Gentile Ministro Clini, nessuno vuole previsioni. Ma chi deve farsi responsabile dei cittadini?

Dopo la sentenza della Grandi Rischi e il terremoto del Pollino

26 Ottobre 2012   11:05  

Gentile Ministro Clini,

scelgo di parlare direttamente a lei da questo giornale.

A L'Aquila è, onestamente, insopportabile percepire che al di fuori di questa realtà martoriata si pensi che la condanna emessa dal giudice Marco Billi ai sette componenti della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo 2009 si riunì in città, sia per "mancata o sbagliata previsione".

Mai, gentile Ministro, si è sentito parlare di previsioni nel corso delle udienze. Si è parlato di rischio, di analisi, di comunicazione, categorie concettuali forse non immediatamente intelligibili. Tuttavia ben diverse dalla previsione.

Prevedere cosa? Che ci sia un terremoto a L'Aquila? Questo, tra l'altro, lo avrebbe potuto "prevedere" chiunque. L'Aquila è stata tormentata dai terremoti del passato, l'ultimo nel 1703.

Quello che gli aquilani attendevano era qualcosa di più, ad esempio capire se una sequenza di scosse per certo non preludesse ad una scossa più forte. Se esiste la possibilità che uno sciame preluda una scossa forte, va detto e chiaramente.

Se sto male mi rivolgo ad un medico. Immaginiamo che una donna si rivolga ad un medico perché ha dolore al seno, il medico coscienzioso si chiederà se c'è familiarità con il tumore, farà gli esami clinici, e poi dirà: "C'è un rischio ...” anche se il tumore, per fortuna della donna, non si formerà mai. L'atteggiamento coscienzioso del medico spingerà la donna, nel pieno della propria libertà, a scegliere se fare controlli periodici, se osservare i mutamenti, e soprattutto se preoccuparsi quando il dolore si acuisce.

C'è un rischio. Calcolato, e imprevedibile, ma c'è ed è alto.

Proprio questa mattina Mario Tozzi, intervenuto nella trasmissione Radio Anch'io di Radio Uno Rai, ha parlato chiaramente di un rischio altissimo per una eruzione di un vulcano, credo il Vesuvio. E' stato netto, un rischio di strage.

Questo volevano sapere gli aquilani, se ci poteva essere un rischio altissimo, e invece ciò che è passato è che "tutto fosse normale".

E nel corso delle udienze al Tribunale dell'Aquila si è analizzato il concetto della parola "normale".
Qui c'è un argomento interessante: se la scienza parla di "normale" intende un'attività conosciuta, non per questo senza pericolo, la popolazione crede che "normale" sia qualcosa che non desta preoccupazioni.

Da qui le pongo una domanda: se davvero, come credo sia giusto, gli scienziati devono essere liberi di sbagliare, il loro eventuale sbaglio non deve essere dato in pasto al pubblico che pretende risposte. 
Allora perché i rappresentati di quella riunione del 31 marzo a L'Aquila hanno deciso di offrire le loro deduzioni in una conferenza stampa con giornalisti non certo esperti di scienza?
Perché nessuno ha deciso di stilare un chiaro comunicato stampa, perché non si è affidata la comunicazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di cui la Commissione è organo?
Perché si è scelto di riuniore quella commissione non nella sua sede istituzionale, ma lì dove le persone chiedevano notizie sul rischio?

Non pretendo da Lei risposte, ma sarebbe giusto porle.

Sarebbe anche giusto leggere il capo d'imputazione, e lì si può infatti leggere: "Sono state fornite dopo la riunione informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica, vanificando le attività di tutela della popolazione". Secondo i pubblici ministeri gli imputati "sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione" anche sotto il profilo dell'informazione. Queste notizie rassicuranti "hanno indotto le vittime a restare nelle loro case".

Mi pare evidente che non si parla di previsioni, stregonerie ed indovini.

A Lei mi rivolgo per porre la vera domanda. Dopo due anni e 7000 piccole scosse nel Pollino è arrivata una scossa più forte. Un tweet dalla zona colpita dice “Sono mesi che nella zona le scosse erano frequenti, ma non mi pare ci sia stato un grande interessamento”. Dice mi pare, non ne è certo chi scrive, né lo siamo noi.

A Lei chiedo dunque: dopo mesi di scosse sentinella, a chi deve competere dire o fare qualcosa? Certo il patrimonio edilizio va messo in sicurezza, lei lo ha più volte ripetuto. Giustissimo, ma mentre ciò non accade, le popolazioni possono rimanere vittime.

Chi deve parlare ai cittadini? Il sindaco? Gli scienziati? Il governo? La regione?

Chi può fare qualcosa (dare indicazioni su come comportarsi, individuare spazi di raccolta in caso di fuga dalle case etc..). Deve farlo un sindaco con i pochissimi soldi a sua disposizione, deve farlo attraverso la libera iniziativa del Comune o dall'alto dello Stato qualcuno deve parlare?

Se davvero, gli scienziati, anzi, quei sette scienziati non hanno colpe, dobbiamo capire chi ha lasciato gli aquilani in balia del “mostro”.

Sarebbe arrivato, ma non lo potevano neanche immaginare, perché l'ultimo terremoto quasi non era più nello nostre memorie. C'era il rischio che arrivasse. Chi si è posto il problema? Guido Bertolaso che ha inviato una commisione per “un'operaizone mediatica”, scienziati che in 45 minuti fanno una disamina producendo un verbale bozza, completato e reso definitivo a tragedia avvenuta? Il sindaco, primo tra pari, anche lui cittadino scosso? La regione?

Lo chiedo a Lei che si è scagliato con forza contro la sentenza, paragonandola alla condanna di Galileo, senza aver letto le motivazioni del giudice, ancora non depositate. Ci risponda Ministro, perché a distanza di quasi quattro anni dal sisma, il Paese è vessato da tragedie, e L'Aquila aspetta ancora troppe risposte.

E chiudo dicendo che bene ha fatto la Commissione Grandi Rischi a dimettersi, perché così come ha lavorato a L'Aquila, semplicemente non ha ragione di esistere. La dimostrazione che ciò è vero, è la riforma che ne è stata fatta. Nessuno ce l'ha con gli scienziati, era proprio della loro esperienza, della loro serietà che L'Aquila aveva bisogno, ma qualcuno, cerchiamo di capire chi, ha mescolato le carte.

Grazie signor Ministro, per la chiarezza che vorrà portare alle nostre discussioni.

Barbara Bologna



 


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