Gianni Chiodi (Fi): "Noi grande lavoro per gli abruzzesi, ma invisi dalle corporazioni"

22 Luglio 2014   13:30  

Innanzitutto desidero congratularmi con il Presidente della Giunta Regionale per il risultato elettorale ed augurargli “buon lavoro” nell’interesse della nostra terra.
Per quanto mi riguarda sono profondamente grato a tutti gli abruzzesi per il privilegio e l'onore che mi hanno concesso: quello di essere il loro Presidente per cinque anni e mezzo.
Anni invero durissimi: tra catastrofi naturali, crisi economica, sanità da ricostruire, indebitamento gigantesco. Comunque, quello abbiamo cercato di fare e che in gran parte siamo riusciti a fare, è stato nell'interesse di ogni abruzzese, anche se non nell'interesse di ogni categoria, corporazione e gruppo di pressione.

L’Abruzzo nel 2009 era nel baratro finanziario con la Sanità talmente malmessa da rendere necessario il primo commissariamento mai disposto dal governo italiano (per comprenderne la gravità basti pensare che la sanità siciliana è stata sottoposta ad un piano di rientro, ma non è stata mai commissariata e che la sanità calabrese e quella campana sono state oggetto di commissariamento solo successivamente all’Abruzzo); una regione che era la più indebitata d'Italia, con le tasse regionali più alte, con decine di carrozzoni clientelari, con la sanità pubblica che rischiava di non poter pagare più gli stipendi e con livelli essenziali di assistenza sanitaria assai critici, con la sanità privata senza regole, senza contratti, senza tetti di spesa e senza controlli; con un sistema dei cicli integrati dei rifiuti e dell’acqua entrambi al collasso e molto costosi per i cittadini a causa di gestioni pubbliche scellerate e di impostazioni monopolistiche in uno dei due settori. E come se non bastasse, il devastante terremoto del 6 aprile del 2009 e la crisi economica più grave dal 1929.
Oggi possiamo dire che siamo riusciti a ridare alcune certezze all'Abruzzo, siamo riusciti ad abbassare le tasse, ad erodere molti privilegi - anche quelli dei politici (riducendo i compensi, eliminando i vitalizi, chiudendo le sedi all'estero, riducendo il numero dei consiglieri, dimezzando le auto blu e così via) - a contenere, come non mai, i costi della struttura regionale riducendo il numero dei dirigenti e dei dipendenti, a mettere in liquidazione enti e società che avevano il solo scopo di creare consigli di amministrazione e assunzioni spesso clientelari.
Siamo riusciti soprattutto a risanare i conti della sanità – garantendo così la sopravvivenza del sistema sanitario regionale e della Regione stessa - e nel contempo a elevare il nostro punteggio sulla erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
Presto, prestissimo, il commissariamento avrà fine, basta poco, molto poco per raggiungere il punteggio minimo affinché la nostra regione sia adempiente anche nella erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Direi che dopo l’estate sarà cosa fatta.
Siamo riusciti a ridurre il debito regionale di più di un miliardo di euro e quindi del 30 per cento rispetto a quello lasciatoci in eredità e, grazie a ciò, a liberare risorse ingentissime per i prossimi 5 anni.
Siamo riusciti a mettere in campo politiche del lavoro senza le quali la situazione sarebbe stata molto peggiore.
Siamo stati in grado di approvare un numero di riforme come mai era stato possibile nelle passate legislature: dalle leggi sulla industria a quelle sul sistema dei rifiuti, la riforma della governance degli enti d'ambito idrici e delle Comunità Montane, dalla riforma delle agenzie regionali a quella dei consorzi industriali.
Siamo stati in grado di riformare la legge elettorale togliendo il famigerato 'listino". Per non parlare delle profonde riforme del sistema sanitario e stavamo altresì lavorando alla complessa riforma dei trasporti.
Non crediate però che sia stato facile, lo scontro con le varie “caste” aveva forti rischi per il consenso elettorale.
Lo sapevamo. Ma io sono stato sempre fermamente convinto che un centrodestra che evoca la rivoluzione liberale in campagna elettorale, e si accomoda al banchetto della spesa pubblica in deficit non appena conquista il governo, e una caricatura della sinistra, edulcorata ma sinistra.

