dal fatto che le omissioni evidenziate sono un vero e proprio danno morale e patrimoniale non solo per la comunità aquilana, ma anche per quelle italiane ed europee.

Circa il danno oggettivo causato all'intera città ed ai proprietari pubblici e privati di beni di pregio soggetti a tutela da parte dello Stato, è sufficiente rifarsi alla previsione giuridica contenuta nel D.L.

 

22/1/2004 n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della legge 6/7/2002 n. 137".

 

Il depauperamento e la privazione delle caratteristiche architettoniche di tali immobili e delle altre emergenze civili e religiose a causa delle omissioni, costituisce pertanto, a parere dei sottoscritti, azione perseguibile nei termini di legge.

 

I sottoscritti chiedono inoltre che le operazioni di rimozione, catalogazione e salvaguardia delle macerie di pregio vengano svolte nella più totale trasparenza, mediante la diffusione dei dati riguardanti sia la tempistica che le modalità che saranno messe in atto per il raggiungimento degli indifferibili obiettivi richiesti con questa denuncia.

 

  • I sottoscritti chiedono inoltre di non vedersi frapporre ostacoli speciosi da parte della autorità nazionali e locali, alla loro volontà di coinvolgere in prima persona volontari specializzati provenienti da L'Aquila e dall'intero territorio nazionale, per dare un fattivo apporto al costituito "Osservatorio di controllo per la tutela, salvaguardie e recupero delle pietre monumentali e storiche della città dell'Aquila, dei borghi e dei comuni viciniori", mediante accessi debitamente autorizzati per i sopralluoghi che saranno effettuati nelle zone rosse.

 

 

Domani tutti con macchinette fotografiche e videocamere in giro per il centro dell'Aquila. E prossimamente una bella mostra sotto il tendone e una spedizione di massa a chi di dovere.

L'Aquila dopo 13 mesi è ancora vuota, sì vuota. Non si tratta solo di qualche pezzetto di centro storico, 4 chiese e poche piazze. Sono 160 ettari di centro + gli altri centri storici dei borghi + grandissima parte dell'immensa periferia.

RIAPRIRE LA CITTA', RECUPERARE LE PIETRE, ACCELERARE LA RICOSTRUZIONE OVUNQUE!

 


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