Franco Barberi e i procurati disallarmi

Prima in Umbria poi in Abruzzo

14 Maggio 2009   14:24  

Gli aquilani hanno impresse nella memoria le parole del professor Enzo Boschi e e del sottosegretario Franco Barberi, proferite a margine del vertice di grandi esperti tenutasi un settimana prima del terremoto e dopo l'ennesima violenta scossa che aveva creato giustificato panico presso la popolazione.
"Escluderei - disse Boschi che lo sciame sismico sia preliminare di eventi catastrofici”. “Gli sciami – aggiunse Franco Barberi - tendono ad avere la stessa magnitudo ed è molto improbabile che nello stesso sciame la magnitudo cresca. Noi rappresentiamo la situazione scientifica".
Tutti gli esperti non mancarono di ridicolizzare  Giampaolo Giuliani, e rassicurarono che "i terremoti non si possono prevedere". Nessuno ravvisò la contraddizione tra il dichiarare imprevedibili i terremoti e l'escludere la possibilità di scosse parossistiche.


Navigando negli archivi dei principali quotidiani on line si scopre che ciò che accadde prima e dopo il terremoto in Umbria  1997 ha molte analogie con gli eventi aquilani. A cominciare dalle rassicurazione del sottosegretario Barberi, anche in quel caso smentite dai fatti ,e in merito all'interpretazione dello sciame sismico. 

Una serie di scosse telluriche aveva interessato l'Umbria fin dal mese di agosto, nei dintorni di Nocera Umbra e Colfiorito. Le scosse avevano raggiunto intensità anche del quarto grado Mercalli ai primi di settembre, per questo motivo la Protezione civile informò la popolazione di un imminente pericolo legato allo sciame sismico, invitando gli abitanti di Colfiorito, Cesi e paesi limitrofi a soggiornare nelle tendopoli istituite pochi giorni prima del terribile sisma. Mai decisione fu più azzeccata e molta gente deve la vita a questa decisione. In quell'occasione lo sciame sismico fu di fatto considerato precursore di un evento distruttivo, a differenza di quello che è avvenuto a L'Aquila.

La notte del 26 settembre 1997, infatti  alle ore 1:12, si verificò la prima violenta scossa, che raggiunse l'ottavo grado  Mercalli. Seguirono altri movimenti tellurici minori. Nel mattino, alle 11:42, intervenne un'altra fortissima scossa del nono grado Mercalli, che provocò la morte di otto persone e il crollo della Basilica di Assisi.

Il sottosegretario Franco Barberi, intervistato il 27 da Unomattina all'indomani della prima scossa dichiarò però inverosimile l'ipotesi di scosse di maggiore intensità, perché quella appena verificata andava considerata la più forte di tutto lo sciame,  nell'immediato futuro, aggiunse, andavano previste semplici scosse di "assestamento" di intensità minore.
Ciò non fu,  e il sottosegretario Barberi fu travolto dalle polemiche: esponenti politici e di An lo accusarono di essere meno affidabile del Magio di Arcella. I frati si Assisi arrivarono a chiedere le sue dimissioni.

A seguire tre articoli d'archivio che ricostruiscono la vicenda:
 
 
'BARBERI PEGGIO DI UN MAGO'

Repubblica — 04 ottobre 1997
ROMA - E alla fine è arrivato lo sfottò aperto: "Il mago di Arcella è più attendibile del sottosegretario alla Protezione civile. A Barberi conviene rifugiarsi nel silenzio per evitare riti scaramantici a ogni suo intervento rassicurante". Con questa frecciata di Alleanza nazionale, che ha chiesto al governo di cambiare il vertice della Protezione civile, si è consumata la nemesi storica di Franco Barberi: dopo aver passato un' intera vita professionale ad accusare il governo di non saper fare la prevenzione antisismica, adesso che gli è stato affidato il timone sperimenta subito la burrasca. Non si può nemmeno definire il caso Barberi una "questione politica", liquidando l' attacco di Alleanza nazionale come un tiro indiretto a Prodi. Barberi è infatti un politico inventato da Berlusconi ed è anche l' unico sottosegretario ad aver superato indenne il cataclisma politico che ha portato dal governo del Polo a quello dell' Ulivo.
Come è possibile dunque che il sismologo più accreditato in Italia sia diventato il più contestato? Al momento dell' emergenza si è visto che la forza del personaggio coincide con la sua debolezza.
Franco Barberi è un esperto accreditato a livello internazionale: il suo curriculum è fatto di esperimenti d' avanguardia come l' uso di esplosivi per deviare la lava che scendeva dalla cima dell' Etna. Ma proprio questa sua sicurezza si è rivelata un boomerang.
Fin dalla prima scossa Barberi ha ragionato da tecnico. Cioè ha liquidato come irrilevanti gli scenari a bassa probabilità. E così ha compiuto errori di comunicazione in cui pochi politici sarebbero caduti. Ad esempio all' indomani dei crolli di Assisi un giornalista del tg del mattino gli ha chiesto: "C' è il rischio che la disastrosa scossa della scorsa notte possa preludere a un terremoto di maggiore intensità?". E Barberi, tranquillo: "Non ritengo verosimile questa eventualità, la sequenza normale è verso una diminuzione d' intensità". Una risposta ineccepibile sul piano tecnico e certo nessuno avrebbe avuto da ridire se si fosse trattato di un' analisi su un terremoto in Papuasia o di una ricostruzione storica riferita all' epoca di Carlo Magno. Ma appena la terra ha ripreso a tremare e le case a venir giù chi si è messo a contare i gradi della Richter per vedere se la seconda scossa era uguale alla prima o qualche punto più bassa? Chi sapeva che se si sale di un punto nella scala Richter l' energia in gioco aumenta di dieci volte e che quindi le nuove scosse erano sensibilmente più deboli della prima? Dei discorsi di Barberi non è rimasto l' invito a evitare di entrare nelle case non controllate dai tecnici: gli appelli alla prudenza sono scivolati via come acqua fresca, digeriti come l' ovvio appello delle autorità che vogliono mettere le mani avanti. Nella semplificazione inevitabile di fronte ai grandi numeri, il messaggio si è trasformato in una cantilena rassicurante: tranquilli, niente più grandi scosse, appena qualche colpetto d' assestamento e poi tutti a casa. Il copione si è poi ripetuto puntualmente alla vigilia delle altre scosse. E adesso per Barberi arriverà lo sciame d' assestamento.