Insomma in questi anni siamo riusciti a gettare le basi di un Abruzzo più giusto, oggi però dobbiamo lavorare ad altre priorità.
Sebbene, senza alcun dubbio oggi ci sia una Regione per molti aspetti migliore di quella ereditata nel 2009, sanità compresa, la crisi economica che ha investito l’Occidente e in particolare alcuni Paesi europei ha fatto arretrare l’Abruzzo e tutte le regioni italiane: chiusura di aziende, fallimenti, disoccupazione stanno rendendo difficilissima la vita dei nostri corregionali così come di tutti gli italiani.
Abbiamo tentato di contrastare la crisi economica più grave mai registrata nel nostro Paese. Dico contrastare, non annullare; credetemi non era possibile e non lo è per nessun governo regionale perché l'economia oggi e' globalizzata e non si governa a livello locale.
Quando la crisi passerà per il nostro Paese, così sarà anche per l'Abruzzo. Ma per contrastare il piu possibile le sofferenze generate dalla crisi economica dobbiamo ora concentrare tutti i nostri sforzi sul sostegno alle imprese, concentrare le risorse sempre di più sulle attività produttive, continuare nell'impegno di tutelare le piccole imprese che vivono con grandi affanni. Dobbiamo lottare contro le diseguaglianze che frenano la nostra società e l'economia, che sottraggono risorse. E’ tempo di pensare ad un nuovo modello di welfare che sia più sostenibile e più giusto.
Dobbiamo dire a chi lavora duramente che questa non è più la Regione dei privilegi.
La crisi economica ci ha fatto capire che l’imprenditore è la pietra angolare del nostro sviluppo, della nostra occupazione. Noi abbiamo puntato su ricerca e innovazione, con le Reti di Impresa e i Poli di innovazione abbiamo fatto vera politica industriale e dato sostegni e garanzie, il futuro dipende dal fare azienda in modo innovativo. Per le infrastrutture materiali la nostra programmazione era pronta da tempo: da quelle ferroviarie, alle fondovalli, alle pedemontane, al sistema dei porti, all'aereoporto ai nuovi 5 ospedali.
Ora tocca al governo nazionale fare la sua parte.
Realtà sono invece fondi FAS che nei prossimi anni saranno spesi. Ricordo, tra gli altri, i 77 milioni di euro per migliorare il nostro tasso di depurazione delle acque reflue.
Questa è una emergenza davvero ed è una priorità rispetto a tutto, ne va della qualità delle nostre acque, del nostro ambiente, dei servizi turistici. L'altra sfida che ci attende e' quella della Ricostruzione del nostro capoluogo. Io non mi accodo a quelli che dicono che si è in ritardo.
La ricostruzione inizia con la messa in sicurezza degli edifici, con la normativa, con le progettazioni, con la fase di quantificazione del contributo statale e poi si aprono i cantieri. Oltre 50.000 persone sono rientrate nelle loro case dopo averle riparate e rafforzate in funzione antisismica.
L' università e' viva e vegeta contro tutte le previsioni iniziali, i bambini aquilani vanno, per la prima volta, in scuole sicure.
L'Aquila e' il cantiere più importante d'Europa. Bisognerà vigilare che il governo nazionale continui a stanziare le risorse necessarie e che i Comuni non facciano morire di burocrazie le imprese ed i cittadini.
Il più grave errore politico che da parte nostra imputiamo al Sindaco dell’Aquila è stato sicuramente quello di puntare tutto sulla mediocrità, pensando di accontentare localismi e affidando la ricostruzione a uomini che non avevano mai brillato per capacità e competenza e rifiutando l’ausilio, nella cabina di regia, delle migliori professionalità esistenti al mondo come pure gli era stato offerto nel corso del G8 aquilano.

Cari colleghi vi rivolgo una domanda - che rivolgo anche a me stesso - siamo in grado di sentire la sofferenza dei giovani, delle donne, delle persone anziane, delle famiglie? Lo sentiamo il dolore di un giovane senza lavoro, e delle porte che si chiudono? La percepiamo la solitudine di una coppia di cinquantenni che non può più pagare le rate del mutuo? Avvertiamo la preoccupazione e il dolore dei genitori che non riescono a dare un futuro ai figli? Solo se siamo in grado di condividere questo dolore saremo in grado di essere credibili come classe dirigente politica. Quindi caro Presidente, niente nuovi assessorati o sottosegretariati e figure affini fatti pagare a loro.