L' ALLARME MANCATO SULLA SECONDA SCOSSA ED E' SUBITO POLEMICA

Repubblica — 27 settembre 1997
ROMA - "Ebbene sì. Nonostante quello che è successo questo mattina, lo ripeto. Le probabilità di una nuova scossa così forte sono basse, estremamente basse". Franco Barberi, sottosegretario alla Protezione civile, è un buon incassatore. Non solo per il fisico piazzato e per la cadenza toscana che annuncia la battuta facile. Barberi è un neofito della politica ma un veterano della sismologia.

E così quando gli piovono addosso le accuse di un gruppo di senatori di Alleanza nazionale replica senza esitazione. Le sue dichiarazioni del mattino in cui aveva rassicurato gli italiani sulla possibilità di un nuovo terremoto devastante sono state definite "incaute per non dire avventate". "Incauto è un aggettivo di moda nel clima politico di questi giorni: bisogna vedere chi è incauto", risponde il responsabile della Protezione civile. "Questa mattina io ho dato due suggerimenti a chi si trovava nella zona a rischio: non rientrare in casa prima di averne fatto verificare la stabilità, usare il telefono il meno possibile per lasciare le linee sgombere per l' emergenza.

Poi, di fronte al panico che stavano creando le voci incontrollate sull' arrivo di un terremoto peggiore di quello dell' Irpinia, ho aggiunto che l' ipotesi di una scossa di forza maggiore della prima era molto improbabile".

L' evento di bassa probabilità si è verificato ma i numeri sono dalla parte di Barberi. Nella sala dell' Istituto nazionale di geofisica, accanto a sismografi dell' Ottocento, ci sono i grafici che mostrano le 16 mila scosse registrate dal 1975. Nella zona di Foligno un evento doppio come quello che si è registrato ieri non esiste. "Non che non si sia mai verificato, ad esempio è accaduto in Belice, ma è molto raro", spiega il padrone di casa, Enzo Boschi, presidente dell' Istituto. "E il perchè è presto detto. Il terremoto è la liberazione di un' energia che si era andata lentamente accumulando. La ragione di fondo è che la zolla asiatica preme contro quella europea: lo scontro tra questi due blocchi crea una tensione che carica il terreno come una molla. E cosa succede quando si lascia andare una molla? L' energia si libera generalmente di botto, con contraccolpi sempre più deboli finchè si raggiunge la quiete". A Foligno invece la molla è scattata due volte a breve distanza. Anzi la seconda volta è stato un uno-due: un colpo dato, trattenuto per qualche minuto, e poi di nuovo assestato. Con il risultato - psicologico e fisico - di moltiplicare l' impatto su persone ed edifici già provati. In realtà le tre scosse sono state forti ma non terribili: meno di sei gradi della scala Richter, che è quella che misura la potenza del sismo, l' energia liberata. Altra cosa sono i gradi in Mercalli, la scala che misura gli effetti. Se andiamo a contare i danni scopriamo che il terremoto oscilla tra l' ottavo grado (definito "rovinoso") e il nono ("disastroso"). L' energia la manda la Terra e c' è poco da fare, ma le rovine e i disastri dipendono da scelte di edilizia e di manutenzione. "Scosse del genere con altre strutture abitative non avrebbero prodotto danni", ha commentato secco Barberi. La domanda centrale dunque è perchè un patrimonio artistico dal valore difficilmente calcolabile debba essere esposto non a una remota possibilità di danno, ma a un' alta probabilità di distruzione. La devastazione di Assisi è stata prodotta da un terremoto relativamente debole (50 volte meno forte di quello dell' Irpinia) e più volte annunciato. Pochi mesi fa la Protezione civile aveva reso note statistiche dal significato molto chiaro: nel corso dell' ultimo secolo c' è stato un terremoto di magnitudo 6 (scala Richter) in media ogni 7 anni con un intervallo massimo di 16 anni. L' ultimo era stato registrato nel 1980. Dunque si trattava di un evento atteso e l' Umbria era una delle zone sotto osservazione perchè è caratterizzata da terremoti frequenti, anche se meno catastrofici di quelli dell' Appennino meridionale dove l' energia si accumula più a lungo e produce esplosioni più devastanti.
Le richieste dei sismologi, che avevano più volte sollecitato il consolidamento dei monumenti ad alto valore artistico e degli edifici strategici (scuole, ospedali, prefetture, caserme), sono rimaste inascoltate. L' assicurazione contro il terremoto non è mai stata sottoscritta e il prezzo di questa scelta è stato pesante in termini di vite umane e di bellezze irrimediabilmente perse. Negli ultimi vent' anni i terremoti sono costati allo Stato 120 mila miliardi: 6 mila l' anno. Se la metà di questa somma venisse impiegata, come ha proposto il responsabile della Protezione civile, per i consolidamenti, nel giro di vent' anni i rischi sarebbero sensibilmente inferiori. Ora questo atto di buon senso sta diventando meno improbabile. "Il Parlamento ha appena approvato una legge che va in questa direzione, che spinge a investire sulla salvaguardia dei monumenti", ricorda Boschi. "Adesso si tratta di fare presto per riguadagnare il tempo perduto".

 

MONACI CONTRO BARBERI
Repubblica — 06 ottobre 1997   pagina 9
PERUGIA - "Chiuso per protesta". Il cartello campeggia sul vetro della piccola porta in alluminio affacciata sul giardino medievale della facoltà di Agraria. Chiude l' osservatorio sismico più antico del mondo, creato da una decina di frati benedettini nel 1751. Niente più rilievi sismici, né analisi dei dati raccolti negli epicentri che stanno sconvolgendo l' Italia centrale. E soprattutto niente più indicazioni sull' intensità e forza delle scosse. E' l' epilogo di uno scontro tra tecnici della Protezione civile e maestri non accreditati dei terremoti. Lo Stato contro i benedettini. Il vulcanologo Franco Barberi contro fra Martino Siciliani. Sabato pomeriggio l' Umbria è martellata da due fortissime scosse. I pennini dell' osservatorio di Perugia schizzano impazziti. Squillano i telefoni e Sergio Tardiali, uno dei tecnici del centro, risponde fornendo alcune informazioni. La valutazione è che la seconda scossa, quella delle 18,13, sia del settimo grado della scala Mercalli. Le agenzie di stampa riportano il dato e scoppia il finimondo. Barberi va su tutte le furie, chiama l' assessore all' Ambiente di Perugia, Alfeo Goracci e gli dice di intervenire presso i frati benedettini.
Goracci registra e chiama a sua volta l' osservatorio: "Se non la piantate di dare informazioni, Barberi vi fa chiudere. Con un decreto prefettizio". I tecnici chiamano fra Martino, direttore dell' osservatorio e gli dicono quello che sta accadendo. Padre Siciliani chiude ogni contatto e spedisce un comunicato ai giornali: "Di fronte al nostro senso di responsabilità, lo spirito di sacrificio e alla professionalità degli esperti che vi lavorano, il sottosegretario Franco Barberi non trova soluzione più intelligente che minacciare la chiusura dell' osservatorio. Io rispondo con l' umile obbedienza del benedettino e la fierezza del soldato garibaldino: obbedisco". Nel convento di S. Pietro Fra Martino ci accoglie col sorriso. Avrà sui cinquant' anni. Energico, preciso, fin troppo meticoloso, ci mostra il cuore dell' osservatorio. Si scende sottoterra e qui, tra computer, sismografi, centrali di elaborazione dati, il "mago" dei terremoti ci spiega cos' è accaduto. "La nostra struttura appartiene al Resil, la rete di controllo sismico-regionale. Abbiamo rapporti costanti con l' istituto di sismologia nazionale, anche se loro hanno il carisma dell' ufficialità, mentre noi siamo solo degli osservatori e degli studiosi del fenomeno. Sin da giugno avevo notato un' attività intensa e anomala proprio nella zona di Colfiorito. Così decisi di trasferire lì due stazioni di rilevamento automatico, degli "stand-alone". I dati raccolti d' estate mi hanno confermato che stava accadendo qualcosa: vidi che tra il 26 e il 27 settembre si era creata un' attività convulsa, stranissima delle correnti sotterranee.
Poteva esserci a breve distanza di tempo una nuova scossa. Infatti, è accaduto. L' ho segnalato a Roma in modo cauto e discreto. La cosa non deve essere piaciuta a qualcuno e da quel momento sono iniziate le tensioni sfociate in questa minaccia che francamente mi indigna".
Ma i contrasti sembrano essere più profondi. Fra Martino non lo dice anche se lo fa capire. Lo sciame di scosse non sono di assestamento.
Siamo in presenza di un nuovo terremoto, probabilmente attivato da una seconda faglia in movimento. Questo forse lo sanno anche alla Protezione civile. Ma sulla verità, prevale l' esigenza di evitare allarme e panico.

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