Da oggi inizia una nuova legislatura che vede il centrodestra all’opposizione. Personalmente continuerò a servire l’Abruzzo da un altro ruolo e la mia opposizione sarà sì quella di un Presidente emerito" ma sarò, anzi saremo, un baluardo affinché certe pratiche del passato non riemergano.
Come dico spesso citando il primo ministro inglese Margareth Thatcher: “i soldi pubblici non esistono, esistono i soldi dei cittadini”. Se si gestiscono oculatamente, senza cedevolezze a chi a questi soldi aspira per fini particolari, si può ridurre sia il debito che la pressione fiscale ed è questa la lezione che l'Abruzzo lascia al Paese.
Sarà quindi una opposizione propositiva, non demagogica, ma trasparente e ferma nel voler essere opposizione. Il cosiddetto “inciucio”, anche se apparentemente nobilitato da alcune formule lessicali del politichese come ad esempio: “equilibri avanzati” oppure “collaborazione istituzionali” o “larghe intese senza un programma comune”, mi indigna davvero.
Mi procura lo stesso effetto delle promesse pronunciate a trentadue denti durante le campagne elettorali che non potranno mai essere mantenute come, per esempio: l’incremento delle attuali prestazioni sociali che entro breve nessuno invece potrà più assicurare; come ad esempio: la fumisteria dei “ponti verso i Balcani”, oppure il velleitarismo dei grandi investimenti nel sistema dei trasporti ferroviari, nelle infrastrutture “longitudinali e trasversali”, sui porti e sugli aeroporti, mentre sappiamo tutti che le risorse pubbliche sono e saranno drammaticamente calanti per i prossimi dieci anni.
Ma tanto questo non è un problema dei politici politicanti: quando accadrà non saranno più in carica. Si tratta di una "retorica" di una "destra" e di una "sinistra" che non si addice più ai problemi del nostro tempo. Una retorica insomma rivolta all'elettore non al cittadino. Insomma una mancanza di rispetto.
Signor Presidente della Giunta Regionale io non la conosco bene, non ho ancora nulla da obiettarle sul piano dell’azione di governo; il suo programma è - come tutti i programmi elettorali – “politically correct” (ma anche i governi che hanno preceduto il mio presentarono programmi abbastanza neutri e politicamente corretti per poi produrre macerie).
Vedremo i fatti. Vedremo, per esempio, se aumenterà o se ridurrà le tasse ai cittadini abruzzesi; vedremo se si ricomincerà con la meccanica illusoria dell’indebitamento a scapito delle future generazioni di abruzzesi; vedremo se la spesa per la sanità privata riprenderà ad aumentare a scapito di quella pubblica; vedremo se nel settore dei rifiuti si riformeranno “monopoli”; vedremo se esploderanno i costi per la cosiddetta comunicazione istituzionale che noi abbiamo ridotto all’osso; vedremo se saranno tutelati gli interessi di tutti e non quelli di lobbies e poteri forti.
Ci vuole coraggio lo so. Me lo aspetto, lo pretendo.
Se lo farà, se avrà coraggio di rischiare che i poteri forti le si mettano contro, se avrà il coraggio di subire un oscuramento e una delegittimazione giornaliera da parte di televisioni di proprietà di imprenditori del sistema della sanità privata, se farà questo, ebbene avrà la mia collaborazione. E’ questo l’unico “equilibrio avanzato” che ritengo eticamente accettabile.
E sappia anche questo consiglio regionale che sarò pronto a sostenere le azioni della maggioranza quando queste saranno rivolte a sconfiggere coloro che mi piace definire come “anti-abruzzesi”:
- Anti-abruzzese e' chi non vuole prendere atto del mondo che ci circonda e preferisce restare isolato nel proprio passato e difendere privilegi e rendite di potere;
- Anti-abruzzese e' chi persegue i particolarismi ed i campanilismi che rendono poco efficaci i processi decisionali, organizzativi e gestionali;
- Anti-abruzzese e' chi perde tempo a discutere e a rinviare i problemi, chi non si assume la responsabilità di cambiare le cose, di guardare avanti e di agire;
- Anti-abruzzese e' chi non vuole gestire in modo oculato le tasse che pagano i cittadini per fini di consenso elettorale, chi non rispetta le regole, chi scambia la tutela dei privilegi con quella dei diritti;
Da Presidente emerito voglio dire a tutti gli abruzzesi che la crisi finirà, come tutte le crisi, che la Regione sarà più ricca e potrà meglio sostenere le politiche di sviluppo e sociali e quindi chiedo loro di avere speranza.
Il futuro dell'Abruzzo dipende da noi, e - come diceva Karl Popper - noi non dipendiamo da alcuna necessità storica.
Grazie per la vostra attenzione e auguri di buon lavoro al mio successore e a tutti i consiglieri.


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